Quarto capitolo - La città dell'amore

199 22 16
                                    

Guardò distrattamente l'orologio in basso al display del suo portatile, e si rese conto che era quasi ora di uscire. Prima di uscire dalla stanza, osservò lo specchio, che le restituì la sua immagine assonata. Passò un filo di lucidalabbra color pesca, sperando che le desse un'aria più carina. Dopo che William era andato via quella sera da casa sua, era crollata ai piedi del letto distesa sulla borsa, ma aveva continuato a svegliarsi di continuo, così aveva deciso di lasciar perdere il sonno e di mettersi al computer a scrivere. Si sentiva libera quando lo faceva ed era come alienarsi da tutto e tutti, nel suo mondo personale. 

Era riuscita a scrivere più di ottanta pagine, di una storia che le era nata leggendo un articolo sul Venezuela. Alla fine aveva finito per cedere comunque al sonno ritrovandosi alle sette del mattino con la sveglia che le suonava nell'orecchio e la faccia sui tasti della tastiera. 

Mentre era immersa nella doccia aveva riflettuto su come sarebbero stati quei sei giorni a Parigi. 

E fece lo stesso anche mentre usciva di casa, prendeva la metro e faceva il suo ingresso nell'enorme edificio di acciaio. 

Più si avvicinava al ufficio e più pensava a come una persona che aveva scritto il suo libro preferito, la persona a cui aveva invidiato fama, carriera, potesse essere così fredda e distaccata. Si rifiutava di credere che quell'uomo fosse così. Non voleva credere che l'idea che si era fatta di lui fosse così sbagliata. 

<<Buongiorno!>> disse entrando nell'ufficio. Respirò l'odore di cancelleria che caratterizzava quella stanza che condivideva con Andy. 

<<Buongiorno anche a te.>> le rispose la ragazza <<Devo dedurre che tu abbia deciso di partire con lui per Parigi.>> 

<<Come fai...>> 

<<So tutto quello che succede in questo ufficio Emma. E poi ieri mi ha chiamato in piena notte per raccontarmi ciò che ti aveva detto e se potevo dargli il tuo indirizzo.>>

"Quindi non aveva ritrovato il suo indirizzo nell'agenda di Andy, l'aveva chiamata apposta per farselo dare "  pensò Emma. Forse davvero non doveva essere così cattivo come voleva dar a vedere... 

<<Beh, sì. Ho deciso di partire. Ma è stata mia madre a convincermi, di certo non il suo gesto.>> mentì. 

<<Va bene, farò finta di crederti.>> le rispose l'altra ridacchiando, poi aggiunse <<Comunque ti sta aspettando nel suo ufficio. E se fossi in te mi sbrigherei ad andare.>> 

Senza neanche togliersi il cappotto e posare la borsa, Emma deviò, e invece di accomodarsi alla sua scrivania, si incamminò nel corridoio verso l'ufficio di William. 

Aprì la porta di scatto, senza pensarci neanche un attimo, e lui era lì. Se ne stava seduto alla sua scrivania con gli occhi puntati sulla porta, come se si aspettasse che lei da un momento all'altro entrasse. 

<<Ciao Emma.>> le disse, con quella sua voce profonda. 

<<Buongiorno William.>> rispose lei, cercando di non dargli a vedere che effetto le facesse quel suo modo di parlare. Era come se riuscisse ad incatenarla al pavimento e ad impedirle di non ascoltarlo. 

<<Ti ho chiesto di venire per darti i dettagli sul nostro viaggio a Parigi, e per informarti su quali saranno i tuoi compiti.>> le fece segno con la mano, per invitarla ad accomodarsi sulla sedia davanti a lui. 

Fece dei piccoli e lenti passi e si accomodò, davanti a lui, senza incrociare il suo sguardo. 

William notò che stava cercando di evitare i suoi occhi e scosse semplicemente la testa <<Il tuo volo partirà alle otto di sera, questa domenica. Una volta arrivata a De Gaulle, Tiberius ti verrà a prendere e ti condurrà in Hotel. Durante quella giornata avrai tutto il tempo a disposizione per confermare e programmare i miei incontri.>> 

Emma - La ragazza dagli occhi feliciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora