"Un bravo scrittore non dice che sta piovendo, ti fa provare che significa essere bagnati dalla pioggia."
Sono scomoda, la superficie su cui sono sdraiata è dura e fredda e ho un mal di schiena terribile.
Ma, dove mi trovo?
Ho le gambe intorpidite, non riesco quasi a muoverle. Mi arriva al naso un odore forte, sembra alcool. Ho la nausea e mi viene da vomitare. Ho la bocca impastata, berrei molto volentieri un po' d'acqua in questo momento, però non ho né la forza né la voglia di aprire gli occhi, ogni parte del mio corpo è dolorante e rimane immobile. Mi sembra di sentire una musichetta, forse la suoneria di un cellulare, o una sveglia. E' davvero fastidiosa e non fa altro che peggiorare il mio mal di testa.
Qualcuno può spegnerla?!
L'ho solo pensato o l'ho detto davvero? La situazione dev'essere davvero grave se non me ne sono neanche resa conto.
Aspetta... Perché sto parlando da sola?
Oddio, qualcuno spenga il mio cervello. Mi scoppia la testa. Sono così stanca, voglio solo dormire.
Un rumore molto forte spezza la tranquillità, sembra che sia caduto qualcosa e sia andato in mille pezzi. «Cazzo!» grida una voce maschile. Apro gli occhi di scatto. La testa mi gira fortissimo tutto intorno a me ruota vorticosamente, e impiego qualche secondo nel capire dove mi trovo.
Mi trovo in un salotto, seduta per terra, ho il sedere indolenzito e la schiena appoggiata al cuscino di un divano. Mi fa male ogni parte del corpo, provo a stirarmi allungando braccia e gambe. Ma mi rendo conto solo ora che Tyler ha la testa sopra le mie gambe, il che non mi aiuta. «Tyler alzati subito.» la mia voce è debole e rauca. Mi fa male la gola, non riesco a parlare. Tossisco e riprovo: «Dai Ty, svegliati.» stavolta mi esce una voce più decisa, ma Tyler non sembra muoversi. Lo scrollo per una spalla. Visto che non dà segni di vita, lo sposto bruscamente sul pavimento. Ha il sonno davvero pesante, perché continua a dormire. Provo ad alzarmi, ma una volta in piedi la testa inizia a girarmi più forte e mi si offusca leggermente la vista, mi sento cadere.
Mi reggo al bracciolo del divano per rimanere in equilibrio e cerco di riprendermi, mi guardo attorno.
La stanza è davvero in condizioni pietose: in giro ci sono una decina di persone che dormono tranquillamente sul pavimento, ci sono bicchierini di carta rossa e cartoni di pizza sparsi ovunque, per terra vicino al tavolo in sala da pranzo ci sono dei cocci di ceramica, probabilmente di un vaso rotto, insieme a lattine di birra e bottiglie di vetro.
Non ricordo assolutamente nulla, nella mia testa ho un enorme vuoto, è una sensazione orribile.«Peterson!?» sento una voce alle mie spalle, mi giro e vedo Andrew. A quel punto mi rendo conto di essere a casa sua. Non indossa una maglietta ed è in boxer. Il suo bel fisico è abbronzato e perfetto. Ha il viso di uno che sembra non dormire da giorni, con due enormi occhiaie che gli solcano il viso. Ha gli occhi lucidi, e barcolla leggermente, come se non riuscisse a stare in piedi. I capelli castani sono molto scompigliati, se li sistema con una mano e sorride. «Ciao...» riesco a dire confusa. «Hai un aspetto orribile.» dice squadrandomi da capo a piedi. «Anche tu non sei il massimo.». Si stringe nelle spalle, si gira ed esce dalla stanza senza aggiungere una parola.
Conversazione davvero emozionante.
Mi inizia a squillare il telefono. Non so dove sia. La suoneria proviene dal divano, sbuffo, mi sporgo su di esso e inizio a spostare bicchierini e coperte per cercarlo. Chi cavolo è che mi chiama? Perdo l'equilibrio e cado a pancia sotto, sui cuscini.
Che botta...
A quel punto lo trovo e rispondo alla chiamata senza guardare il nome sul display. «Pronto?» dico con voce strozzata, subito dopo me la schiarisco. «Mya?!» riconosco immediatamente mia madre terrorizzata. «Pronto mamma!?» questa volta parlo in modo forte e chiaro, ma mi devo sforzare, e mi continua a fare male la gola. «Mya dove sei? Io sono già arrivata. Ti sto aspettando.»
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La vita non ha le istruzioni
Romance«Sono una stupida, mi dispiace così tanto.» non riesco a guardarlo negli occhi mentre parlo. Ho fatto un enorme casino e ora mi sento terribilmente in colpa. «Ehi.» mi sorride, posandomi due dita sotto il mento, per costringermi a guardarlo. Il mi...