Prologo

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Quella era una ragazza strana e non smise mai di esserlo, tentava di scappare da qualsiasi emozione per paura di diventarne vittima. Amava sicuramente il nero e non poteva farne a meno, perché in fondo lei stessa era il nero. Riusciva a passare senza molte difficoltà dal sembrare un cucciolo indifeso allo sfoderare l'artiglieria e sembrare un soldato in guerra. Lei era tutto questo e, anche se questi suoi sbalzi d'umore ti facevano impazzire, una volta che l'avevi conosciuta non potevi farne a meno. Il rosa dei suoi capelli era soltanto il frutto di una protesta a se stessa, un voler essere diversa dall'idea che si era fatta di ciò che sarebbe diventata finito il liceo. Era complicata, cavolo se lo era. Aveva troppe cose dentro e forse questo determinò l'annullamento della sua corazza, l'abbassarsi delle sue difese.

Non era semplicemente nero, ma inglobava tutte le sfumature di questo colore. Era il virus e il vaccino. Era il veleno e l'antidoto. Era tutto ed era niente. Era Sharon Jackson.

La conobbi, è vero, ma sono sempre più convinto di non esserci mai riuscito del tutto.

Ciò che il cielo non ci diceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora