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"I will try to fix you."

Fix you, Coldplay

Lena

Non faceva male, morire. Era quello che stavo facendo. O almeno credevo, non ne ero sicura.

Vedevo il cielo limpido sopra di me e sentivo l'aria fresca accarezzarmi la pelle. Le palpebre si facevano pesanti ed io iniziavo a non sentire più il mio corpo. La testa mi fu sorretta per evitare che cadesse all'indietro e, all'improvviso, i miei occhi videro l'immagine sfuocata di Shawn. Tentava di parlarmi, ma io non capivo nessuna delle sue parole. Andava bene così, però. Andava bene sapere che l'ultima cosa che avrei visto sarebbe stata lui.

Avrei voluto rischiare di più per lui, avrei voluto parlare quando dovevo parlare e agire quando dovevo agire. Avrei voluto prendere tutti gli aerei che volevo prendere, credere nell'amore che reputavo perduto. Avrei voluto vivere Shawn di più. Ma andava bene perché la sua mano in quel momento stava stringendo la mia.

Come dicevo, la morte non faceva male. La vita, al contrario, era veramente dolorosa. La morte era semplice, veloce. Era buio improvviso, dolce culla nello spazio sconosciuto. Se avessi potuto scegliere tra il riposarmi in eterno in quella landa che mi stava accogliendo a braccia aperte e l'affrontare l'amaro futuro, che cosa avrei fatto? Sentivo il bisogno fisico e mentale di una tregua da tutto. La signora incappucciata mi tendeva, suadente, la sua mano ed io riuscivo a sentirla vicina alla punta delle dita.

Il volto di Shawn, rovinato dalla disperazione, iniziava a svanire. Non poteva fare niente per tenermi con lui e questo lo stava straziando: lo sentivo nella sua voce che ormai mi arrivava debole alle orecchie.

Ero sempre stata solita scappare, nascondermi, ma quella volta imboccare la strada più facile stava a significare perdere Shawn. Tentai di memorizzare i suoi tratti sperando di poterne avere un ricordo tanto vivido che mi sarebbe bastato anche dall'altra parte, ma non era così. Non mi sarebbe mai bastato. Con immenso sforzo tentai di tenere gli occhi aperti e scelsi la parte peggiore, la strada tortuosa e accidentata: la vita.

"Lena, non lasciarmi. Rimani cosciente, okay? I soccorsi stanno arrivando. Non te ne andare." Shawn mi strinse pregandomi con voce spezzata.

Ero così affaticata. Dipendeva solo da me decidere se restare o no? Ce la stavo mettendo tutta, ma ero talmente debole da sentirmi affogare poco a poco.

"La vita non è la parte peggiore finché ci sei tu." Mormorai accarezzando con le ultime forze la mano che stringeva la mia.

Gli occhi bagnati di Shawn mi guardarono spaventati e, stringendomi come se la sua presa su di me potesse mantenermi con lui, pronunciò le parole che pensavo non avrei avuto il beneficio di sentire.

"Ho bisogno di te. Ne ho sempre avuto e ne avrò sempre. Per favore." Scandì ogni parola mentre la sirena dell'ambulanza risuonava sempre più distinta.

Chiusi gli occhi.


*


Era da qualche tempo, non sapevo se minuti o ore, che una melodia risuonava dolcemente nella mia testa. Era questo che c'era dall'altra parte? Era un bel suono, un suono di uno stile familiare.

Tuttavia, tutto attorno a me era buio. La mia mente iniziò a correre freneticamente. Dopo la morte c'era solo l'oscurità? E poi, avevo ancora una mente? Sicuramente, altrimenti non avrei potuto essere così spaventata. Non mi sentivo in possesso del mio corpo, non riuscivo ad ordinargli di muoversi quindi, forse, non ne avevo più uno.

Portland 3 » Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora