Capitolo 13

26 5 11
                                    

Sharon
《Sposami dolcezza!》esclamò a gran voce Tyler, uno degli amici di Jacob, guardando Daniel piagnucolare per aver perso nuovamente a beer pong contro di me
《Quando vuoi Tyty.》risposi io facendogli un'occhiolino.

Ero con il moretto e i suoi amici da circa quattro ore e mi stavo divertendo da matti.
Li avevo già conosciuti, ma stavolta era diverso, avevano cercato di farmi sentire parte del gruppo e c'erano riusciti, li amavo già.

Non mi capitava spesso di fare nuove conoscenze e mi ero dimenticata come fosse passare una serata tranquilla con dei ragazzi della mia età.
Avevo degli amici è vero, ma variavano di settimana in settimana e le serate più tranquille erano quelle nei pub dove la musica era ad un volume medio ed erano così rare che quelle dell'ultimo anno si potevano contare sulle dita di una mano.

《Sapete cosa ci vorrebbe adesso?》esordì Cam
《Il dolce alla birra preparato dalla mia dolce Elle. Vi prego sto morendo dalla fame!》scoppiammò tutti a ridere e mi appuntai mentalmente di cercare su Google cosa potesse esserci dentro un dolce alla birra.

Due ore dopo, mentre sfrecciavamo per le meravigliose strade di New York, diretti verso casa mia, Jacob era molto silenzioso, ma pensai che fosse soltanto stanco. Guardavo i grandi edifici illuminati, accanto ai quali sfrecciavamo nel buio della notte, attraverso il mio finestrino e non facevo altro che pensare che il ragazzo che avevo alla mia sinistra probabilmente era il figlio dell'uomo che negli ultimi mesi aveva cercato di rovinarmi la vita. Eppure non volevo crederci, speravo con tutta me stessa che non fosse vero, che per una volta nella mia insignificante e triste vita avessi incontrato qualcuno di vero che non aveva intenzione di approfittarsi di me o della mia gang.

Non avevo mai avuto relazioni durature proprio per questo motivo, tutti si avvicinavano a me per interessi personali e mai per interesse nei miei confronti. Uno però c'era stato, ma, come tutti nella mia vita, era stato allontanato dal mio mondo e dal mio enorme orgoglio, però lui lo avevo amato veramente.

Venni scossa dai miei pensieri dallo squillo di un cellulare che riconobbi come mio. Lo tirai fuori dalla borsa e quando lessi il nome sul display accettai la chiamata preoccupata da cosa potesse dirmi Jj a quell'ora della notte.

《Dimmi Jj.》
《Shar sono io, Axelle. Ho un problema serio e temo di avere bisogno del tuo aiuto.》a quelle parole senti una fitta al cuore e feci segno a Jacob di accostare, lui eseguì preoccupato dal mio sguardo.

《Cosa è successo Axelle?》domandai
《È zio Jason, sta litigando con un tizio qui di fronte ed è ubriaco, ubriaco perso. Non so cosa fare non c'è nessuno qui, non vogliono darmi ascolto... ti prego aiutami!》la sua voce rotta dal pianto mi fece intendere che non si trattava di una semplice scazzottata e mi allarmaii ancora di più

《Dove siete Ax?》le domandai decisa a raggiungerli
《Davanti al fast food, io stavo chiudendo e lo zio mi aspettava nel pub qui di fronte. Adesso però il pub è chiuso e non c'è nessuno qui.》continuò a piangere e io la rassicurai dicendole che sarei arrivata al più presto.

Chiusi velocemente la chiamata e mi rivolsi al mio autista
《Mi ha chiamata Axelle, la nipote di Jj, suo zio è ubriaco e nel bel mezzo di una rissa dovremmo raggiungerli davanti al fast food dell'ultima volta, è un problema per te?》
《Assolutamente no Shar! Andiamo subito.》anche lui sembrò molto preoccupato per quello che gli avevo appena detto e questo in qualche modo mi rassicurò un po' di più.

Jj non era mai stato il tipo che si ubriacava e creava risse inutili, qualcosa lo aveva fatto scattare e mi preoccupava sapere cosa.

Cinque minuti dopo eravamo già lì e la situazione non era delle migliori:
Axelle piangeva seduta sul marciapiede e Jj dava calci a delle bottiglie di birra vuote abbandonate sul ciglio della strada. Dell'uomo di cui mi aveva parlato la ragazza al telefono nessuna traccia.

Feci segno a Jacob di raggiungere Ax e indirizzati i miei passi verso Jj

《Se hai finito di distruggere quelle povere bottiglie avrei una certa fretta di andare, ho freddo e molto sonno.》la mia voce gli arrivò alle orecchie facendolo sussultare come se qualcuno gli avesse fatto scivolare del ghiaccio addosso.

Si voltò verso di me e una cosa era sicura: aveva bevuto e anche troppo
《Ti ha chiamata Axelle, non è vero?》disse con voce tremante.
Annuì

《Forse non avrei dovuto, forse... non davanti a lei almeno.》quello che diceva era molto confuso e l'alcol che aveva in corpo incollava la sua lingua e le sue parole.

《Cosa è successo Jj?》chiesi facendo un passo verso di lui
《Lui era uno di loro, un uomo in cerca di gloria agli occhi del grande capo. Voleva avvicinarmi con la scusa che fossi ubriaco e non ho retto.》iniziava ad è essere più lucido.

《Mia sorella crede che ad Axelle non faccia bene vivere con me e vuole indurla con l'inganno ad andare a stare con lei》

I genitori di Axelle erano morti ormai da diversi anni e lei era andata a stare con il fratello di suo padre, Jj che l'aveva sempre cresciuta come figlia sua.
Dio solo sa quanto volesse bene a quelle ragazza.

《Sai che Ax non ti lascerebbe mai.》gli feci notare

《Lo so Sharon, ma fa ugualmente male.》sbottò. Colpì un'altra bottiglia e si sedette sul bordo del marciapiede.

D'istinto mi avvicinai e presi posto al suo fianco.

Quell'uomo era un ammasso di muscoli e io accanto a lui scomparivo, quindi era difficile immaginarselo piangere.
Eppure quella notte lo fece, pianse forte, ad alta voce e non so se fosse l'alcol a dettare le sue condizioni o se fosse già di suo con l'autostima sotto i piedi.

Gli appoggiai una mano sul braccio enormemente muscoloso e presi la parola
《Io non conosco persona a questo mondo, Jj, che possa prendersi cura di quella meravigliosa ragazza che è tua nipote meglio di come hai sempre fatto tu. Sei una figura paterna per lei e gli altri sono solo gelosi del vostro rapporto amico mio, fregatene di chi parla a destra, a sinistra o alle tue spalle. Tu sei un grand'uomo e lo sappiamo tutti che sotto quei muscoli c'è un grande cuore tenero che pulsa e pompa amore.》

Il grande omone si avvicinò a me per appoggiare la testa sulla mia spalla e una volta che i suoi singhiozzi cessarono alzai lo sguardo in cerca di Jacob e Ax.

Li trovai dalla parte opposta della strada nella stessa posizione in cui eravamo sistemati io e Jj

Il viso angelico della mia migliore amica era nascosto dalle spalle del ragazzo che con un solo salto era entrato nella mia vita sconvolgendola.

Incrociai il suo sguardo imbarazzato dalla ragazza che aveva attaccata addosso e lo ringraziai con gli occhi.

Lui capì e mi sorrise.
E quella sera capii, che niente al mondo sarebbe mai stato bello quanto il suo sorriso.

Spazio autrice
Scusate l'assenzaaa.
Avete iniziato la scuola voi?

Ciò che il cielo non ci diceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora