CAPITOLO 9

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Dakota lisciò con le dita la superficie della scrivania di Arthur. Aveva portato Vell lontano da tutte le ragazze perché preferiva parlarle di Bröna a quattrocchi, senza interruzioni o interventi che le avrebbero potuto far fraintendere di più la situazione già di per sé delicata. Quindi si erano chiuse nello studio di Arthur visto che lui era fuori.

«Questo è lo studio del vostro King?» Vell non toccò niente, tenne le braccia lungo i fianchi badando bene a non sfiorare nulla, nemmeno accidentalmente.

«Sì, esatto.» Dakota continuava a darle le spalle, giocando con alcune penne e infine con il tagliacarte. Era un po' come se si fosse chiusa in una bolla, concentrata sul modo meno brutale per raccontarle del rapporto tra Bröna e Arthur.

Vell rabbrividì. «E... e possiamo stare qui?» Marius per una intromissione simile avrebbe fatto il finimondo. Ci sarebbe stata una punizione esemplare che nessuna avrebbe mai più dimenticato. Una volta a una leonessa ruppe un polso solo per aver osato bussare.

«Ma certo.» Dakota si voltò posando il tagliacarte e sorrise distrattamente, ancora immersa nelle sue preoccupazioni. «Arthur non ha stanze in cui non possiamo entrare. Siamo libere di muoverci per la villa come meglio crediamo.»

Quella libertà a Vell sembrò un regalo speciale, un evento straordinario. La condivisione degli spazi non era una concessione che il King del Kansas permetteva con tanta leggerezza. Lei e le altre leonesse avevano forti restrizioni. C'erano stanze chiuse alla loro presenza e altre in cui potevano entrare solo su invito od ordine.

Nemmeno la camera da letto era tanto slegata da queste regole. Vi potevano entrare solo se Marius lo voleva e solo per soddisfarlo. Dopo, se ne dovevano andare. Subito. Subito finito l'amplesso.

Il ricordo la riempì d'amarezza e disgusto. In un gesto sbrigativo si passò le mani sulle braccia e scosse il capo cercando di scrollarsi di dosso quelle sensazioni spregevoli.

Pensare a Marius la rendeva sporca, la faceva sentire lercia.

Dakota camminò lungo la stanza, con passo elegante e femminile. Era bello osservarla, aveva modi di fare armoniosi che coinvolgevano gli occhi e il cuore, sapeva rapirti con un sorriso ma soprattutto riusciva a toccarti l'anima con le sue parole. Vell non aveva mai incontrato donna tanto piacevole in vita sua e non poteva fare a meno di ammirarla, sperando un giorno di riuscire a darle quella fiducia che tanto aveva negato a tutti. Aveva sempre desiderato farsi un'amica. «Scusa se ti ho portato qui... ma volevo parlarti di Bröna da sola, senza le ragazze.» Raggiunse la finestra e scostando le tende guardò fuori, verso il giardino. «Lei è un caso... uhm, diciamo... particolare.»

Vell restò ferma, in piedi, ancora con le braccia lungo i fianchi, ancora intimorita a muoversi per la stanza. «È anche lei una leonessa dell'harem?»

«Sì. Lo è.» Dakota sollevò la mano, la posò sulla lastra di vetro e sospirò. Lo sguardo sembrò spegnersi di fronte a un ricordo silenzioso che le passò sul viso come un'ombra scura. «È l'unica che ha votato contro la tua presenza in questa villa.»

«Votato? In che senso?»

L'altra si voltò a darle una fugace occhiata, un sorriso veloce e gentile. Un sorriso da mamma. «Devi sapere che la tua permanenza nella villa è stata scelta di comune accordo tra tutti noi. Arthur dopo la tua chiamata ci ha radunato e spiegato la situazione... aveva già intuito quale sarebbe stata la tua richiesta e così, ci ha chiesto un parere e ci ha chiesto il permesso di farti entrare nell'harem nel caso tu lo avessi richiesto.»

Quella rivelazione fu una sorpresa troppo grossa per la leonessa. Gli occhi di Vell si allargarono come pozze, sgranati e pieni di stupore. Un fremito le partì lungo la schiena, scendendo in picchiata verso le gambe che le iniziarono a tremare come gelatina. Fu costretta ad appoggiarsi alla scrivania per non trovarsi carponi. «Voi... voi avete – avete deciso?» Non riusciva nemmeno a dirlo.

ARTIGLI - BACIO INATTESODove le storie prendono vita. Scoprilo ora