02| Incontro tra VIPS

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Per quella festa Leslie aveva deciso di non indossare la parrucca che ogni giorno si portava appresso e non poteva che esserne più felice. Nessuno sembrava riconoscerla senza i capelli color cioccolato e quello era esattamente ciò che voleva. Creare un po' di scompiglio era il minimo. I suoi capelli viola infatti spiccavano in mezzo a tutti gli altri, rendendola peculiare agli occhi di chi la vedeva. Presto in molti la notarono muoversi in mezzo alla folla della festa alla confraternita, eppure solo un paio di occhi continuavano imperterriti a non perderla di vista, neanche per un secondo. Quegli occhi la volevano, la bramavano. Lo sentiva sulla sua pelle.
«Leslie senti, ti dispiace se vado a fare un giro con Rudy?» Cassie, alle spalle di Leslie, le aveva appena chiesto il permesso, in modo velato manco fosse una preghiera, di poter andare a spassarsela con Rudy. E chi era lei per negare alla sua amica un po' di sano divertimento?
«Vai pure Cassie. Non fare casini però.» Quella raccomandazione era costata a Leslie più di quanto avesse voluto ammettere. Di solito era Cassie quella che faceva le raccomandazioni e non il contrario. La ragazza dai capelli viola era quella che combinava casini, non quella che li evitava.

Leslie guardò l'amica sorriderle raggiante, poi lasciarle un bacio sulla guancia e sparire tra la folla, per andare dal suo bello. Cassie le era grata. Ora però lei era sola. Ora poteva bere, senza che il suo angioletto porta fortuna lo sapesse. Grazie al cielo, aggiunse mentalmente Leslie. Analizzò con lo sguardo la folla, alla disperata ricerca di quel poco di gioia che le serviva in quel momento, fino a quando non vide il bancone della cucina, colmo di bicchieri rossi di plastica usati e non. Proprio quello che faceva al caso di Leslie in quel momento. Dopo qualche spinta, qualche palpata e qualche imprecazione mentale e verbale, la ragazza giunse a destinazione.
«Wow! Ma lo sai che i tuoi capelli sono viola?» Leslie non fece in tempo ad alzare gli occhi per capire chi le aveva parlato che un ragazzo tutto muscoli e sbadataggine le fu addosso. Anzi, era meglio dire che si stava volutamente spalmando su di lei. L'alcol su di lui doveva aver già fatto effetto da un bel po' di tempo.
«Levati dalle palle bel fusto. Ho bisogno di bere.» La vera Leslie poteva emergere senza alcun problema in quel momento, nessuno l'avrebbe riconosciuta il giorno dopo. A quella festa nessuno pareva averla riconosciuta realmente, sia per clemenza degli alcolici, sia perché i suoi bellissimi capelli avevano creato confusione. Nessuno in quel campus aveva mai visto qualcuno con i capelli tinti di colori improbabili. Tutti figli di papà ligi alle regole.
«Di già? Non ti facevo così spudorata.» La voce di quel ragazzo raggiunse in fretta le orecchie di Leslie che gli sorrise maliziosa.
«E come mi facevi?» Leslie stette al gioco del ragazzone che si ergeva di fronte a lei, mentre le sue mani esperte iniziavano a preparare il suo primo cocktail di quella sera.
«Più come una tutto fumo e niente arrosto.» Il tono di voce del ragazzo era derisorio, come se sapesse già qualcosa sul suo conto. Era un tono acido e superficiale, totalmente diverso da quello che aveva usato fino a un attimo prima. Forse non era poi così ubriaco come fingeva di essere e a Leslie iniziava già a stare antipatico.
«Hai sbagliato. Hai sbagliato di grosso amico.» La ragazza tracannò mezzo cocktail in una sola volta, lasciando scorrere il suo sguardo su tutto il corpo dello pseudo ragazzo che si stava tranquillamente prendendo gioco di lei. Leslie non era una preda, era una predatrice ed era meglio che quel dannato ragazzo se lo mettesse in testa una volta per tutte.
«Te la sei presa.» Non era una domanda e proprio per quello Leslie alzò un sopracciglio sorpresa. Lei che se la prendeva per qualcosa? Impossibile. Con il tempo aveva smesso di farlo. Aveva imparato a sue spese che prendersela non fa bene alla salute, così come tenere troppo a certe cose. La gente fa schifo.
«Me la sarei presa se mi fossi venuto dentro senza preservativo, tesoro. In questo caso, direi che l'unico che se la è presa qui, sei proprio tu.» Leslie tirò fuori il lato peggiore del suo carattere. Sapeva essere una stronza nata, bastava solo chiedere e quel ragazzo pareva la stesse supplicando.
«Io? Scherzerai.» Il ragazzo barcollò all'indietro, finendo per appoggiarsi alla penisola della cucina.
«Io non scherzo con gli sfigati.» Un sorriso di puro scherno si aprì sul volto della ragazza dai capelli viola. Nessuno poteva permettersi di prendersi gioco di lei. Era lei la cattiva della situazione, nessuno poteva metterle i piedi in testa o prendere il suo posto, nemmeno volendo.
«Ora sarei uno sfigato?» Con entrambe le sopracciglia alzate, il ragazzone di quasi due metri, la fissava incredulo, mentre la sua grande mano, passava frenetica sul suo viso, cercando di tornare abbastanza lucido per potersi difendere dalle accuse di una ragazza.
«Sì, sei uno sfigato.» Leslie tracannò il resto del suo drink, sentendo l'alcol bruciarle la gola. Dio, quanto le era mancata quella sensazione!
«Sei una stronza e una frigida del cazzo.» Oh santo cielo! Il ragazzo sapeva parlare. Benché le accuse fossero pesanti, Leslie ci passò sopra. Non avrebbe iniziato per nulla al mondo una rissa con un ragazzo troppo ubriaco, o troppo stupido dipendeva dai punti di vista. Era inutile e senza divertimento.
«Non sputare nel piatto in cui, fino a qualche secondo fa, stavi sbavando. Diventi solo ridicolo.» Leslie lasciò sulla penisola il suo bicchiere vuoto, insieme a tutti gli altri, poi la sua mano afferrò l'unica cosa che avrebbe potuto salvarla in quella serata. Una bottiglia di vodka ghiacciata, messa in ammollo dentro al lavandino insieme all'acqua e a del ghiaccio.

PURPLE QUEEN - Obbligo o verità?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora