CAPITOLO 10

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Era la quinta volta che Arthur tentava di farsi il nodo alla cravatta. Non era mai stato bravo per quelle cose.

«Dannazione! Sono in ritardo! E non riesco a farmi questo cazzo di nodo.» Sbatté le mani sul lavabo con ancora la fascetta di tessuto arrotolata attorno alle dita e chinando la testa grugnì. I boccoli gli ricaddero sul viso e li scostò con uno sbuffò.

Dietro di lui Linnette sghignazzò, cingendolo per la vita e posandogli un fugace bacio sul collo. «Su, dà qua.» Gli sfilò la cravatta dalle mani e lo fece voltare. «Non puoi essere bravo in tutto, no? Qualche pecca dovrai pur averla anche te.»

Arthur sorrise e si lasciò sistemare arrossendo leggermente. «Bé, almeno per questo volevo essere autosufficiente» borbottò, chiudendosi i polsini della camicia.

Linnette si allungò rubandogli un delicato bacio a stampo. «Almeno su questo non esserlo.»

Per le leonesse era un piacere aiutare il proprio King anche nelle piccole cose. Amavano ogni cosa di lui, in particolare i suoi difetti. Soprattutto quando si trattava di simili piccolezze che lo rendevano in qualche modo ancor più adorabile di quanto già non fosse.

«Ecco fatto.»

Le braccia di Arthur circondarono Linnette, attirandola a sé in una stretta densa di potere. Affondò il viso nell'incavo del suo collo e respirando il suo profumo ruggì sommessamente. «Non so che farei senza di voi.»

«Probabilmente saresti morto» ironizzò la giovane, facendolo sorridere.

Tenendole bloccato il viso con due dita, Arthur le disegnò una scia di baci lungo il collo, risalendo il mento e catturando con le proprie labbra quelle della leonessa che subito si arrese con un gemito.

Era impossibile resistergli, Arthur riusciva a estorcere baci con la facilità con cui si chiede l'ora a un passante. Gli veniva naturale, era predisposto alla seduzione. Nessuna leonessa era impassibile di fronte alla sua presenza, un po' per via della sua bellezza e un po' grazie all'ingente potere che il suo corpo trasudava, come dense nubi di vapore che dalla sua pelle si estendevano fino a toccarle intimamente.

«Ho un colloquio tra pochi minuti» mugolò lui, aprendole la bocca con urgenza. La lingua affondò dentro di lei, si intrecciò alla sua, giocò a darle piacere e a sfuggire dal suo tocco. Si divertiva a stuzzicarle, a eccitarle e poi lasciarsi rincorrere. A donare quel poco di piacere che accendesse in loro tanto desiderio quanto basta per farle bramare di più. Ancora di più.

Linnette resistette all'impulso di morderlo poi sopraffatta gli afferrò la lingua con i denti, succhiandola. Arthur ruggì ancora, lasciando scivolare le mani sul corpo della giovane.

«Forse dovresti andare» bisbigliò lei, aggrappandosi alla sua schiena e inarcandosi contro il suo corpo.

Arthur fece un passo indietro, colpendo il lavabo. «Fo - forse» ansimò.

Una bussata decisa spezzò quello scambio d'effusioni. Linnette si staccò dalle labbra del King riprendendo fiato e si voltò verso David che si era fermato sulla soglia del bagno. Imbarazzata distolse subito lo sguardo.

«Signore, sono arrivati i Selax.»

Il suo primo appuntamento era appena arrivato. Un nuovo branco di mannari che chiedeva un trasferimento in Michigan. Squali, per la precisione. Non ne aveva mai visti prima d'ora e doveva ammettere di sentirsi piuttosto elettrizzato.

Arthur si staccò dal lavello sistemandosi la camicia, stampò un bacio a Linnette e si fiondò con una certa fretta in corridoio. David lo tallonò, con stretta al petto la fedele agenda.

ARTIGLI - BACIO INATTESODove le storie prendono vita. Scoprilo ora