Capitolo 2

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Il sole, ormai sorto, insinuò la propria luce nelle fessure della persiana, costringendo così Bakugo a destarsi dal suo sonno in uno sbuffo infastidito, mentre portava le dita a strofinarsi rapidamente il viso per il nervoso, su e giù.

Anche un solo tenue, delicato chiarore era necessario a disturbare il suo riposo, ed il lieve raggio che quella mattina puntò proprio in pieno il suo volto bastò per farlo alzare di già imbronciato.

Proprio quando, come di suo consueto fare, tentò di scendere dal letto ed evadere dalle pareti di quell'appartamento, si rese conto delle braccia robuste che cingevano la sua vita in una stretta salda, impedendogli di attuare movimenti particolarmente ampi.

"Che palle..." bofonchiò con voce marcata dal sonno ancora persistente, mentre si rigirava su sé stesso a fatica, in una contorsione.

Con espressione accigliata, poi, esalò un sospiro: era riuscito a voltarsi di centottanta gradi ma non ancora a liberarsi del tutto, gli pareva d'essere stato rinchiuso in una morsa, che al tempo stesso, di doloroso non presentava alcunché.

La visione di un volto quieto e sereno, però, sembrò momentaneamente placare la sua smania di fuggire, soffermandosi a scorgere ciò che, a quella distanza, costituiva ogni dettaglio dei lineamenti di Eijiro.

Le ciglia del giovane erano sorprendentemente lunghe e seguivano una forma obliqua, la quale andava ad inarcarsi verso l'alto, mentre le punte di queste erano illuminate con leggerezza dalla luce che in precedenza aveva tanto irritato il biondo, ma ora sembrava donare un tocco di meraviglia all'opera d'arte complessiva.

Le sue labbra rosee, morbide, delle quali la sola vista ricordava la consistenza, erano schiuse e permettevano al respiro di sfiorare, in un dolce solletico, la guancia prossima di Katsuki.

Il palmo di quest'ultimo si accostò, privo di alcun ordine da parte del suo possessore, a quello che era tanto vicino e splendido da sembrare irreale.

Andò, dunque, a lambire con i polpastrelli uno zigomo dalla tonalità ambrata.

Un leggero movimento da parte di Kirishima, un protrarsi desideroso che quella carezza mai trovasse fine, non ottenne altro che il risultato opposto, facendo allontanare di scatto il biondo, come avesse percepito una scottatura.

A quel punto, una ritirata parve più che lecita e finalmente egli riuscì a sgattaiolare via con una fretta visibilmente accentuata, atterrando sul pavimento.

Alla fuga della vittima, le fauci del rosso si spalancarono in uno spaventoso e contrariato "ruggito": un sonoro ronfare.

Katsuki batté le palpebre con incredulità, era ormai certo che neanche l'esplosione di una bomba atomica sarebbe stata capace di risvegliarlo e il pensiero di non dovergli spiegare il perché delle sue azioni, dato che non le avrebbe ricordate, lo colmarono di sollievo.

Ma in fin dei conti, quello di poco prima rappresentava solo un attimo di disattenzione, non aveva senso preoccuparsene tanto e, inoltre, non avrebbe più messo piede in quella casa.

Coltivare qualsiasi tipo di relazione non faceva al caso suo, anche del semplice sesso occasionale era tollerato da lui solo in parte.

In sostanza, l'uno valeva l'altro e il risultato era sempre identico:

Prima o poi ogni qualsivoglia parvenza di rapporto umano terminava col seccarsi e crollare al suolo priva di vita.

Si apprestò a raccogliere le sue vesti, sparse a destra e a manca per tutta la camera, già di per sé piuttosto disordinata.

Di certo, lui che viveva in un disgustoso buco di fogna non poteva permettersi di criticare neanche un minimo l'ambiente circostante.

Ma allontanò presto quel pensiero, il sol ricordare quanti problemi quella topaia gli causasse bastò a far contorcere la sua espressione in una smorfia.

Afferrò i boxer che aveva ritrovato appesi al pomello della porta e, dopo essersi rivestito, si avviò in cucina per sgranocchiare qualcosa, a patto che il tutto sarebbe avvenuto alla velocità della luce.

Bakugo si avvicinò al lavabo, traboccante di piatti ancora da sciacquare, allungò le mani verso la credenza in legno sovrastante e subito dopo aprì lo sportello, prendendo i primi biscotti che gli capitarono sotto tiro.

Avvicinandoli al petto, poi, strinse tra il pollice e l'indice le estremità del sacchetto e le divise.

Il suono tipico che segnava l'apertura del pacco fu come un campanello d'allarme, una sveglia, che dall'altra stanza fece balzare giù dal letto Kirishima e correre in cucina.

"Mangi?" gli occhi del bell'addormentato sembrarono acquisire una forma a "cuoricino", mentre si precipitava al fianco del biondo, che non poté fare a meno di sobbalzare a quell'improvviso strillo.

Se Eijiro fosse stato un cucciolo di cane, a quell'ora avrebbe sicuramente scodinzolato e tirato in sù le orecchie, immaginarlo in quelle vesti non frenò comunque l'altro dal lanciargli occhiate poco amichevoli.

"Non ci vedi?" assottigliò lo sguardo, Katsuki, mordendo parte del biscotto, masticandola e nascondendo dietro la schiena l'intero pacco.

"Come siamo scorbutici stamattina" ridacchiò di tutta risposta Kirishima, "non mi offri neanche il mio cibo?" e fece un passo avanti.

"Certo..." lasciò in sospeso la frase, come per dargli una minima speranza, "che no"

"Eppure ti ho accolto in questa casa con tanto amore" Eijiro posò le iridi sui brillanti rubini dell'altro, la cui tinta era talmente tanto rossa da sembrare una sfumatura a sé stante dai colori soliti "è così che mi ripaghi?" e in un caldo sorriso, si sporse a stampargli un bacio sulle labbra, non avendo bramato altro sin dal suo risveglio.

Ma fu in quel momento che Bakugo tornò a irrigidirsi e come tra i due nulla vi fosse stato, fece un passo indietro, trascinando Eijiro nel baratro della dura realtà.

"Puoi sempre prepararti un caffè" deviò un ulteriore contatto visivo, il biondo, rivolgendo il proprio sguardo ad un punto indefinito alla sua destra.

Kirishima restò qualche attimo in silenzio, trattenendo il respiro, mentre la sua espressione gioiosa si spegneva gradualmente e un lancinante dolore attraversava il suo petto.

Il suo animo, già gremito di crepe e ammaccature, sembrò incrinarsi ancora un po'.

un girasole a dicembre | KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora