love hiddend in the shadwos

1 0 0
                                    

Il sole mi accecò costringendomi ad alzarmi. Controllai l'orario: 7.30 del mattino.
Odiavo svegliarmi presto, e, diciamocelo, ero una pigrona di prima categoria.
Mi stiracchiai e mi misi a sedere.
Avevo fatto un sogno stranissimo: avevo sognati che Trevor era mio fratello e che i miei genitori, dopo avermi dato via, avevano deciso di adottare un'altra figlio, Trevor, per "colmare", dicevano loro, il vuoto che avevano dentro, così si erano spacciati i genitori di un ingenuo ragazzo.
Mi strofinai gli occhi e mi osservai intorno: pavimento beije con colonne in avorio sorreggevano una scalinata grande come quella di una principessa mentre il sole del mettono entrava oltre le finestre azzurrine. In quel momento capii: non ero in camera mia, ma a casa, e non era stato un sogno...tutto quello che avevo visto e fatto era, purtroppo, reale.
Delle risate provenivano dalla cucina, la stessa dalla quale veniva un dolce odorino di wafle e sciroppo d'acero...la colazione preferita di mia madre.
Mi alzai assonnata e mi avvisi in cucina.
Appena entrai le risate e sorrisi si spensero subito.
Mi sedetti e mangiai a testa bassa. C'era un silenzio assordante, proprio come la prima volta che ero entrata li, con l'unica differenza che questa volta era la TV e dare un po di vita, anche se portava cattive notizie: "i Signori Gordhon son molto preoccupati per la scomparso della loro figliastra, non che 'Psicopatica della città della ombre',/Elizabeth Darren. Per questo hanno denunciato la sua scomparsa alla polizia che sta setacciando tutta la città per ritrovarla. Si presume che la 'Psicopatica' sia scappata di casa e uscita di nascosto dalla finestra tramite una corda, quindi si presume che..." il giornalista smise di parlare perché mio padre spense la TV esasperato.
In quel momento arrivò Trevor: :-buongiorno-: augurò a tutti e noi ricambiammo, poi si avvicinò a me e mi diede un amorevole bacetto fraterno sulla guancia che mi fece leggermente arrossire.
:-allora pronta per la scuola?-: mi chiese mentre si gustava la sua colazione.
Io stavo per rispondergli di si,anche se non avevo per niente voglia di ritornare lì dentro dopo quello che era successo, ma lo fece mia madre al posto mio: :-NOOO-: Trevor la guardò male come la sera prima.
:-no, perché...-: si giustificò mio padre :-...tua sorella ha finito la scuola-: disse scioccando anche me :-ricordi?-: fece a Trevor che si limitò ad annuire :-lei è più grande di te-: e con questo continuammo a fare colazione normalmente.
Trevor andò a scuola a malincuore, mia madre e mio padre scapparono via a lavoro ed io...behi io nel frattempo mi facevo i fatti miei.
Passarono i giorni ed io impiegai le ore di buca (cioè sempre) a leggere libri, guardare film, stare un po al cellulare e cose varie. Da che mi ero trasferita a casa dei miei veri genitori non facevo altro che spostarmi dalla cucina al salone alla camera da letto, "una vita come un viaggio dal salotto al divano" diciamo.
Non mi mancava a fatto la mia vita, non che stia dicendo che la vita di allora piacesse, vedere i miei genitori distruggere la vita di un ingenuo adolescente mi torturava, ma ritornare ad essere insultata e presa in giro non era tra le mie priorità.
Durante tutto il periodo che avevo trascorso a casa dei miei genitori non avevo più rimesso piede fuori casa (ve l'ho detto, "la mia vita era un viaggio dalla cucina al divano") letteralmente: i miei genitori mi avevano assolutamente proibito di uscire di casa, a causa di quella stupida denuncia fatta dai miei genitori adottivi, perciò ero costretta a passare le giornate a pulire, spazzare, leggere riviste, guardare film, cucinare...un trattamento alla Cenerentola diciamo, ma tutto sommato non potevo lamentarmi, insomma non fare nulla era quasi...bello, rilassante (😝) non dovermi stressare e non dover piangere e deprimermi per quanto facesse schifo la mia vita, era quasi bello.
E così, dopo aver visto un film e pulito un po la casa (per modo di dire, a quanto era grande), mi ero, finalmente, seduta sul comodo divano e mi stavo godendo la mia rivista. Quel giorno faceva un caldo micidiale, così avevo optato per una canotta bianca aderente, dei leggins neri e delle converse rosse.
I capelli biondi, per quanto corti, erano perfettamente sistemati in una fascia rossa, che teneva a bada i miei ciuffi ribelli.
Mi accasciai sul divano esausta ed in quel momento venni interrotta: mia madre, mio padre e Trevor, entrarono allegramente scherzando in casa, però le risate si spensero appena mi videro, tutte tranne quella di Trevor.
Io feci finta di non vederlo, ma lui n: venne spediti verso di mr con un sorriso stampato sulla faccia.
:-ehi sorellona-: disse sorridendo, poi mi diede un bacio a stampo sulle guance nel preciso istante in cui sollevai lo sguardo, cosa che probabilmente mi fece diventare rossa come un peperone.
Io li feci un timido sorriso e tornai alla mia lettura.
Anche Trevor sentiva caldo quel giorno: portava anche lui una canotta bianca, dei jeans larghi e strappati con le bretelle penzolanti ed una camicia nera a scacchi rossi legata in vita.
Mentre i capelli corvini erano coronati con uno dei suoi soliti cappelli di lana, anche se di freddo ne faceva poco e niente.
:-devo dirti una cosa-: incominciò lui titubante, sedendosi accanto a me.
:-cosa?-: chiesi io prendendo l'acqua e bevendo.
Lui esitò un po e poi parlò: :-c'è una a scuola...che mi piace-: in quel preciso istante sputai una parte del'acqua che avevo in bocca, e, con l'altra parte, mi affogai.
:-ehi tutto bene?-: fece preoccupato e dandomi delle pacche sulle spalle per farmi riprendere.
:-si,si...tutto bene-: feci con voce strozzata.
:-comunque-: disse lui dopo essersi accertato che stessi bene.
:-dato che mi piace, e molto-: disse accentuando la parola "molto". :-e dato che tu sei una ragazza, mi chiedevo se mi avresti potuto dare delle indicazioni su come conquistare le ragazze-:
:-come si chiama?-: dissi io ancora mezza strozzata
:-Samantha Benson-: non potevi credere che si fosse innamorata di una come lei. Beh in realtà non potevo credere che si fosse innamorato, ma, comunque sia, Samantha Benson, se non la conoscete (che domande e ovvio che non la conoscete no?!) era una delle tante che si divertiva a farmi scherzi, diciamo il capo, quella che quasi sempre gli ideava.
:-che c'è?-: fece Trevor riportandomi alla realtà.
:-cosa?-: feci io lasciando perdere i miei pensieri.
:-mi fissi in modo...strano, quasi come se odiassi Samantha-: fece lui.
:-no è solo che...-:
:-ascoltami-: fece lui interrompendomi e prendendomi le mani (cosa che mi fece sempre arrossire) :-io voglio, non solo l'approvazione di mamma e papà, ma anche la tua per potermi mettere con Samantha, perciò, te lo chiedo e voglio che tu sia sincera con me...per te va bene se mi metto insieme a Samantha-: avrei voluto ri-sputare in viso, se solo avessi avuto l'acqua in bocca.
Trevor mi guardava con quel visino da cane bastonato ed io non riuscivo a dirli di no: poteva mettersi con chi voleva (però meglio se non lo 😅) tranne con con Samantha.
Ad interromperci fu mia madre, che per una volta l'aveva azzeccata: :-RAGAZZI, IL PRANZO È PRONTO-: gridò dalla cucina.
:-ARRIVIAMO-: gridò Trevor al posto mio.
:-senti-: disse sta volta rivolto a me :-adesso andiamo a mangiare e dopo ne rioarliamo ok?-: fece lui, ed io mi limitai ad annuire.
Poi ci avviammo per la cucina tenendoci mano nella mano, cosa che, lo ammetto, mi fece un po arrossire.

Ciao a tutti raga. Scusate se ho pubblicato questo capitolo in ritardo, ma mi volevo soffermare molto su di esso. Bene, come andrà a finire la cosa per i due piccioncini??? Lo scoprirete nel prossimo capitolo. Per il momento vi lascio con il fiato sospeso (pardon le noi please 🙏😂).
Bene ora vi lascio alla vostra lettura.
A orest
pandapotter 💙

love hidden in the shadwos Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora