Capitolo 13: Libertà

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-Stiles?-

Derek gli si era avvicinato. Aveva lanciato poco prima un'occhiataccia al resto del branco che si era mosso in direzione dell'umano. Cos'era tutto quell'affetto improvviso? Il suo Compagno era lui: spettava a lui accertarsi che stesse bene.

L'Hale lo abbracciò per i fianchi da dietro, facendo aderire la schiena del ragazzo al suo petto. Lo voleva far sentire protetto, come mai era stato veramente.

-Io non volevo forzarlo, Der. Non voglio. Ero solo arrabbiato e ora... ora l'ho perso.- balbettò fra i singhiozzi.

-Non l'hai perso, Stiles. Tu e Scott siete fratelli, giusto? Non lo dici sempre anche tu? Vedrai che si risolverà tutto.- gli sussurrò, lo sguardo preoccupato. Se Stiles stava male, se il suo Sole stava male, allora lui non si sentiva da meno.

-St-Stiles?- lo chiamò Isaac, lanciando un'occhiata nella direzione di Derek. Aspettò che l'uomo facesse un passo indietro e gli desse il permesso con un cenno del capo, prima di avvicinarsi al ragazzo. -Per quanto possa valere, per me non sei uno stupido umano.-

Stiles alzò impercettibilmente il capo, le lacrime che gli rigavano il volto, e lo guardò attentamente. -Sei riuscito a proteggerci, invece.-

-E lo fai tutti i giorni.- aggiunse Lydia guardandolo incoraggiante.

-Vedrai che con Scott si sistemerà tutto. Ci parlerò io.- lo rassicurò Allison con un sorriso.

-McCall ha fatto solo la prima donna. Appena si renderà conto della cazz...-

-Jackson!-

-Cosa c'è? Che ho detto?-

Lydia chiuse gli occhi ed espirò profondamente. -È meglio che andiamo.- annunciò trascinandosi dietro il biondo, perplesso: Se lo prendo in giro, si arrabbiano. Se provo a dire qualcosa di carino, si arrabbiano. Ma cosa cavolo devo fare, io? Lydia si voltò poco prima di uscire per guardare Stiles e sorridergli.

-Sistemerai le cose, Stiles. Solo tu puoi farlo.- gli mormorò Malia, mentre nel frattempo anche gli altri si preparavano per andare.

Il ragazzo stava per ribattere, quando si sentì Lydia urlare dal pianerottolo: -Ma ti pare il modo di parlare, quello?-

-Ma cos'ho detto?-

-Cos'hai detto? Cos'hai detto?! Ma io ti picchio!-

-E io ti cred- Ahi! Lydia, smettila. Così mi fai male...-

Stiles si lasciò andare ad un sorriso, se pur con vita breve. -Grazie, ragazzi.-

Quelli annuirono e gli sorrisero incoraggianti. Quando Stiles e Derek rimasero soli, il maggiore lo prese in braccio e lo portò in camera. Lo appoggiò sul letto e lo coprì con le lenzuola, seguendolo subito dopo. Il lupo lo abbracciò da dietro, premendo il proprio naso sul collo dell'umano.

Tristezza. Troppa tristezza. Derek odiava quell'odore. Era quello che emanava sempre lui. Non Stiles. Stiles era piccolo, innocente. Stiles non si meritava alcun tipo di dolore. Stiles era quello che si preoccupava sempre per tutti, che preferiva mettere da parte i suoi successi per il bene comune, pensò, riportando alla mente quel pomeriggio in cui, per non turbare il branco, si era arreso.

Cavolo, questo era il suo Stiles! E il suo Stiles, il suo Sole, non poteva emanare tristezza. La tristezza era dolore e quel ragazzino era vita, sorrisi, risate, affetto, amore. Non rimpianti e sensi di colpa: quello era lui. Ma se il suo Compagno adesso stava provando le sue quotidiane emozioni, c'era solo una cosa da poter fare. L'unica che Derek aveva sempre voluto sentirsi dire e l'unica che il suo Compagno gli ripeteva ogni giorno.

Mamma Alpha | SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora