<< Cosa vuoi mangiare?>>, mi chiede Grey la sera stessa mentre sono distesa sul divano. Il suo atteggiamento nei miei confronti, nell'arco di neanche cinque ore, è cambiato drasticamente. Da freddo e distaccato a gentile e disponibile... quasi dolce.
<< Sorprendimi>>, gli dico, al che mi fa l'occhiolino, andando verso i fornelli. Quasi non mi rendo conto che non assomiglia neanche lontanamente al ragazzo che ho conosciuto al centro di salute mentale solo un paio di settimane fa, tralasciando ovviamente i suoi capelli neri a spazzola ed i suoi inseparabili piercing. Per il resto il suo vestiario adesso non è più monocromatico, ovvero solo nero, ma comprende anche colori come il blu, il grigio e certe volte il bianco, visto che è in un certo senso è obbligato a indossare i vestiti di mio padre che non amava e non ama tuttora i colori troppo scuri perché dice che lo ingrassano. E cosa ancora più strana è che non porta più il mattone di ombretto nero sugli occhi, facendoli così sembrare ancora più grigi e grandi. << Grazie per prima comunque...>>, dico imbarazzata al che lui si gira e mi guarda con quei suoi occhi grigi che potrei guardare anche per ore senza mai stancarmi. << Non mi devi ringraziare. Sai, mia madre diceva che un abbraccio risolve sempre tutto... sono felice che abbia funzionato. Non avevo mai abbracciato una persona... cioè, nel senso, sono sempre stato abbracciato, ma non ho mai preso io l'iniziativa. È stato bello... soprattutto quando ho visto che ti calmavi sempre di più>>, dice, abbassando lo sguardo e girandosi di nuovo verso i fornelli. Wow... non ha mai parlato così tanto. Sta facendo progressi! Dice la vocina ironica. Lo sai che potresti vincere un premio per la tua simpatia, le chiedo, alzando gli occhi al cielo. Lo so, tesoro! Almeno non sono noiosa come te... << Hey, ci sei?>>, mi chiede Grey, interrompendo la mia conversazione mentale. << Sì, scusa... cosa mi hai chiesto?>>, dico, scrollando leggermente la testa per zittire la vocina che continua a blaterare cose senza senso. << Non ti sembra strano il comportamento di tuo padre?>>, mi chiede, tendendo lo sguardo fisso sulla fiamma azzurra dei fornelli. I giorni precedenti avevamo fatto un paio di tentativi di chiamarlo sul cellulare, ma niente da fare, non rispondeva. << Non lo so... sinceramente non sto capendo più niente di tutta questa situazione. In questo periodo sto pensando a troppe cose contemporaneamente e ho una moltitudine di domande senza ancora una risposta che rimarranno sospese nella mia mente con un grosso punto interrogativo finché mio padre non mi risponderà a quel dannato telefono. Tra poco più di un mese ricomincerà la scuola e io non so ancora quando ritorneremo a Jacksonville e soprattutto, visto la situazione, se ritorneremo. Sei, anzi, siamo ricercati dalla polizia e sinceramente non ho nessuna voglia di essere sbattuta in prigione. Per fortuna questa cittadina è abbastanza isolata dal resto del "Mondo" in tutti i sensi, visto che non cè un granché di connessione e quindi di conseguenza non funzionano bene le radio e la TV... perciò è difficile che qualcuno abbia sentito parlare di noi. Ma la domanda che mi pongo più spesso è cosa mi nasconde mio padre e soprattutto perché ci tiene così tanto a tenermelo segreto. Incomincio a pensare che non risponda al cellulare solo per non riprendere il discorso e questo mi fa saltare letteralmente i nervi. Cosa sarà di così tanto scandaloso?>>, dico ponendo la domanda a nessuno in particolare. Grey in risposta alza le spalle, non sapendo cosa dire. << Spero solo che stia bene>>, dico alla fine a bassa voce, immaginandolo da solo sul divano a fissare pensieroso una foto nostra.Dopo una mezz'ora, la cena è finalmente pronta. << Prendo un attimo la Coca Cola...>>, dice Grey, mentre mi siedo per terra sul portico di casa che affaccia al lago. Ad un certo punto si sentono le note di "We will rock you" dei Queen.
<< Non ci posso credere! Sei riuscito a far funzionare il giradischi! Non credevo che fossi un mago>>, dico sorpresa, appena si siede vicino a me. Lui in risposta mi fa l'occhiolino ed io gli rivolgo un sorriso timido. << Grazie>>, dico quando Grey mi porge una lattina di Coca. << Bon apetitit!>>, esclama, facendo cin cin con i panini ed addentando entrambi il proprio. << È buonissimo!!! Con cosa è fatto?>>, gli chiedo a bocca piena, facendolo sorridere.
<< Macinato di carne, ketchup, formaggio e chili... tanto chili!>>, dice, prima di bere un sorso di Coca. << Non sapevo che oltre ad essere un mago fossi anche uno chef di questi livelli!>>, gli dico, sinceramente stupita. << Ho molte doti nascoste>>, dice al che io lo guardo perplessa ed entrambi scoppiamo a ridere. Per la prima volta in questi giorni mi sento al sicuro.<< Comunque sì... ho ucciso mio padre>>, mi dice all'improvviso, mentre siamo stesi sul prato a guardare il cielo ricoperto da una spolverata di stelle, una più luminosa dell'altra e di varie grandezze. << L'ho dovuto fare. Lui... lui continuava a fare del male a mia madre. La picchiava ogni santo giorno, quando ritornava la sera a casa ubriaco. E io ogni maledetto giorno ero obbligato a vedere questa scena che si presentava all'infinito. È sempre stato violento, fin da quando ero piccolo. Lei cercava di fermarlo, di chiedere aiuto, ma nessuno la ascoltava. Nemmeno i vicini ed i genitori di mio padre, visto che i nonni da parte di mia madre sono entrambi morti nessuna ha fatto niente, nemmeno quando l'ha denunciato alla polizia. Tutti avevano paura di lui. Questo è uno dei motivi per cui andavo male a scuola... non riuscivo a concentrarmi, a studiare. Non riuscivo a fare niente. Mi mettevo ad ogni lezione nei posti in fondo alla classe, in un angolino, e mentre scarabocchiavo frasi senza senso e disegnavo scene di mia madre che era felice, speravo di non essere notato. Ma ovviamente per questo mio atteggiamento e per il mio aspetto venivo preso di mira da tutti. Ogni volta che passavo per il corridoio non mancava che qualcuno mi indicasse e facesse dei commenti stupidi come per esempio che mia madre era una poco di buono, che ero depresso e passavo le mie giornate a tagliarmi o che ero troppo sfigato per avere una ragazza, visti i miei piercing e il mio stile. Però nonostante tutto, lui non si fermava... continuava a farle del male ed ogni giorno lei si riempiva sempre di più di lividi, ferite e sofferenza... finché io non l'ho ucciso quando avevo quindici anni... l'ho pugnalato con un coltello da cucina dritto al cuore. Non mi scorderò mai e poi mai la faccia di mia madre quando l'ho fatto... era disgustata, ma allo stesso tempo sapevo che in cuor suo mi aveva detto grazie di averla liberata da tutti quegli anni di sofferenza e dolore. Poi però lei... lei si è buttata dalla finestra. Si è suicidata davanti ai miei occhi questa è l'unica cosa che non le perdonerò mai. Mi ha lasciato in balia di tutto, solo. Mi ricordo solo che non ho pianto. Non riuscivo a gridare, non riuscivo a muovermi. Non mi restava più niente. Il giorno dopo mi ha trovato la polizia, a casa, sporco del sangue di mio padre. Senza che io avessi modo di difendermi in qualche modo, anche se sapevo perfettamente che non volevo farlo perché tanto avevo perso tutto quando mia madre si è buttata, mi rinchiusero al carcere minorile. Ci sono stato per due anni... forse i migliori della mia vita. Finalmente potevo stare da solo, senza nessuno tra i piedi che mi giudicasse o mi guardasse male. Tutti mi rispettavano, perché avevano paura di me. E chi non lo faceva, conosceva le conseguenze. Mi soprannominavano "Il mostro". Ero il peggiore. Sono perfino arrivato a picchiare le persone che mi ricordavano mio padre. Certe volte vincevo, certe volte no. Lì, in quel posto, nonostante tutto, mi sentivo a mio agio. Mi ero perfino fatto degli amici, finché non mi hanno portato a forza in quel manicomio governato da un pazzo maniaco... il dottor Fitzt. Mi drogava non solo di farmaci, ma anche di paura. Credevo di star diventando pazzo. Sentivo voci, vedevo cose che in realtà non erano vere. Vedevo mia madre dappertutto... particolarmente in quella serra. In un certo senso mi sentivo come se fossi ritornato piccolo. Come se quell'uomo schifoso di mio padre si fosse reincarnato nel dottor Fitzt, se non peggio, visto che quello che faceva mio padre a mia madre, il dottor Fitzt lo faceva a me e quindi lo vivevo in prima persona. Forse era la conseguenza per quello che avevo fatto. Comunque di una cosa ero certo. Mi sentivo prigioniero... volevo morire. L'unica cosa che mi spronava a continuare in un certo senso eri tu>>, mi dice, voltandosi per guardarmi con i suoi occhi grigi scuri che risplendono sotto il chiarore della luna. << Io...>>, incomincio, toccata per le sue parole. Non so cosa dire. Mi viene quasi da piangere per la sua storia. Oddio, ma ti sei per caso rammollita? Mi chiede la vocina indignata. Ma io la rinchiudo a chiave in una stanza nella mia testa, zittendola. <<... perché hai deciso di aiutarmi?>>, gli chiedo, trattenendo le lacrime. << Perché sei l'unica persona che non ha mai avuto paura di me>>, mi dice, asciugandomi una lacrima che mi è sfuggita. Ci avviciniamo entrambi e Grey mi sorride. Mi sento come se lo conoscessi da una vita, come se prima di conoscerlo la mia esistenza fosse stata solo superflua, come se per tutto questo tempo mi fosse mancato qualcosa di essenziale per rendermi davvero felice... tutte le risposte alle mie domande riconducono a lui, Grey. Ho la netta sensazione che quando ci siamo visti per la prima volta, quella notte, i nostri destini si sono legati indissolubilmente con dei fili invisibili e quasi impercettibili. Ormai ci sono solo pochi millimetri che ci separano. Sento la vocina scalpitare dietro la porta immaginaria, ma io ormai sono in un altro mondo, e questa volta non sono da sola... c'è Grey con me. Rompiamo insieme l'aria che ci separa e ci baciamo con passione. Un insieme di emozioni mai provate, mi invadono e temo di avere un infarto da un momento all'altro per la loro bellezza. È come se le nostre bocche, nostri nasi, tutto di noi fosse stato fatto per stare insieme, per sempre.
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Paranormal Love
ParanormalHannah è una ragazza di diciassette anni che vive a Jacksonville, in Florida, e che ogni giorno si nasconde dietro ad un muro fatto di menzogne, mascherate attraverso il suo lato arrogante ed il suo aspetto da ragazza popolare e viziata. In realtà n...