03| La prima ora: Claustrofobia

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Peggio del gioco della bottiglia, c'era solo obbligo o verità. Due giochi che Leslie detestava profondamente con tutto il cuore.

Destino volle che la sfortuna e Leslie quella sera andassero proprio a braccetto, con tanto di fiocco dell'amicizia legato bello stretto. Non solo era finita nello stesso gruppo del sexy giocatore di football, certo che no. Aveva anche già dovuto rispondere a due domande sul suo conto, per evitare di baciare gente a caso che nemmeno conosceva. Leslie faceva anche a meno di una mononucleosi così a random. Nonostante ciò, la sorte sembrava voler continuare a prendersi gioco di lei, costringendola sempre ad essere sotto torchio. Ma le altre tre ragazze che erano nel suo gruppo non pomiciavano con nessuno? Niente di niente proprio? Sicuri, sicuri?
«Obbligo o verità?» A parlare fu Jason un tipo tutto pepe, tinto biondo platino, con due grandi occhi glaciali che stavano mangiando con gli occhi Leslie e la sua scollatura da quando si era seduta a terra per il gioco.
«Obbligo.» Dato che ormai era in ballo, tanto valeva ballare no? Tanto la sfortuna sembrava aver trovato la sua compagnia quella sera. I due ragazzi del gruppo mormorarono un Oh prolungato, scoppiando poi a ridere come due emeriti idioti, almeno secondo il gusto prelibato di Leslie.
«Quindi?» Chiese la ragazza dai capelli viola, alzando le sopracciglia per cercare di chiudere in fretta la questione. Non poteva ancora sapere infatti che quello sarebbe stato solo l'inizio di quella lunga nottata.

Andrew e Jason si scambiarono un'occhiata d'intesa per poi bruciare con lo sguardo il capitano della squadra di football. Appena Leslie intercettò quello sguardo, divenne sorpresa, ma non lo diede a vedere. Odio rancoroso? Rivincite personali?Così anche il bel giocatore aveva degli scheletri nell'armadio? La faccenda iniziava finalmente a diventare interessante anche per lei.
«Devi rimanere chiusa per cinque ore nello sgabuzzino del primo piano con Sullivan.» Quando la voce di Jason raggiunse il cervello di Leslie e anche quello di tutti gli altri invitati alla festa, il silenzio calò ferocemente nella sala. Tutti avevano le orecchie tese e il fiato mozzato, pronti a sentire cosa la ragazza avrebbe risposto. Hero era il re indiscusso del campus e lei era la sexy sconosciuta che tutti volevano portarsi a letto. Un bel duo!
«D'accordo.» Sotto lo sguardo esterrefatto di metà campus, Leslie si alzò da terra e si sistemò la chioma colorata dietro le spalle. Aveva già sonno. Quella festa era una noia mortale. Una vera festa per sfigati.
«Forza principino, alza il culo. Abbiamo cinque ore per svenarci a vicenda.» Vedendo che Hero non accennava ad alzarsi da terra lo svegliò lei, tirandogli un calcio nel fianco. Voleva fare il duro, il re indiscusso di tutto il reame? Bene quello era il suo momento.

«Potete sempre fare altro.» Qualcuno di molto sciocco, ebbe il coraggio di proferire parola. Cassie, poco lontano da Leslie, trattenne a stento le risate a quella frase. Leslie stava per mostrare il suo secondo lato della medaglia. Quello da stronza professionista.
«Hai ragione biondino. Preparerò la mia vendetta e state tutti certi che sarà atroce come l'inferno.» Con un sorrisetto sulle labbra quasi sadico e la voglia di vivere di un bradipo in via d'estinzione, la ragazza dai capelli viola salì le scale della confraternita, seguita a ruota da un Hero dal passo malfermo. Il ragazzo era sbiancato di colpo in viso, assumendo un colorito quasi da malato. Una volta in cima alle scale, con ancora tutti gli occhi attaccati alla schiena, Leslie si voltò con sguardo preoccupato verso Hero.

«Ehi playboy tutto okay?» Sussurrò Leslie, avvicinandosi decisamente troppo al campo visivo di Hero. C'era qualcosa che non andava in quello sguardo, lei se lo sentiva. Quella reazione era del tutto esagerata, soprattutto per un tipo come Hero.
«Quando siamo soli ti dico.» Il giocatore di football sembrava sudare freddo e il respiro stava diventando affannoso, come se avesse appena terminato una maratona.
«Il tempo parte da... Ora!» La voce di Andrew dal piano di sotto fece alzare gli occhi al cielo alla ragazza, prima che con mano sicura afferrasse il pomello della porta e spalancasse quest'ultima per poi entrarci e tirare dietro di sé Hero, per poi richiudere la porta dietro di loro. Il tempo era iniziato. Evviva.

PURPLE QUEEN - Obbligo o verità?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora