Capitolo 5 [RV]

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Patricia non riuscì a prendere sonno quella notte.

Sapeva che non era salutare passare le notti in bianco, soprattutto visto che l'indomani avrebbe avuto una giornata intensa.

I pensieri, durante la notte, si erano intrecciati tra loro, creando un turbine infinito di ansie e paure, conviventi tra di loro.

I giorni successivi alla recluta di Patricia erano passati lenti e pesanti.

Tricia voleva passare subito alle lezioni, voleva dimostrare quanto valeva, ma lei non era una delle più forti anzi, probabilmente era la più debole, fisicamente parlando.

Aveva passato la maggior parte della notte a studiare l'inno nazionale a memoria per non fare brutte figure l'indomani mattino.

Il "Buongiorno" era il momento più importante, perché era il momento in cui si abbandonavano i propri pensieri mattutini e si riportava la memoria di eroi, giovani o anziani, che avevano dato e sacrificato la loro vita per il bene dell'America.

Eroi che Tricia stimava ed amava, idolatrava ed ammirava.

In quel lettino freddo, duro e scomodo, Tricia capí che sarebbe stato davvero difficile iniziare a pensare quel posto come casa propria.

Ma Tricia non aveva una casa, solo quel luogo, che ogni giorno le dava speranza.

Suonarono le trombe del mattino e Tricia si alzò dal suo lettino scomodo.

Gli allievi avevano cinque minuti per mettersi l'uniforme e correre verso il monumento.

Si vestì velocemente e corse verso l'ingresso per non tardare neanche un minuto.

Ritardare anche solo dieci minuti  significava essere assenti e dei militari venivano nella tua branda per vedere come stavi ed il motivo dell'assenza.

Le lezioni funzionavano cosi, a fine trimestre ed a fine semestre venivano pubblicati dei tabelloni con i nomi di chi continuava l'anno e chi ripeteva le materie e quali materie,e per frequentare l'anno successivo si doveva superare ogni materia .

Le materie erano sia teoriche sia pratiche, e la difficoltà aumentava do anno in anno.

I punteggi delle materie erano scelti da tutti i professori insieme.

Fra le ultime arrivate Tricia si posizionò in fila, in perfetta uniforme.

La posizione perfetta era schiena dritta, mani lungo i fianchi, sguardo dritto davanti a sé e gambe ferree poco divaricate.

Tra il mento ed il collo doveva esserci lo stesso spazio che avrebbe occupato un pugno chiuso.

In quella posizione non c'era solo Tricia, ma bensì tutti i presenti.

Attorno al monumento, c'era un quadrato formato da file di persone.

Davanti ad ogni fila, a formare le linee dei lati, c'erano i ragazzi e le ragazze più grandi, chiamati capiscuola.

Loro erano come dei guardiani, controllavano che il coprifuoco fosse rispettato ed erano i migliori come rendimento scolastico.

Durante il "Buongiorno" era obbligatorio il silenzio.

Due sergenti passarono ed attraversarono l'interno del quadrato, tenendo piegata la bandiera della California e la bandiera degli Stati Uniti.

Appena la bandiera passa, il caposcuola porta la propria mano, con il pollice piegato, sulla fronte e, appena la bandiera va avanti, riposiziona la mano lungo il fianco.

Dopo il giro, i due sergenti, senza far toccare mai la terra alla bandiera, la legano all'alzabandiera e sollevano le bandiere alte in cielo.

Mentre le bandiere vengono alzate, un lungo fischio viene emanato dal direttore e tutti i presenti salutano militarmente le bandiere.

Secret: Un segreto può salvarti la vita, un altro ucciderti #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora