10° CAPITOLO

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Mi sveglio nel buio più completo, nel vano tentativo di mettere a fuoco qualcosa. Sento dell'aria fredda pizzicarmi fastidiosamente la pelle, molto simile ad un respiro. Non ho la minima idea di dove sono. Mi alzo cautamente tastando le coperte troppo morbide per essere quelle della mia camera che mi avvolgono come una mummia, finché non tocco qualcosa di molto simile ad una mano. A quel punto grido con tutta l'aria che ho nei polmoni. << AHHHH>>, grida a sua volta una voce maschile raucamente. Qualcosa, o meglio, qualcuno cade dal letto con un tonfo. Improvvisamente mi tornano in mente tutte le ore precedenti prima che io mi addormentassi. Mi sporgo dal letto, accendendo la luce sopra il comodino per poi scostare le coperte ed alzarmi dal letto.
<< Che cavolo ci facevi nel mio letto, razza di maniaco?!?>>, grido a Grey che nel frattempo si è alzato dal letto, ancora mezzo addormentato. << Razza di maniaco??? Sei tu che mi sei venuta a chiamare in piena notte perché sentivi «Qualcuno che ti chiamava»>>, ribatte, fingendosi offeso. Lo guardo meravigliata, visto che non mi ricordo assolutamente di averlo chiamato. Che bello, oltre che a sentire voci e fare incubi su una stupida ragazzina inquietante che mi dà il tormento, sono anche sonnambula e parlo nel sonno! << Ah>>, mi limito a dire, ricordandomi con grande imbarazzo di essere ancora in pigiama e per giunta senza pantaloni, visto che faceva troppo caldo. << Esci subito dalla mia stanza!>>, gli grido, facendolo sobbalzare e quasi scappare dalla stanza.

Dopo aver aperto le imposte e le finestre per far arieggiare un po' la stanza, mi vesto con la maglietta del giorno precedente e mi raccolgo i capelli in una coda alta. Poi mi guardo allo specchio, fissando le mie occhiaie come se non avessi dormito da tre giorni.

<< Vado a comprare qualcosa per colazione... vuoi venire con me?>>, mi chiede Grey appena entro in soggiorno, rivolgendomi un sorriso per via della maglietta che indosso. Io annuisco, ricordandomi che devo assolutamente trovare un telefono pubblico per chiamare mio padre. Quindi corro di nuovo in stanza, mi metto in fretta e furia le scarpe e, dopo aver chiuso la porta, lo raggiungo in macchina.
<< Aspetta... e con cosa pagheremo?>>, gli chiedo, guardandolo leggermente preoccupata. << Grazie al nostro amico di ieri!>>, dice ovvio, alzando il portafoglio dell'uomo che ieri ha messo K.O. << Perfetto>>, dico a bassa voce, mentre Grey mette in moto la macchina.

<< Papà?>>, dico dopo aver messo un po' di moneta ed aver digitato il numero di mio padre in una cabina telefonica.
<< Tesoro, sei tu?>>, dice mio padre, al che mi viene un groppo in gola. Mi manchi, gli vorrei dire, ma mi trattengo sentendomi un po' a disagio, visto che vicino a me cè Grey. << Sì. Sono... siamo a Lake Claiborne>>, gli dico, correggendomi ed arrotolando il filo del telefono tra le dita.
<< Papà, mi vuoi dire cosa sta succedendo, per favore?>>, gli chiedo assumendo un tono di voce serio, quasi pregandolo. << Tua madre era da un po' che non stava bene, Hannah, lo sai anche tu. Soprattutto negli ultimi due anni è peggiorata e...>>, mi incomincia a dire ma io lo interrompo dicendo con una punta di nervoso: << Papà, io non sto parlando solo della mamma... ma di quello che sta succedendo ORA! Perché sono qui? Me lo vuoi spiegare???>>. Rivolgo lo sguardo a Grey, che nel frattempo mi sta fissando. << Sei lì per il tuo bene... senti, Hannah, è complicato da spiegare. Non credo che tu sia ancora pronta per sapere tutta la... verità>>, dice, abbassando il tono di voce, incerto su cosa dire. << La verità? QUALE VERITA? Papà, cosa mi tieni segreto?>>, gli grido con le lacrime agli occhi. Non sono più una bambina, gli vorrei gridare! Però in quel momento il mio tempo è scaduto. Dall'altro capo della linea sento solo un fastidioso bip, bip, bip. << Dammi altre monete, lo devo richiamare ORA!>>, dico a Grey che nel frattempo mi fa segno di no con la testa. Prima che io possa controbattere e gridargli contro, lui mi prende la mano e corriamo insieme verso la macchina. Entrambi saliamo e appena chiuse le portiere, gli dico sbraitando e guardandolo male: << Perché lo hai fatto???>>. Lui mi fa segno di abbassarmi ed io di malavoglia ubbidisco. Proprio in quel momento una macchina della polizia ci passa di fianco. << Ora capisci?>>, dice dopo un po' ed io annuisco un po' in imbarazzo. << Ora andiamo a casa... torneremo qui un'altra volta>>, dice, inserendo le chiavi nel cruscotto, mentre addento nervosa una brioche.

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