Capitolo 6

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Non dev'essere difficile...

Con la rapidità di un proiettile, un pugno venne scagliato, soffocato fra i denti fu un lamento di dolore.

Per te...

Un caldo liquido si cosparse al suolo in macchie dal colore cremisi.

Sporcarti le mani di sangue...

Secondo fu il colpo che si udì in un tonfo, subito seguente fu la fitta che attanagliò le sue carni, ma in fin dei conti, la sofferenza fisica non era che di passaggio.

Katsuki strinse i denti, marcando maggiormente la mandibola ben definita, scrutando sgorgare dalle proprie nocche ciò che delle sue iridi ne imitava alla perfezione il colore.

Aveva lasciato che la collera si impadronisse di ogni cellula del suo corpo, portandolo a colpire il muro di un lurido vicolo con violenza.

Si fermò un attimo cosicché potesse riprendere fiato, per lo sforzo il suo petto si alzava e abbassava a tempi irregolari, che andarono man mano a stabilizzarsi poi.

Era cupo in volto, afflitto da ciò che rappresentava un misto di rabbia e forte angoscia.

Ancora una volta era stato messo alle strette e l'unica cosa che riuscì a fare fu proprio ferire sé stesso, l'artefice di tutto.

I tre malviventi si erano dispersi soltanto qualche minuto prima nel buio di una notte che, un tempo stellata e lucente, ora era colma di grandi nuvole scure.

Le parole del corvino, il potere che aveva avuto sull'altro bruciavano ancor più dei freschi tagli sulle sue mani.

Bakugo si pentì.

Si pentì di non essersi difeso a dovere, di aver abbassato la testa di fronte alle minacce.

Più di ogni altra cosa detestava essere costretto a calpestare l'orgoglio e quel che restava della sua dignità, ma era comunque consapevole che fare altrimenti significava solo andare incontro ad un imminente suicidio.

Ciò che ebbe la meglio su di lui fu il semplice istinto di sopravvivenza.

Si accorse con ribrezzo, Katsuki, come le mani di quegli orridi individui avessero stretto la loro presa attorno alla sua stessa vita.

Stava venendo trasformato nel mostro in cui tutti lo avevano sempre rivisto.

Un criminale che trae soddisfazione al veder versato sangue altrui.

Serrò le palpebre in un sospiro, sarebbe accaduto prima o poi, no?

Per quanto una persona ci provi, esistono cose che non sono fatte per essere cambiate, l'aveva imparato da tempo ed era quasi stufo di ripeterselo ogni giorno.

Non c'era scelta, d'altronde non ne aveva mai avuta granché.

Non sarebbe mai diventato una persona migliore.

Riprese il proprio vano vagare, allontanandosi dal luogo che aveva reso scoperta una delle sue parti peggiori.

Quella impotente.

Kirishima, nonostante la tarda ora, era ancora steso sul divano a far tutto tranne che riposare.

L'unica cosa che poteva scorgersi nel completo buio pesto del salotto, era il suo volto illuminato dalla bluastra luce del telefono.

un girasole a dicembre | KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora