Prologo - Il popolo guerriero di Korzus

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Il sole faticava a sorgere a Korzus. Nubi cariche di tempesta si addensavano in un cielo plumbeo anche quel giorno. La piazza era gremita di anime, sudicia e caotica come in ogni occasione ufficiale. E per ufficiale, a Korzus, quasi tutte le volte s'intendeva un'esecuzione pubblica. Un omino dalla testa calva si fece strada tra la folla mentre sotto braccio teneva una pergamena arrotolata. L'uomo salì su un palchetto malandato adibito per l'occasione e annunciò in tono solenne: "Fate silenzio al cospetto dei nostri magnifici re: Dilus il Saggio e Quatarius il Bruto!" . Da un sipario consunto apparvero i due Re con il palchetto che scricchioló ad ogni passo. A Korzus la bellezza sembrava non esistere: tutto era essenziale, scarno, estremamente povero. Le piazza erano prive di sculture, i tempi erano delle rovine di pietra annerita assalite da piante rampicanti. Le strade erano ampie e polverose, e tutte emanavano lo stesso mefitico odore di piscio. Dalle abitazioni ai carri da trasporto, tutto era progettata unicamente per la sua funzionalità pratica, così come quel palchetto che sorreggeva i re.
Dilus arrivò al centro del palco e si schiarì la voce:

"Siamo qui riuniti guerrieri di Korzus, per punire un traditore. Non farò il suo nome perché la vergogna ha intaccato la sua identità. Egli da senza nome morirà e senza nome rimarrà anche dopo la sua morte. Che entri il condannato!" Urla di giubilo si alzarono come un ruggito dalla folla composta quasi esclusivamente da guerrieri.
In realtà tutta Korzus era composta da guerrieri. Le altre, poche, figure che si avvicendavano tra le vie desolate della città erano bambini (anch'essi futuri guerrieri) o schiavi, prigionieri appartenenti ai Re o ai guerrieri più anziani. Il senza nome entrò strisciando sul palchetto, trascinato a forza da due guardie tutto muscoli e capelli. Le guardie indossavano al piede dei sandali di cuoio che si abbinavano allo stile essenziale dei guerrieri di Korzus: petto nudo, sublicagulum malridotto a coprire le parti intime, protezioni di bronzo sulle spalle. Nessun elmo, i guerrieri di Korzus ritenevano che la protezione riducesse la visuale limitando l'abilità guerriera.
Giunto ai piedi di Dilus e Quatarius, il senza nome biascicò un suono distorto che aveva tutta l'aria di una richiesta d'indulgenza, ma quello che gli uscì dalla bocca fu solo sangue grumoso mischiato a saliva. Gli occhi neri e affilati di Quatarius tradirono un sorriso irridente mentre con un cenno del capo invitò Dilus a chiudere celermente la questione. Un cenno, nessuna parola, Quatarius non parlava mai. Nessuno a Korzus, a parte Dilus, poteva affermare di aver udito la sua voce. La violenza sembrava parlare per lui. Ma il Re non era muto, questo era certo, le sue urla di battaglia riecheggiavano ancora nelle orecchie dei nemici sconfitti. Dilus riprese a parlare e ad elencare alla folla in fermento i peccati di cui si era macchiato l'ormai senza nome. Con la sua elegante oratoria illustrò i punti della rudimentale legislazione che il prigioniero aveva trasceso, punti a dir poco deboli a dire il vero, ma con la sua persuasiva dialettica, Dilus, riusciva ad incantare qualsiasi interlocutore, aristocratico o uomo del popolo che fosse. Infido e manipolatore come pochi, colpiva i suoi avversari quando meno se l'aspettavano, come le vipere. Ciò a Dilus gli era valso il soprannome de "la Serpe". Un soprannome più opportuno de "Il Saggio" - come era nominato ufficialmente - ma che la gente osava proferire solo a bassa voce o alle sue spalle. E, in effetti, l'uomo aveva tutta l'aria di una serpe: nella sua tunica color cobalto si muoveva viscido e disarticolato facendo brillare i dettagli in oro del ricamo che spiccavano nel grigiore del grigio scenario. Anche a un occhio disattento non poteva sfuggire il fatto che Dilus fosse l'unico uomo coperto da abiti di pregio e che fosse decisamente più magro rispetto a Quatarius e agli altri guerrieri. Usualmente, quelli come lui morivano in giovane età, perché a Korzus l'unica legge suprema era quella del più forte. Ma Dilus aveva una qualità sconosciuta al più dei guerrieri: aveva acume. Questo gli aveva consentito di scavalcare la piramide politica fino a diventare uno dei due Re del popolo guerriero. Dilus era la mente, Quatarius, l'altro regnante, il braccio feroce e armato. I due Re si completavano, duopolio di un retaggio di antichissima tradizione che voleva che a Korzus non ci fosse mai un solo sovrano. Meglio due, dove l'uno poteva sorvegliare l'altro, e ciò la diceva lunga sulla natura diffidente degli abitanti del posto, sempre più inclini alle guerre che alle alleanze.

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