CAPITOLO 22

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Il sorriso di Blake restava tenacemente inchiodato su quel viso freddo e impassibile. Sembrava qualcosa di anomalo posato lì per puro caso, in totale contrasto con la postura rigida, lo sguardo distaccato e la trasudante atmosfera austera.

Era chiaro che fosse uno di quei sorrisi di circostanza, tenuto lì per convenienza e null'altro.

Forse Blake aveva voglia di restare a quella festa tanto quanto loro.

Anche Arthur sorrise. Un sorriso cordiale ma vuoto, dello stesso spessore di quello di Blake. Assomigliava molto a un silenzioso vaffanculo pronto per essere scambiato con una stretta di mano.

Matthias oscillò da un piede all'altro, roteando svogliatamente lo champagne dentro il flute. Approfittò del passaggio di un cameriere per svuotare in un sorso il bicchiere e posarglielo sul vassoio. «Mi spiace molto disturbarvi» disse, accentuando il sorriso ipocrita che si tese fino a increspare gli angoli della bocca.

Sfilando la mano che teneva in tasca la allungò verso Arthur che subito gliela strinse senza esitazione anche se in cuor suo avrebbe preferito non farlo.

Non era la prima volta che lui e Blake si stringevano la mano e, ogni volta, sentiva risalirgli lungo quella stretta una miriade di brevi scosse che terminavano alla base della nuca, per poi scivolare giù in un brivido gelido in grado di bloccarlo sul posto.

Si lasciarono la presa un attimo dopo e il King dovette usare ogni briciolo di autocontrollo per non ripulirsi il palmo contro i pantaloni.

Quando però Matthias sporse la mano verso Vell ad Arthur venne un tuffo al cuore. Si sentì stringere lo stomaco come se gli aggrovigliassero le budella e non poté fare a meno di assistere la scena affilando lo sguardo.

Vell gli lanciò brevemente un'occhiata, in cerca di una muta conferma e non appena Arthur fece un cenno d'assenso con il capo, allungò a sua volta la mano e strinse quella di Blake. Il contatto di pelle contro pelle le tolse il respiro, stritolandoglielo in gola come due mani in grado di soffocarla. Mentalmente ringraziò di essere seduta, le tremavano perfino le gambe.

Non sapeva con certezza il motivo di quella reazione. Le sembrava quasi che il suo stesso corpo rigettasse quel contatto.

«Matthias Blake, piacere.»

«Ve – Vell Brass» farfugliò lei, solo dopo aver preso una grossa boccata d'aria. Aveva bisogno di sciogliere quella stretta, subito.

Ma Matthias non aveva alcuna intenzione di lasciarla. Non subito per lo meno. La guardò intensamente, corrucciando la fronte e inclinando il capo. «Mi sembra di averla già vista da qualche parte ma... non ricordo dove.»

Arthur irrigidì la schiena e serrò la mano a pugno. Avrebbe voluto prendere Vell e strapparla lontano da lui. Non era gelosia o istinto di possesso, il suo. Più stava a contatto con Blake, più registrava in lui una minaccia. Diciamo che era più paragonabile all'istinto di sopravvivenza, come se nel proprio cervello fosse improvvisamente scattato un allarme di pericolo.

Eppure Blake era umano.

Eppure quella spiacevole sensazione non svaniva.

Cercò comunque di rilassarsi, espirò piano e distese le dita sul tavolino.

Vell cercò di non fare smorfie e fece un sorriso intimidito. «Fo – forse mi ha visto su qualche rivista... sono una modella.»

Gli occhi di Blake si illuminarono giusto un attimo, come se alla mente gli fosse giunta qualche inaspettata illuminazione. «Oh, sì... ma certo. Ora ricordo, ricordo tutto.» Lasciò la presa e la tensione sembrò allentarsi.

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