Capitolo 3

102 13 1
                                    

Il silenzio più totale, assieme ad una palpabile tensione, aleggiava nell'aria dell'abitazione del rosso, neanche uno spiraglio di vento osava infiltrarsi dalla finestra socchiusa.

Il tempo, questa volta, sembrava essersi davvero fermato.

Momento sbagliato, rimbombarono inevitabilmente queste parole nella mente di Eijiro.

Buffo, no? Il tempo non ha tempismo.

O forse si diverte a rendere infiniti i momenti meno opportuni, quelli da cui più vorresti sottrarti? Probabilmente, una risposta soddisfacente a tale quesito, non sarebbe mai giunta.

D'altro canto, continuare a tormentarsi con interrogativi di quel tipo non era altro che un modo per sfuggire al danno poc'anzi subito, una scusa.

Girarci intorno risultava essere tanto inutile quanto insensato.

Bisognava ammetterlo: Bakugo, l'irascibile e perennemente furioso ventenne, dalla chioma altrettanto indomabile e color del grano, era traboccante di una miriade di difetti, ma a modo suo, poteva essere definito una persona onesta.

Oltre al mero rapporto carnale non aveva promesso nulla al rosso, né lasciato intendere qualcosa che potesse essere frainteso.

Anzi, il suo tipico atteggiamento sfuggente era la prova lampante di quanto Kirishima non rappresentasse altro che una classica "botta e via".

Una sola notte che nel diretto interessato non aveva, evidentemente, suscitato nulla a livello emotivo, non bastava a ribaltare una verità immutabile.

Quella speranza che tanto alimentava Eijiro, come fosse essenziale per la sua sopravvivenza quanto lo sfamarsi, non lo rendeva altro che un inguaribile ingenuo.

Solo un ingenuo può comportarsi in una maniera tanto infantile e sperare in qualcosa di infondato.

Eppure, l'illusione che qualcuno potesse un giorno invaghirsi di egli, amarlo con tutto sé stesso, era l'unica cosa a cui riusciva ad aggrapparsi e sulla quale aveva affondato le unghie.

L'unica costante che sembrava avere l'importanza necessaria per lottare, in un mondo fatto di superficialità.

"Hai ragione, sai?" Kirishima si grattò la nuca con fare quasi imbarazzato, tornando a sfoggiare un sorriso radioso, come se niente fosse avvenuto "ma credo di non fare più in tempo ora, ho il turno in palestra" si stiracchiò, allungando le braccia verso l'alto, per poi andare ad indossare degli abiti consoni al lavoro.

"Mh, sì, d'accordo" si limitò a dire, Bakugo, "esco anch'io" e si leccò via dalle labbra alcune piccole briciole di biscotto.

Il rosso deglutì, non sapeva se a quel punto fosse opportuno domandarglielo, aveva già complicato parecchio la situazione, ma era comunque certo di non riuscire a frenare la lingua, perciò...

"Dove...intendi andare?" tornò da lui per afferrare, sul tavolo, le chiavi di casa, producendo un tintinnio metallico.

"In giro" il biondo scrollò le spalle e preferì rimanere sul vago, mentre trascinava verso l'alto la lampo del proprio giacchetto.

Insistere, soprattutto in quel momento, sarebbe stata solo una battaglia persa, così Eijiro puntò su ciò che più gli premeva sapere.

"Non metterti nei casini" proferì in un sussurro, esitando sul pomello della porta d'ingresso, mutando improvvisamente la propria espressione "me lo prometti?" non preoccuparsi per la sorte del biondo era divenuta un'impresa piuttosto ardua.

Katsuki per un attimo non proferì verbo alcuno, mentre scrutava lo sguardo attento di Eijiro analizzarlo tramite la coda dell'occhio, da capo a piedi, come volesse leggere da sé la risposta più veritiera.

Era divenuto talmente tanto serio da incutere quasi timore, la sua postura, in un attimo, era cambiata in qualcosa di molto più rigido e le pupille si erano dilatate a tal punto da confondersi con l'oscurità dell'iride stessa.

Bakugo sospirò. Cosa avrebbe potuto dirgli?

Inoltre, non comprendeva fino a che punto sarebbe arrivato l'altro a struggersi per le proprie azioni.

"Te lo prometto" borbottò in uno sbuffo, mettendosi a braccia conserte, in attesa di un suo movimento, "che dici, la apriamo questa fottuta porta?" batté la punta della scarpa sul pavimento, scandendo il tempo che stava impiegando, il rosso, nel compiere tale azione.

Kirishima distolse da egli il proprio sguardo indagatore, uscendo dall'appartamento e, in seguito, dall'edificio.

Prese la solita scorciatoia che l'avrebbe condotto in tempo ad adempiere al proprio impiego, mentre Bakugo preferì introdursi in un vicolo ove la luce del giorno batteva di sfuggita.

Le loro strade si separarono, ma non poteva accadere altrimenti.

Eijiro viveva in un quartiere tranquillo, anche discretamente silenzioso, non era accaduto mai nulla di particolarmente strano da che ne aveva memoria.

Aveva conosciuto gran parte dei vicini ed erano tutte quante persone a modo, gentili, ma non vi erano molti suoi coetanei.

La maggioranza era infatti costituita da gente adulta, sposata e con una famiglia unita sulle spalle.

Sarà che la prevalenza numerica di giovani era più concentrata nel cuore del paese, date le varie università lì presenti, obbiettivo che, raggiunti i fondi necessari, avrebbe perseguito anche lui stesso.

O almeno, così aveva concordato con i suoi genitori al trasloco, ma non era più certo di sapere cosa desiderasse, anzi, preferiva rimandare il più possibile l'argomento.

Concentrarsi sugli altri era molto più semplice che farlo sulla propria vita.

La stradina che aveva appena intrapreso era invece solitamente più desolata, soprattutto di mattina.

Ma durante notte inoltrata si trasformava: difatti, si arricchiva di ubriaconi e disperati che, con qualche centesimo, avanzavano verso quello che era un casinò camuffato come semplice bar, nel tentativo di sfuggire ai soffocanti debiti tramite un colpo di fortuna.

Ma anche quella, cos'altro poteva essere, se non un'illusione?

"Buongiorno, Kirishima" raggiunta la palestra, la prima cosa che vide fu il sorriso smagliante di Sero, seduto dietro la scrivania, di fronte l'ingresso "sei stranamente in orario" lo prese in giro.

"Kirishima?" a rincarare la dose si aggiunse Kaminari, con le palpebre sgranate alla vista del collega, nonché amico "sogno o son desto?"  mentre gesticolava con una bottiglietta d'acqua tra le mani.

"Temo tu stia ancora dormendo" rise divertito, Eijiro "stai bagnando ovunque" gli fece notare il tappo chiuso male, indicandolo.

"Cosa-" si accorse così della sua distrazione, Denki, battendo le palpebre "PRENDO UNO STRACCIO- ORA SISTEMO TUTTO" e corse nello sgabuzzino, a fare quanto appena urlato.

"Riesce a fare baccano in così poco" si tappò le orecchie, Hanta, ridendo di gusto.

Infondo il proprietario della palestra non sarebbe passato a controllare quel giorno, non c'era bisogno di agitarsi tanto, ma Kaminari sembrava non poter fare a meno di combinarne una delle sue.

Per tutti e tre risultava essere solo una soluzione precaria, quel lavoretto, ma al rosso tale impiego non dispiaceva affatto, adorava stare a contatto con le persone e vedere con quanto impegno desideravano migliorarsi, superare i loro limiti.

Quegli spruzzi di quotidianità erano protagonisti delle sue giornate e non sapeva, a quel tempo, quanto avrebbe dovuto tenerseli stretti.

un girasole a dicembre | KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora