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Mi alzo di scatto ed esco dalla stanza ancora infuriata. Devo trovare un modo per uscire senza che mia mamma lo sappia.
Lei è in cucina «Vado da Abby, è da sua nonna.» dico, avvicinandomi svelta all'ascensore.
La nonna di Abby vive nel nostro stesso hotel, precisamente due piani sotto di noi. Si gira nella mia direzione «A fare cosa?» mi fulmina con lo sguardo.
Penso alla prima cosa che mi viene in mente. «A studiare. Per domani abbiamo un sacco di compiti da fare.» mento «Poi cosa ti importa? Posso fare quello che voglio con le mie amiche.» si avvicina «Abbassa il tono signorina, prima di andare scendi con me.» mi dice. «Perché scusa?» domando acida «Non posso fidarmi di te, Mya. Non sono nata ieri, mi voglio solo accertare che tu non scappa di nascosto.» preme il tasto dell'ascensore «Io non ci credo!» sbotto.

Appena arriviamo al piano terra, mia mamma si avvicina a Brett.

Ora cos'ha in mente?

Alzo gli occhi al cielo. «Brett, potresti controllare mia figlia?» lui la guarda sbigottito. «Mamma scherzi? Non ho bisogno di un baby-sitter!» urlo battendo i piedi per terra. Attiro l'attenzione delle persone che sono nella hall che iniziano a fissarmi. «Mya, per favore, non fare scenate.» dice a bassa voce guardandosi intorno nervosa.
Ha sempre tenuto alla nostra reputazione e si preoccupa molto di quello che pensa la gente. A me invece non me ne frega niente, l'unica cosa che mi interessa in questo momento è uscire da qui. «Brett, per favore. Assicurati che mia figlia non esca dall'hotel.» gli dice infine prima di dirigersi all'ascensore.
Non ci sto credendo. Non ho più cinque anni! Non ho bisogno della balia. Mia mamma mi guarda con aria di disapprovazione finché le porte non si chiudono. Uffa.

Se pensavo che mi avrebbe fatta "andare di sotto da Abby a fare i compiti" senza assicurarsi che non uscissi di qui, sono stata solo un'ingenua.

Mi siedo sul divanetto accanto all'entrata, sono furiosa. Intorno a me la gente passa e mi guarda, bisbigliando. Mi sento giudicata. Quanto odio le persone ricche, sopratutto quelle che abitano in questo hotel. Sono tutti snob egocentrici che non fanno altro che sparlare degli altri senza saperne nulla.
«L'hai davvero combinata grossa.» dice Brett girandosi nella mia direzione. Sbuffo «Lascia perdere.» sprofondo sul cuscino e appoggio la testa all'indietro. «Cos'hai fatto sta volta?» mi chiede «Se ti va di parlarne...» sorride imbarazzato. «Sabato sera sono andata a una festa, non gliel'ho detto per paura che si arrabbiasse. Poco fa l'ha scoperto...» alzo gli occhi al cielo. «Mi ha messa in punizione per due settimane e sono senza telefono.» «Poteva andarti peggio.» se lo dice lui... A me non sembra ci sia qualcosa di peggio che stare per due settimane senza telefono rinchiusa in casa. «Poteva rimanere lei qui a controllarti. Allora sì che non saresti riuscita ad uscire.» mi alzo a sedere dritta «Aspetta. Cosa?!» mi muore un sorriso sulle labbra «Vuoi dire che ora tu mi fai uscire?» annuisce «Non tornare troppo tardi però, tua mamma non lo deve scoprire, o sono morto.» mi apre la porta «Te lo prometto.» lo bacio sulla guancia «Grazie Brett, sei il migliore.». Lo vedo arrossire mentre esco dall'edificio.

Menomale che c'è lui.

Un vento gelido mi sferza il viso e le braccia nude. Andrew dovrebbe passare a momenti, o almeno lo spero, sto congelando. Nel trovare un modo per uscire di nascosto mi sono dimenticata di prendere la giacca. Non sono neanche riuscita a cambiarmi o a rendermi presentabile per la serata. Non che mi importi fare colpo su di lui.

Dopo pochi minuti di attesa, una Cadillac grigio acceso accosta davanti a me e abbassa il finestrino. «Bellissima, sali.» vedo Andrew seduto dalla parte del conducente, obbedisco. Mi siedo sul sedile anteriore e mi sfrego le spalle con le mani per riscaldarmi «Piccola, stai tremando.» dice lui posandomi una mano sulla coscia. Lo fulmino con lo sguardo «Se hai intenzione di provarci con me per tutta la serata, dimmelo. Così scendo ora, sono ancora in tempo.» rispondo acida. «Oh-Oh. Qualcuno è nervoso.» toglie la mano e aziona il motore «Che succede?» chiede con un sorriso sghembo. «Mia mamma è una rompipalle, ha scoperto della festa di sabato scorso. Mi ha messa in punizione per due settimane: non posso uscire e sono senza cellulare.» sbuffo. «Allora come fai a essere qui?» «Lunga storia.» ammetto. «Abbiamo un po' di tempo.» non mi interessa raccontargli la mia orribile giornata, per cui cambio argomento: «Almeno puoi dirmi dove stiamo andando? Sono un po' nervosa.» mi sfrego le mani sulle gambe per scaldarle. «Ma dai, non ti fidi di me?» mi guarda per un attimo e accende il condizionatore.

La vita non ha le istruzioniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora