08| Il verdetto finale

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Erano le quattro del mattino, quando Hero e Leslie sentirono le urla dal piano di sotto che li invitavano a uscire dallo sgabuzzino. Che idioti! Pensavano davvero che sarebbero rimasti per cinque fottute ore in un maledetto sgabuzzino? Avevano di sicuro visto un film per radio.

Si rivestirono con calma, toccandosi accidentalmente, ma non per caso, guardandosi di sottecchi e sorridendo felici come due bambini al parco giochi. Erano entrambi senza pensieri una volta tanto. C'erano solo loro.
«Sei bellissima quando sorridi.» La lingua di Hero non aveva recepito i messaggi che il suo cervello aveva mandato e aveva quindi agito di sua spontanea volontà, parlando per lui.
«Grazie.» Sorrise dolce Leslie, nascondendo il viso con la chioma di capelli. Le costava ammetterlo, ma tutta quella dolcezza la faceva arrossire come una bambina di fronte a un dolcetto. Era strano, vero?
«Pronta?» Chiese il giocatore di football dopo qualche istante di silenzio, in cui entrambi erano rimasti fermi davanti alla porta chiusa dello sgabuzzino. Erano tornati lì dentro, solo per non creare altro casino dal piano di sotto. Volevano lo show? Allora loro glielo avrebbero dato.
«Pronta.» Sospirò Leslie, stringendo la mano di Hero, già salda alla sua.
«Andiamo a far rosicare un po' di gente.» Sorrise ammiccando il ragazzo, spettinandosi poi i capelli a regola d'arte , anche se in realtà erano già stati incasinati grazie alle premurose attenzioni di Leslie.
«Sei un vero stupido Hero.» La ragazza alzò gli occhi al cielo, ma non riuscì a nascondere un sorriso.
«Il tuo stupido.» E se qualche ora prima avevamo detto addio ai neuroni ancora intatti di Hero, in quel momento potevamo tranquillamente salutare tutti quelli sani di Leslie.
«Già, il mio stupido preferito.» Hero si sporse verso la ragazza e lei a sua volta si avvicinò a lui, fino a far scontrare le loro labbra.

Scesero le scale lentamente, Leslie davanti, Hero dietro di lei, del tutto impegnato ad ammirare quel culetto sodo e perfetto, stretto in quegli short di jeans, che fino a mezz'ora prima aveva avuto il piacere di toccare e palpare. Al solo pensiero sentiva i suoi maledetti jeans di nuovo stretti. Gli occhi di tutti erano puntati su di loro e non era difficile capire il perché. Leslie era la ragazza misteriosa che nessuno conosceva, mente Hero era il sexy giocatore, la stella del campus che tutti volevano avere come amico. Erano un duo che avrebbe fatto parlare di loro, volente o nolente.
«Eccoli!» Si sentì sussurrare, non poi così piano, dal fondo della sala principale, dove c'era ammassata più gente. Sembravano avvoltoi, pronti a cibarsi della carcassa del pettegolezzo più succulente.

Jason ed Andrew si scambiarono uno sguardo d'intesa, prima di andare di nuovo in scena con il loro ridicolo spettacolo da quattro soldi.
«Allora?» Esordì Jason, quello tinto biondo platino che non aveva smesso per un secondo di fissare spudoratamente il seno di Leslie. Hero notò subito quello sguardo e le sue mani avevano già iniziato a prudere, ma ogni cosa seguiva il suo corso e sarebbe arrivato il momento in cui anche Jason avrebbe pagato le conseguenze della sua arroganza.
«Allora cosa?» A intervenire fu proprio Leslie che avrebbe tirato volentieri un pugno sul naso di quel finto biondo. Era disgustoso oltre che maschilista e tremendamente idiota.
«Niente occhi neri, niente ossa rotte?» Andrew si sentì in dovere di intervenire per spalleggiare il suo amico. Oh Hero si sarebbe divertito molto all'allenamento di football di quel pomeriggio. Avrebbe fatto sgobbare sul campo quei due cretini, come mai aveva fatto prima.
«Siamo adulti, riusciamo a stare nello stesso spazio senza essere dei bambini maneschi, a differenza vostra.» La ragazza dai capelli viola sorrise, lanciando la sua prima provocazione. Il piano di vendetta per quei due era ben delineato nella sua mente e sapeva di poter contare comunque sul bestione di muscoli al suo fianco.

«Che c'è gattina, il re della giungla qui non ti ha soddisfatto a dovere?» Jason aveva appena firmato la sua condanna. Leslie sorrise maliziosa, appoggiando una mano sulla maglietta di Hero. Al ragazzo bastò uno sguardo per capire che cosa aveva in mente la sua perdizione personale.
«Oh credimi Jason... Hero e il suo enorme pene mi hanno soddisfatto come mai nessuno prima, se è questa la tua più grande curiosità al momento.» La sfacciataggine di Leslie fece prima ammutolire tutti i presenti e poi sollevare qualche risolino. La fama di Hero, anche da quel punto di vista, lo precedeva sempre, ma nessuna ragazza lo aveva mai messo in chiaro in modo così esplicito.
«Ci sono altre domande?» Intervenne il moro, stringendo a sé il corpo di Leslie. La sua mano era rimasta mille sul fianco della ragazza, ma quello era il suo momento di marcare il territorio e far capire che lei era impegnata.
«Non ce la beviamo.» Andrew, che non ne voleva sapere di considerare chiusa la faccenda, diede subito manforte al suo amico Jason.
«Che cosa scusa?» Leslie iniziava a perdere la pazienza, così come il ragazzone al suo fianco. Lei ed Hero avevano ben altro da fare, di gran lunga più interessante e stimolante.
«Che avete scopato.» Sputò fuori velenoso Jason, aprendo le braccia con fare teatrale. Lo show stava per iniziare gente, tutti pronti!
«Cosa c'è, volete per caso una prova?» Ed ecco che la lingua saccente e velenosa di Purple Queen si faceva beffe dei due ragazzi. Avevano volutamente fatto un obbligo ad Hero che sapevano lo avrebbe fatto soffrire.
«Già, proprio così.» Confermò di nuovo il finto biondo, incrociando le braccia al petto. Non ci voleva altro per la ragazza dai capelli viola.

PURPLE QUEEN - Obbligo o verità?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora