CAPITOLO 16

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Vell si rigirò nel letto per la milionesima volta e grugnendo si mise a sedere. Sbattendo le mani sulle coperte si passò con una certa stizza le mani nei capelli per districarne i nodi, era madida di sudore.

Quella notte non era riuscita a prendere sonno. Nemmeno per un minuto.

Dopo il litigio con Bröna e quello che era successo con le ragazze e Arthur il suo cervello non aveva smesso di pensare nemmeno un secondo. Le parole di Bröna continuavano a tormentarla e, forse, a buona ragione.

Era triste doverlo ammettere ma nelle sue scelte avventate non aveva pensato a null'altro se non a se stessa. Scappare da Marius era stata la sua priorità assoluta. Fuggire da quella vita di stenti e botte l'aveva resa indifferente a tutto ciò che la circondava. Prima di tutti ora c'era lei.

E se inizialmente questo suo pensare così egoisticamente, almeno una volta nella vita, non l'aveva fatta sentire per nulla in colpa; ora si rendeva conto che forse aveva fatto male i calcoli.

Aveva mosso le sue pretese verso Arthur King credendo che non le avrebbe accettate. Il solo fatto che fosse sceso a compromessi l'aveva in qualche modo destabilizzata. In fondo, era convinta che non l'avrebbe nemmeno voluta incontrare. E invece, le cose erano andate molto diversamente dai suoi piani.

Entrare in quell'harem era stata la scelta più azzardata e fortunata che le fosse mai capitata in una vita intera. Pochi giorni lì e aveva compreso molte cose del proprio mondo, una fra tante: non necessariamente le leonesse erano inferiori al proprio Erus.

Quando era stata istruita, da piccola, i suoi genitore gliel'avevano detto. Eppure una volta entrata nella villa di Marius questa certezza si era andata affievolendo e, infine, era stata soppiantata dal terrore.

Entrare a far parte di un nuovo harem era stato tutto un espediente per fuggire dal suo passato, tagliere i ponti con il vecchio King e ricominciare. L'idea era quella di restare lì quanto basta per rimettersi in sesto e poi sparire di nuovo. Non aveva messo in conto che si sarebbe affezionata alle ragazze, che avrebbe guardato il nuovo King con pensieri che mai avrebbe creduto potessero dominare la sua mente.

No. Non aveva messo minimamente in conto che Arthur King stravolgesse tanto i suoi piani, che con le sue negazioni la facesse pentire di quelle regole da lei stessa richieste e imposte.

Era sconvolta. E confusa.

Sapeva solo che ora, le era difficile andarsene, mollare tutto così, dall'oggi al domani. Al contempo, però, era terrorizzata per Marius; perché sapeva che sarebbe arrivato... e nei modi peggiori, come solo lui sapeva fare.

Si alzò dal letto di scatto, andando davanti allo specchio. I capelli biondi le ricadevano sulle spalle scompostamente, scendendo fino a metà schiena. In quelle iridi azzurro acceso non c'era più la paura di essere sorpresa alzata nel cuore della notte e trascinata nelle stanze padronali per essere presa a forza. O meglio, la paura era sempre lì, nascosta e assopita, in attesa dell'inevitabile. Si era solo presa un attimo di riposo, anche se stava sempre con l'orecchio teso, pronta per tornarle a lampeggiare nello sguardo.

Cosa che più la stupiva però erano le sue forme. In poco tempo, mangiando con cura, aveva preso qualche chilo che aveva cancellato quell'immagine di donna malata che l'aveva sempre contraddistinta anche sui set fotografici. Le ossa sporgenti si erano un po' ammorbidite sotto quei chili, la pelle aveva ripreso colore e cosa ancor più eccezionale: non aveva lividi.

Dentro quella vestaglia che le arrivava a metà coscia sembrava in tutto e per tutto una donna normale, sana, in forza, felice.

Bé, forse il termine "felice" era ancora molto lontano dal suo vocabolario, ma questa attuale situazione era quanto di più vicino alla felicità.

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