Capitolo 11

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-Stiles?-

-Sì, Sourwolf?-

-Non credi sia ora di parlare?-

-Parlare? Ti lamenti sempre che chiacchiero troppo -e poi questo non mi sembra il momento adatto-, però se proprio ci tieni… mio padre è caduto la settimana scorsa. Melissa si è occupata di lui tutto il tempo. Credo ci sia del tenero fra quei due, tu che dici?-

Derek si fece forza con il braccio per potersi sporgere oltre la spalla del ragazzo e guardarlo in volto. L’altro si girò leggermente verso di lui, i raggi della luna che lo illuminavano parzialmente.

-Sul serio? Qui, ora, con me, tu ti metti a parlare di tuo padre?-

Stiles alzò le spalle. -Abbiamo appurato che parlare non sia opportuno, allora. Torno a dormire.-

Il mannaro alzò un sopracciglio, sorpreso dal modo in cui quel ragazzino avesse sviato l’argomento e dal fatto che, adesso, quello stesso ragazzino si fosse accoccolato contro la sua schiena come se non avesse detto nulla. No, così non andava bene.

-Stiles.-

-Stiles non è al momento raggiungibile. Lasciare un messaggio dopo il beep.-

-Stiles.- Derek aveva sempre la capacità di riuscire a far apparire terrificante qualsiasi cosa dicesse. Quel nome poteva essere spaventoso per chiunque, ma non per il diretto interessato.

-Ho detto dopo il beep, Sourwolf. Tu hai sentito qualche beep? Beh, io no, quindi torna a dormiree.- si lamentò ad occhi chiusi.

-Non mi importa di nessun beep, Stiles. Mi importa di te. Ora noi parliamo. Non si discute.-

Il licantropo, dopo qualche protesta del ragazzo, era riuscito a girarlo a pancia in su e ora lo osservava in attesta. -È ridicolo, Sourwolf. Tu non parli, io non ho niente da dire…-

-Oh, eccome se hai qualcosa da dire, tu. Parla, Stiles.- ringhiò interrompendolo prima che si potesse perdere nel mare di parole dell’altro. Quello gli lanciò un’occhiata supplice. Sembra così piccolo, pensò osservando i suoi occhi farsi lucidi. Derek gli strinse la mano, cercando di fargli forza e al contempo dimostrandogli che lui non lo lasciava, che era lì.

Stiles si fissò ad osservare il soffitto, una lacrima gli scese lenta lungo la sua guancia. A quella vista, a Derek si strinse il cuore. Il ragazzo però l’asciugò in fretta con il dorso della mano. -Cosa devo dirti, Derek? Che ho ucciso una persona? O che ogni giorno che tu seguitavi a rimanere incosciente una parte di me moriva? Devo parlarti di quante responsabilità io senta? Di quanto mi stiano tormentando? Che non credo di riuscire a reggere ancora a lungo? Che ero terrorizzato di perdere quello per cui mi spingevo a vivere ogni giorno? Devo dirti questo, Derek?-

L’Hale aveva mantenuto il respiro fino a quel momento. Stiles aveva sofferto e continuava a soffrire. Da solo. -Stiles…-

-Cosa, Derek? Solo raccontandoti queste cose mi sento male. Perché tu ti senti in colpa e non importa quante volte ti dirò che tu non c’entri, tu continuerai. L’ultima cosa che mi manca in questo momento è aggiungere qualcosa alla tua lista di sensi di colpa, Derek. Perché per quanto tu possa stare male, non sei tu che ti vedi ogni giorno smettere all’improvviso di parlare o anche solo di sorridere. Non sei tu che ti senti morire dentro perché sei impotente davanti al tuo dolore. No. Sono io. E non ti permetterò di avere un motivo in più per soffrire. Perché tu sei un cavolo di lupo masochista, ecco perché!-

Stiles prese fiato. Si era sfogato e non ricordava da quanto non lo facesse. Temeva solo che Derek potesse non aver sentito niente del suo discorso, soffermandosi solo sul fatto che fosse colpa sua.

Mamma Alpha | SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora