love hidden in the shadwos

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Scavalcai il cancelletto e attraversai il vialetto, poi salii le scale, fino a ritrovarmi di fronte al portone bordò.
Le gambe mi tremavano talmente tanto che quasi non mi reggevano.
Alzai la mano per bussare, ma la ritrassi spaventata.
Non pensavo che sarei arrivata a quel momento: pensavo che una volta che avessi oltrepassato quel portone, non sarei mai più tornata, invece eccomi lì, pronta a rientrare nella mia vecchia casa, nella mia vecchia vita.
Estrassi dalla tasca la fotografia di mie e i miei genitori, e, continuandola a fissare, una goccetta d'acqua cadde sulla foto, e subito la misi in tasca la foto e mi asciugai le lacrime che mi scendevano sulla guancia.
Alzai lo sguardo, sempre puntato su quel portone bordò, che mi faceva letteralmente impazzire solo a fissarlo, e, mandando gli occhi al cielo, notai una personcina che ascoltava la musica sul bordo della finestra.
Quando, finalmente, lo misi a fuoco, per poco non svenni: Trevor era seduto sul bordo della finestra con una gamba da fuori, con le cuffie posate sulle orecchie e gli occhi chiusi che muoveva la testa al ritmo di musica.
Mi rannichiai sotto l'archetto della porta, e, involontariamente, spinsi talmente tanto forte da aprire la porta, e così feci la mia entrata colossale, cadendo spiaccicata sul pavimento.
La casa sembrava apparentemente vuoto, a causa del silenzio assordante, ma, una volta rimessa in piedi, mi accorsi, con un imbarazzo colossale, che la casa non era vuota: un'uomo e una donna, dalla faccia completamente sconvolta, mi fissavano con dei piatti di ceramica in mano.
La donna vestiva con un maglioncino rosa, dei jeans e degli stivaletti rosa.
I capelli biondi con la frangetta le ricadevano corti e ondulati sulle spalle.
L'uomo, sconvolto, al suo fianco aveva dei capelli dalle sfumature grigie in stile militare, abbinati a degli occhi verdi.
Indossava una camicetta azzurra, con un maglioncino blu, dei jeans neri e della scarpe eleganti nere.
I due continuarono a fissarmi increduli, come se in casa lori fosse appena entrato il demonio, cosa che per loro era vera, mentre io me ne stavo in silenzio nel mio angolino senza saper cosa dire.
Un giorno, pensavo, che ritornando in quella casa, sarei stata felice, finalmente la mia vita sarebbe stata migliore, avrei finalmente avuto degli amici, i miei genitori mi avrebbero, finalmente, riamato, non sarei più stata presa per una psicopatica, e, finalmente, avrei potuto sorridere, ma invece, in quel preciso istante, mi sentivo come chiusa in una gabbia, una gabbia nel quale la chiave era custodita nel cielo e non poteva più tornare in dietro...una gabbia nel quale la chiave era un miscuglio tra amore e odio.
Non sapevo come sarei uscita da lì, ne  se sarei uscita, ma una cosa era certa, ero tornata a casa...ero tornata dai miei genitori.

Ciao a tutti raga. Scusate se questa volta il capitolo è corto, ma non sapevo più cosa scrivere. Comunque sia il bello, per Elizabeth, avverrà nei capitoli successivi. Speri che vi piaccia e buona lettura.
A presto
panda_potter 💙

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