Capitolo 7

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Katsuki mugolò nel sonno, lasciando vagare la mano sul materasso, alla ricerca di qualcuno il cui calore era improvvisamente svanito.

Aprì d'istinto gli occhi, non riuscendo a riconoscere tra le coperte arruffate la presenza del rosso, il quale difatti non vi era più al suo fianco.

Dove si era cacciato?

Si alzò in uno sbadiglio, andando a sciacquarsi il viso con dell'acqua fresca, in bagno, riuscendo a svegliarsi del tutto.

Evitò volontariamente quella che era la propria figura riflessa nello specchio, non aveva voglia di fare i conti con sé stesso, specialmente di prima mattina.

Quando udì una sequenza di rumori non troppo lontani, rivolse di scatto il volto verso la porta, incamminandosi poi in direzione della fonte di tale fracasso.

"Cosa stai facendo?" aggrottò la fronte, Bakugo, trovando Kirishima chinato a ripulire il caos scaturito dalla caduta di svariati ingredienti, sul pavimento.

Era incredibile quanto fosse sempre così disordinato.

"Oh-" si alzò immediatamente l'altro, notandolo finalmente destato dal suo sonno, "buongiorno!" sfoderò un amplio sorriso, caratterizzato dalla propria aguzza dentatura, "preparo una colazione speciale" annunciò, radioso, "resti per la mattinata, no?"

Katsuki parve indugiare quasi, prendendosi qualche secondo prima di replicare.

"Sì, resto un po'" soffiò soltanto, "comunque" volse lo sguardo sulle proprie mani, le quali trovò essere avvolte da delle fasce, "non c'era bisogno mi medicassi"

"Quelle ferite avrebbero potuto prendere infezione" scrollò le spalle, Kirishima, "con chi hai fatto a botte?" ne approfittò per avere un quadro più chiaro della situazione e di cosa fosse accaduto.

"Non ha importanza" roteò lo sguardo, il biondo, già pronto a dileguarsi nella camera adiacente per astenersi dall'argomento.

Desiderava che, per ora, questo non sfiorasse neanche un minimo la sua mente e memoria.

"Pensavo..." deglutì, "che dopo ieri notte avessi deciso di fidarti di me" sussurrò in seguito, sospirando, intristendosi appena.

Tentava con tutto sé stesso di riuscire a comprenderlo.

Bakugo inarcò un sopracciglio, bloccandosi all'uscio della porta "non è questione di fidarsi o meno, non siamo all'asilo"

"Allora cos'è?" si avvicinò lesto a colui che persisteva nell'essere tanto sfuggente ed enigmatico, "il mio intento è solo di aiutarti, permettimelo" espose quelle che erano le sue più pure e sincere intenzioni.

"Non mi serve la carità di nessuno" smarrito in quelle iridi profonde quanto il cosmo, Bakugo fu certo di aver visto trapelare da esse una forte determinazione.

"Accettarmi non ti renderà debole" proferì tali parole, a pochi centimetri dal viso di egli, sicuro fosse quella la ragione del suo esitare, "vorrei che tu trovassi in me un rifugio" disse, quasi in una velata supplica, "un posto in cui sentirti a casa"

Katsuki schiuse le labbra, non capendo come potesse la sua condizione interessargli a tal punto, non era la prima volta che assumeva riguardi simili nei propri confronti.

Era per ciò che avevano condiviso, o vi era celato un secondo fine?

"Non hai la minima idea di chi io sia, questo tuo comportamento è assurdo" non osò guardarlo ancora, aspro nei toni, "vedi di finirla, prima che-"

Kirishima avvolse il suo viso con i palmi, costringendolo ad incontrare ancora i suoi occhi.

"Proprio per questo" sussurrò, "consentimi di conoscerti" accennò un dolce sorriso, muovendo piano i polpastrelli sulle sue gote, "non sei solo quello che vuoi mostrare, lo sai anche tu"

Le iridi del biondo assunsero, d'improvviso, una lucentezza differente dal solito, non sapendo più cosa dover pensare riguardo quel giovane.

Non dava proprio l'idea di star mentendo, eppure, Bakugo non si capacitava di come potesse rivolgergli parole simili con tanta semplicità.

Lo confondeva, lo scombussolava.

Ma gli infondeva calma, tranquillità al tempo stesso.

Che strano, sei davvero strano.

Nel momento in cui il forno, tramite lo scattare del timer, segnò la cottura dei biscotti al cioccolato, Katsuki si ritirò dal suo tocco, dirigendosi subito sul divano.

Kirishima sospirò, avviandosi a dare luce alla sua creazione, nella speranza fosse uscito fuori qualcosa di minimamente commestibile.

"Non sembrano essere venuti malaccio" si sedette al suo fianco, il rosso, con un vassoio posto sulle sue gambe, "assaggi?" gli porse un biscotto dalla forma irregolare, appena bruciacchiato sul fondo.

Bakugo prese le sue distanze, sistemandosi a gambe incrociate all'estremo del divano e facendo una lieve smorfia, non sembrava parecchio convinto di prestarsi come cavia.

"Per favore?" insistette, il rosso, battendo le ciglia.

"Non fare quella faccia" sbuffò di tutta risposta, riducendo le palpebre a fessure, "solo un morso" sottolineò in un borbottio.

Kirishima annuì con energia, aspettando impaziente un suo parere, "allora?" si agitò sul posto, "allora?"

"Ho mangiato di peggio" parlò a bocca piena, Katsuki, "ma è fin troppo dolce"

"Però ti piace" sorrise soddisfatto, l'autore, accendendo la televisione.

"Non cominciare a rigirare le cose a modo tuo, stronzo" lanciò sul vassoio il biscotto, ormai privo della sua metà.

"Certo, come dici tu" rise piano, Eijiro, scegliendo il canale dove vi erano riportate le notizie quotidiane.

Alzò il volume quando un annuncio in particolare catturò la sua attenzione.

"Straziante è l'appello dei genitori della giovane Uraraka Ochako, scomparsa da due settimane nei pressi di Yokohama, Kantō.

La diciannovenne si era diretta nella città assieme ad un gruppo di amici, ma, purtroppo, non ha mai fatto ritorno a casa.

Altrettanto preoccupati sono i suoi coetanei, scioccante è la testimonianza di uno di loro, il quale l'ha veduta svanire sotto i suoi stessi occhi: Midori-"

Bakugo si appropriò del telecomando, cambiando canale.

"Perché l'hai fatto?" batté le palpebre, Eijiro, interessato alla vicenda.

"Non è nulla di nuovo" soffiò, egli.

"Le persone, di questi ultimi tempi, scompaiono come mosche" esalò, infine.

un girasole a dicembre | KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora