Capitolo 8: La sera delle lacrime

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Nulla di particolare accadde la giornata seguente, non fino alla sera.
La mattina andammo in piscina tutti insieme, ci divertimmo molto.
Ai miei cugini piaceva attaccarsi su di me mentre io dovevo trascinarli tutti in giro per la piscina, Aljs guardava da abbastanza lontano nonostante Star e Markus la incitassero ad avvicinarsi.
È sempre stata una ragazza socievole, ma timida, trovo ancora oggi adorabile questo suo lato.
Avanti veloce alla sera, questa volta ce ne andammo a fare un giro di nostra iniziativa.
Lei aveva un'aria strana mentre ci dirigevamo al trenino, sentivo che qualcosa non andava.
Quando ci sedemmo, accesa la nostra solita torcia, le chiesi cosa ci fosse che non andava.
Lei iniziò a raccontarmi di sé, mi raccontò del suo passato, del suo rapporto con la sua famiglia, della paura di rivelarsi per chi era davvero, tutto culminante nella vicenda di una ragazza che le aveva spezzato il cuore.
«Non sai quante volte iniziavo a piangere singhiozzando e soffocando le mie lacrime nel cuscino per paura che i miei potessero scoprirmi e domandarmi qualcosa, per non parlare dei miei fratelli... Sono stata così male per una puttana qualsiasi, mi sono sentita così stupida»
Mi spezzava il cuore sapere che una persona così meravigliosa, che aveva sacrificato una settimana di vacanza solo per fare felice una persona che aveva a malapena conosciuto, era una ragazza così incredibile, buona e pura, trovavo insopportabile che avesse dovuto sopportare un dolore tale.
«Io sono una deficiente, mi sono fatta prendere per il culo da una ragazza che non mi aveva mai dato certezza su nulla, ed io pure che le davo peso, importanza, troppa.»
Stava per ricominciare a parlare, ma la interruppi immediatamente.
«Smettila! Non dire più cose del genere!»
Lei mi guardó sconvolta, non credo si aspettasse un mio scatto di questa maniera.
«Se lei non è stata in grado di apprezzarti non è un problema tuo! Tu hai rinunciato alla tua ultima settimana di vacanze per assecondare i sentimenti di un povero cretino che a malapena conosci solo perché ti sembra una brava persona, ti rendi conto di cosa voglia dire per me una cosa del genere?! Rimpiango il giorno che sono nato solo per non essere nato femmina per poterti stringerti a me, sentirti mia per davvero, dirti che... che ti amo, e ti amo pur sapendo che non ci sarà mai un "noi", ma non mi importa, perché tu, tu, sei fantastica»
Qualcosa in quelle parole deve aver scatenato in lei qualcosa, perché dopo un attimo di silenzio scoppiò in un intenso e violento pianto, non l'avevo mai vista così, non avevo mai visto nessuno così.
La abbracciai d'istinto, basta giocare al fidanzato, in quel momento lei era una ragazza che aveva bisogno di una spalla su cui riversare le sue lacrime.
Quell'abbraccio mi sembrò infinito, qualche lacrima scese anche a me, ma non glielo feci notare.
Dopo quelle che sembrarono ore di pianto, lei si asciugò sulla mia maglietta, ero zuppo fradicio, ma non m'importava.
Prese il mio telefono, un fazzoletto ed iniziò a sistemarsi
«Che stai facendo?» le chiesi.
«La ragazza» disse.
Era tornata la Aljs che mi fotteva il cervello con le sue frasi senza senso, almeno sapevo che stava bene ora.
Qui successe l'inaspettato, lei mi saltò letteralmente addosso, e mi baciò con una passione che mai prima d'ora avevo sentito. Per la prima volta, sentii un sentimento di qualche sorta provenire anche da parte sua, non so bene cosa fosse tuttavia, ma lo amai, quel bacio, è stato il più bello della mia vita.
Durò tantissimo, non ricordo nemmeno quanto, e, storia divertente, dopo un po' mi accorsi di avere entrambe le mani sul suo sedere, mi divampai di vergogna ed imbarazzo e le tolsi con disinvoltura nella speranza che non se ne fosse accorta.
Finito il bacio io ero come ubriaco, non capivo più nulla, ero in paradiso sempre se in paradiso sei più confuso di un senzatetto ai arresti domiciliari.
Lei mi guardó e disse:
«Questo si che era un bel bacio»
Non sapevo se mi stesse prendendo per il culo o altro, ma ormai non mi interessava più, ero sulla luna ormai, con lei. Ci venne a chiamare Markus perché mio padre mi stava cercando, uscimmo dal trenino, stemmo un po' tutti insieme nel gruppo, e tornammo nelle stanze a dormire.
E che storia d'amore sarebbe, senza che capiti qualcosa di terribile?
Ecco, questa è la storia, di forse il periodo più buio che abbia passato nella mia vita, una spirale discendente verso un tetro abisso dal quale per anni, non sarei riuscito a venire fuori.

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