Behind the smile

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Aitor andò a scuola mettendo le mani in tasca, a testa bassa. Come al solito andò a piedi, nonostante Jordan e Xavier si offrissero sempre di accompagnarlo. Il turchese rifiutava sempre, anche se non spiegava mai il motivo. Effettivamente, neanche Aitor stesso sapeva di preciso perché volesse andare a piedi, ma non si era mai concentrato più di tanto su quell'incognita. Camminava tranquillo, mentre con la mente vagava nel passato. Com'era finito là? Com'era passato da avere una famiglia, a perderla e ritrovarsi in orfanotrofio? E dall'orfanotrofio ad una nuova famiglia? Scosse velocemente la testa, cercando di scacciare quei pensieri. Perché se ci rimurginava troppo, finiva col pensare a quanto facilmente abbia perso i suoi genitori. E finiva col pensare a con quanta altrettanta facilità potrebbe perdere anche i suoi tutori. Aveva davvero paura di questo, e cercava di non pensarci. Quando arrivò a pochi passi da scuola, mise su il suo sorrisetto furbo che nascondeva i suoi pensieri dalla realtà.
«Ciao Aitor!» lo salutò allegramente Arion, avvicinandosi a lui trascinando uno sventurato Victor.
«Ciao Arion, ciao Victor» salutò tranquillo il turchese, mentre assieme ai due entrava a scuola. Andò in classe col castano e si sedette il più lontano possibile dalla cattedra, mentre realizzava di non aver fatto nessun tipo di compito. Deglutì a vuoto ed incrociò le dita. Quante probabilità c'erano che avrebbero interrogato lui, infondo?

Aitor si diresse verso il campo da calcio con un diavolo per capello. Ogni fottuto prof l'aveva interrogato, ed aveva preso una sfilza di insufficienze. E se Jordan si fosse arrabbiato a tal punto da cacciarlo di casa? Scosse forte la testa, non doveva pensarci. Guardò i suoi compagni di squadra, con un sorrisetto per niente rassicurante. Il suo sguardo si era soffermato qualche attimo di più su Gabi, che lo ricambiò con confusione. Poi un palloncino pieno d'acqua arrivò da chissà dove e colpì il ragazzo dagli occhi cielo dritto in faccia. Aitor rise di gusto, prima di scappare via da un più che infuriato Gabriel. Si, il turchese era consapevole che a furia di fargli scherzi avrebbe finito col farsi odiare. Ma aveva bisogno delle sue attenzioni, e questo era l'unico modo che conosceva per averle. Dopo un rimprovero dell'allenatore Evans e dopo che Gabi si fu asciugato, iniziarono ad allenarsi.

Dopo gli allenamenti, negli spoiatoi, Riccardo e Gabi richiamarono l'attenzione di tutti. Il rosa sembrava il più nervoso tra i due.
«Ragazzi... Io e Gabi volevamo dirvi che ci siamo fidanzati»
Uno strano ronzio entrò nelle orecchie di Aitor, impedendogli di sentire il resto. Si sentì sbiancare e la nausea salirgli, mentre qualcosa dentro di lui si spezzava e un dolore lacinante lo colpì alla testa. Non capì nulla per un tempo a lui indeterminato, ma venne riportato alla realtà da un "grazie" di Gabi. Probabilmente aveva biascicato un "congratulazioni" piatto, guadagnandosi giusto un paio di occhiate sorprese dalla mancanza di battutine sarcastiche. Dopo altri pochi attimi, salutò tutti e si avviò come se niente fosse. Ma non appena fu fuori si nascose in un vicoletto e vomitò l'anima. Dopo aver finito, decise di chiamare Jordan invece che tornarsene a piedi. Ignorò la possibilità che qualcuno vide l'ex giocatore dell'Inazuma. Ignorò le domande che in quel caso sarebbero sorte. Ignorò tutto. In poco tempo il verde fu lì. Uscì dall'auto e osservò il più piccolo con preoccupazione.
«Aitor, tutto bene? Te ne torni sempre a piedi, è successo qualcosa?» chiese col suo tono dolce, ma non ricevette risposta. Aitor entrò in macchina e, dopo un sospiro, anche Jordan tornò dentro per poi partire. Dopo però neanche metà tragitto, il turchese fece cenno al tutore di fermarsi e scese dall'auto tornando a vomitare. Il verde si precipitò fuori preoccupandosi di tenergli i capelli per non farlo sporcare e gli mise una mano sulla fronte. Non aveva febbre, anzi era addirittura freddo. Dopo il rigetto, Aitor si pulì con un fazzoletto offertogli da Jordan e risalì in macchina con lui.
«Aitor, davvero, è successo qualcosa?» chiese nuovamente il tutore, ma ottenne di nuovo silenzio in risposta. A ormai poca distanza da casa, Aitor parlò.
«Ieri non ho fatto i compiti ed ho preso 7 insufficienze...» ammise a testa bassa. Si aspettava di venir sgridato, di essere messo in punizione. Invece, nonostante vivesse con il verde da ormai un paio d'anni, la sua reazione lo stupì.
«Che ne dici se stasera dopo cena facciamo i compiti insieme? Così domani non sarai nuovamente impreparato»
«Si... Va bene...»
«Non è questo il motivo per cui stai così male, vero?»
«...»

Arrivati a casa, Jordan andò a cucinare dopo aver spiegato a Xavier cos'era successo durante il tragitto. Ora toccava al rosso provare a far parlare il turchese.

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