La Zotta / Cingari simo/ Alle stamegne

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Bentrovati! In questo nuovo capitolo vi proporrò tre diverse canzoni "disoneste" che sono certa vi strapperanno un sorriso. La prima è una canzone di anonimo (forse Ludovico Fogliani) del XV secolo e di Forlì. La prima volta che la ascoltai, e fu per puro caso, rimasi per svariati minuti a bocca aperta e con un'espressione in volto tra il divertito e lo sconcertato, capirete anche voi il perché

Esecutori: Simone Marcelli, Luca Piccioni, Emiliano Finucci, Mauro Presazzi.

«[...] Essendo io in la Messa, la quale si dicea cantando in l'altare grande, hodì uno di quello fanti che cominciò a cantare una cancione così: la cioppa sta in su il muro, e la me mostra lo q... Questo io hodì con li miei orecchi dicendosi la messa come t'ho ditto, gridando! Cognò l'hodì como mi! E statim un altro incominciò a cantare una altra. Io non la vò iscrivere perché l'è troppo disonesta!»

La Zotta

E la zotta sta sul muro, e la mi mostra el cu... el cu...
el cuco de so marì. O zotta, mala zotta, che 'l cor furato m'hai!

E la zotta mi dà briga, e la me mostra la fi... la fi...
figura del so bel viso. O zotta, mala zotta, che 'l cor furato m'hai!

E la zotta mi dà impacio, e la mi mostra el ca... el ca...
capucio giù de le spalle. O zotta, mala zotta, che 'l cor furato m'hai!

E la zotta sta sotto el prete, e vol che lui la fo... la fo...
fornisca de confessar. O zotta, mala zotta, che 'l cor furato m'hai!

Interpretazione: ebbene non credo ci si molto da spiegare. Il brano è chiaramente ricchissimo di doppi sensi e di certo molti di voi saranno rimasti sorpresi nello scoprire che anche all'epoca si usavano le stesse identiche parolacce dei giorni nostri. Probabilmente, ipotesi mia, una canzone del genere poteva essere cantata soprattutto in ambienti di osteria o in luoghi simili, ma non di certo in chiesa! Su questo potete stare tranquilli.

La seconda è invece una villanesca alla napoletana dal carattere molto gaio e brioso, qui cantata dal nostro Marco Beasley.

Cingari simo

Cingari simo, cingari simo venit'à giocare.
Cingari simo, cingari simo venit'à giocare.
Donn'alla coriola, donn'alla coriola de bon core.
Ch'el l'è dentro ch'el l'è fore, quand'è dentro ha più sapore.
Ch'el l'è dentro ch'el l'è fore, quand'è dentro ha più sapore.

Calcate in su, calcate in su per ve sollazzare.
Calcate in su, calcate in su per ve sollazzare.
La giocarimo un poco, la giocarimo un poco per vostr'amore.
Ch'el l'è dentro ch'el l'è fore, quand'è dentro ha più sapore.
Ch'el l'è dentro ch'el l'è fore, quand'è dentro ha più sapore.

Et ve mettimo, et ve mettimo per ve contentare.
Et ve mettimo, et ve mettimo per ve contentare.
Questo bastone in mano, questo bastone in mano a tutte l'ore. 
Ch'el l'è dentro ch'el l'è fore, quand'è dentro ha più sapore, ch'el l'è dentro ch'el l'è fore, quand'è dentro ha più sapore.

Se noi perdimo, se noi perdimo pagamo un carlino.
Se noi perdimo se noi perdimo pagamo un carlino.
E se perdite vuje, e se perdite vuje pagate il vino.
Ch'el l'è dentro ch'el l'è fore, quand'è dentro ha più sapore.
Ch'el l'è dentro ch'el l'è fore, quand'è dentro ha più sapore.

Parafrasi:
Zingari siamo, zingari siamo venite a giocare.
Donna [vieni] alla coriola volentieri.
Quello è dentro, quello è fuori e quando è dentro ha più sapore. Spingiti in sopra, spingiti in sopra per strastullarti.
Giocheremo un poco per vostro amore.
E ve lo mettiamo, ve lo mettiamo per accontentarvi.
Questo bastone in mano, questo bastone in mano a tutte le ore.
Se noi perdiamo, se noi perdiamo paghiamo un carlino.
E se perdete voi, e se perdete voi pagate il vino.

Interpretazione: dato che anche la stessa parafrasi risulta di senso oscuro, cercherò di compensare con una migliore spiegazione. Innanzitutto suppongo che una canzone del genere fosse più facile sentirla fuoriuscire dalla bocca di ubriachi persi. Questi signori "zingari" invitano delle donne a venire a "giocare" con loro. Il significato preciso di "coriola" mi resta sconosciuto, so solo che si trattava di un gioco probabilmente fatto con una striscia di cuoio . Ciò che va dentro e fuori e che quando è dentro è più piacevole (ha più sapore) credo non ci sia bisogno che vi dica cosa sia, idem per quel "bastone" tenuto in mano a tutte l'ore. Il carlino era la moneta napoletana di quel periodo, quindi l'ultima strofa si riferisce ad una sorta di scommessa. Se avessero perso gli uomini avrebbero dovuto pagare un carlino, mentre viceversa le donne avrebbero pagato il vino.

Il terzo ed ultimo brano che vi propongo, anch'esso di anonimo del XV secolo, è indicato come "musica per la corte aragonese di Napoli". Trovo che sia non solo ancor più allegro e piacevole dei due precedenti, ma anche e soprattutto molto meno volgare.

Alle Stamegne

Alle stamegne, donne, alle bone stamegne!
Chi vuole stamengnare?
Io so' stamengnatore
et si fo bona farina
et stamegno a tucte l'hore
de sera e de matina.
S'e' nulla vicina
che voglia stamengnare?

Interpretazione: anche qui sono presenti numerosi i doppi sensi; la stamegna è infatti il setaccio per la farina e dunque lo stamegnatore (setacciatore) grida il proprio invito alle donne del rione, ammiccando a chi tra d'esse volesse "stamegnare" con lui data la sua disponibilità a "stamegnare" a tutte le ore del giorno. Simpatico modo di rimorchiare che alcuni potebbero provare ad utilizzare ancora oggi a loro rischio e pericolo.

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