CAPITOLO 8

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Villa King si animava presto ogni mattina. Un vociare felice e giocoso riempiva le mura e subito c'era un gran movimento.

David aveva ormai gettato la spugna. Il suo ideale di quiete e decoro non sarebbe mai esistito. Non con Arthur King e le sue leonesse.

Il veresh si stropicciò stancamente il viso e dopo l'ennesima raccomandazione abbandonò le giovani femmine alla loro colazione, andando verso le stanze del proprio Erus per la consueta sveglia mattutina.

Nel frattempo, c'era un gran fermento attorno ai fornelli.

«Le frittelle le faccio io.» Erin afferrò un mestolino e il composto, sorpassando Linnette che stava preparando dei gustosi sandwich.

Avevano già fatto il bacon e le uova strapazzate, nell'aria si respirava un invitante odore di cibo appena preparato. Phoebe stava impilando i biscotti ancora fumanti mentre Cearra tagliava le torte che aveva appena sfornato.

«Sicura? L'ultima volta hai bruciato tutto.» Naomi osservò i movimenti dell'altra leonessa con un pizzico di divertimento: Erin era la più negata ai fornelli, ma versare un composto in una pentola le era sempre riuscito abbastanza bene. Tranne una volta, che aveva rischiato di dare fuoco all'intera cucina. Da quel giorno non passava occasione che le ragazze la punzecchiassero.

Tra loro, in realtà, erano molto frequenti questi battibecchi da ragazzine. Si divertivano, questo era l'importante.

«Ehi, che stronza! Ancora con quella storia! Quella volta mi ero un attimo distratta! Eddai... lo sapete che di solito mi vengono buone.» Infilò il mestolo nella scodella iniziando a girare e dopo aver raccolto una porzione la fece colare nella pentola.

Il composto sfrigolò rumorosamente e nell'aria si levò un profumo dolce e invitante.

Dakota si allungò verso lo scaffale dei piatti e afferrando una pila di bicchieri iniziò a riempirli di spremuta appena preparata. «Ragazze, qualcuna ha svegliato Vell?»

Hazel si curvò sulla macchinetta del caffè e tolse l'ennesimo cappuccino pronto da sotto il getto. Si girò posandolo su un vassoio insieme ad altri. «Le ho bussato e ha risposto che scendeva.» Si voltò verso la mensola con le spezie e allungò una mano per prendere la zuccheriera, la sfiorò soltanto con i polpastrelli. Allora intestardita si mise sulle punte ma le dita non arrivarono abbastanza in alto per far presa sicura. Alle sue spalle Naomi l'afferrò al posto suo e gliela consegnò subito dopo.

«Grazie» borbottò Hazel, stringendola tra le mani.

«Merito un premio.»

Sulle labbra di Hazel balenò un rapido e imbarazzato sorriso prima di posare la zuccheriera, afferrare Naomi per il colletto della camicia e tirarla giù, verso di lei. Le loro labbra si sfiorarono prima piano, delicatamente, poi il desiderio sovrastò la gentilezza e Naomi incastrò il corpo dell'altra contro il proprio.

Quelle labbra, quei respiri, quelle mani a carezzare i visi e a nascondersi nei capelli non fecero altro che aumentare i loro battiti, i loro ansimi. I loro corpi si sciolsero come neve al sole, l'uno contro l'altra, avvinghiate in una stretta fatta di desiderio, amore e un pizzico di giocosità. Le bestie rotolarono sotto pelle, sfuggendo dai loro corpi sotto forma di docili fusa.

Lei dita di Hazel sottolinearono ogni dettagli del viso di Naomi, mentre stretta tra quel palmi prendeva un attimo di fiato per poi cadere ancora giù, contro quelle labbra. L'altra mugolò ancora, come un gatto che fa le fusa, chiuse gli occhi e schiuse la bocca lasciando che la lingua della compagna toccasse ogni parte di lei, la prendesse e facesse sua. Si ansimarono bocca a bocca, stringendosi fino a schiacciarsi i seni. Solo quando si staccarono poterono nuovamente tornare a respirare.

ARTIGLI - BACIO INATTESODove le storie prendono vita. Scoprilo ora