Tu dormi, io veglio...

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Questa che per prima vi propongo è una fra le più belle canzoni che io abbia mai sentito in vita mia, nonché in assoluto quella che più prediligo. L'interpretazione è perfetta oltre ogni misura, a tal punto che ritengo ci sia una sola parola per definirla: sublime. Noterete che non ha accompagnamento musicale, ebbene non ne ha alcun bisogno: la voce fa da sé.

L'autore della frottola* è Bartolomeo Tromboncino (c.1470-1535), trombonista vissuto soprattutto alla corte dei Gonzaga di Mantova e a quella degli Este di Ferrara. A prestare la voce è invece Marco Beasley, tenore nativo di Napoli (che a proposito vi informo essere recentemente divenuto il mio cantore preferito).

Tu dormi, io veglio a la tempesta e al vento,
sulla marmorea petra di tua porta.
Tu dormi, io veglio e sto sempre in tormento
e l'anime et il core da me scampo.
Tu dormi, io veglio e con amaro accento
ogn'or chiamo pietà che per me è morta.
Tu dormi, io veglio e poi in un sol momento
di lacrime e di pianto io qui divampo.
Tu dormi, io veglio con grave tormento
né trovo al mio penar chi me conforta.
Tu dormi, io veglio e solo mi lamento,
di vita vo' soffrir tutto l'inciampo.
Tu dormi riposata senza affanno
e gli occhi miei serrati mai non stanno.
Tu dormi e io crudel lamento e ploro
e moro ahimè ch'io moro, ahimè ch'io moro!

Interpretazione:
Si tratta ovviamente d'un lamento d'amore rivolto da un uomo alla donna amata, ma la vicenda è vagamente interpretabile. La "marmorea petra" potrebbe infatti essere la stessa porta di casa dell'innamorata che persiste nell'ignorare le sue dichiarazioni facendolo soffrire e penare. Ma potrebbe anche riferirsi alla pietra del sepolcro vero e proprio (ed è questa l'interpretazione che preferisco), per modo che la frottola verrebbe ad assumere connotazione altamente tragica e quello dell'uomo altro non sarebbe che un lamento eterno contro quella stessa Morte che gl'ha sottratto l'unica ragione di vita. Significativi a tal proposito la continua contrapposizione tra "tu dormi" e "io veglio" (che per certi versi ricorda "La sera del dì di festa" di Leopardi) e il fatto che la donna dorma "riposata senza affanno", come nel sonno eterno ed imperturbabile della morte. Da notare la rima molto particolare in ABACABACABACDDEE.

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*frottola: dal latino medievale: frocta, parole o pensieri affastellati. Risale al XII secolo e inizialmente indicava un genere di poesia dalla metrica irregolare con rime disposte a caso. Musicalmente, invece, la frottola che nasce nella seconda metà del 1400 è una composizione a tre o quattro voci (Superius o Cantus, Altus, Tenor e Bassus): la voce dal tono più alto, Cantus o Superius, che contiene la melodia, era affidata alla voce solista, mentre il Tenor ed il Bassus erano affidati a voci oppure ad uno o più strumenti (di solito il liuto, oppure cembalo o organo). La linea del canto prevale così sulle altre parti, che in genere fungono da accordo. La frottola evita così la complessità del contrappunto, preferendo la linearità della melodia.

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