09| Ora, giochiamo insieme

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Tre anni e qualche bugia dopo

Baciare qualcuno non era mai stato così bello. Leslie era una maledetta scoperta continua per Hero, così come lui era una bellissima sfida per Leslie. Si erano trovati per puro caso, ma si stavano tenendo per scelta. Erano la coppia più parlata del campus e, anche ora, che stava per terminare l'ultimo giorno di università, qualcuno trovava il modo per sparare cattiverie, ipotizzando una gravidanza indesiderata che li faceva continuare a stare insieme o un losco ricatto. La verità era tutta un'altra e a Leslie e ad Hero andava bene così. Più la gente parlava di loro, più loro se ne fregavano altamente dei giudizi altrui e continuavano con la loro vita. Nessuno aveva ancora scoperto che Leslie in realtà era quella ragazza con i capelli viola che aveva passato un'intera notte con Hero Sullivan, per poi scomparire la mattina dopo.

«Hero, hai fatto una cazzata e lo sai anche tu.» Sbottò la ragazza dai capelli viola chiudendosi la porta della stanza del giocatore alle spalle e buttando a terra le sue cose.
«Non sei incinta! Dov'è il problema?» Hero era stressato. Hero era molto stressato. Tra il college, la squadra e Leslie, non sapeva più dove sbattere la testa. In più, la settimana prima la sua ragazza aveva avuto un ritardo e le prime ipotesi a riguardo, dato che Leslie era un maledetto orologio svizzero, erano state anche le peggiori per lui e per il suo stress già elevato.
«Sarei potuta esserlo cazzo! Mi sei venuto dentro senza preservativo.» L'unica maledetta volta che era successo, era anche stata la volta incriminata per il dilemma dell'ultimo periodo. Se Leslie fosse stata incinta, sarebbe stato un grosso problema.
«Ho sbagliato, okay? Cosa devo fare? Il peggio è passato.» Il giocatore si passò le mani tra i capelli e sbuffò buttando fuori l'aria accumulata fino a quel momento. Sapeva di avere sbagliato, cazzo li sapeva benissimo e si era torturato l'anima ogni giorno, ma poi il test era negativo e lui aveva di nuovo iniziato a vivere.
«Sei un idiota.» Leslie prese le sue cose e si avviò di fretta alla porta della stanza di Hero. Le lezioni erano finite per quella giornata, così la coppia aveva deciso di prendersi del tempo da passare insieme e parlare di quello che era accaduto, approfittando del fatto che Rudy e Cassie erano usciti.

«Che cosa ho detto ora?» Hero corse dietro alla sua perdizione eterna, bloccandole la strada con il suo corpo, ma la sua ragazza era una guerriera.
«Leslie! Guai a te se esci da quella porta!» Hero stava perdendo la pazienza e non riusciva più a trattenere la sua lingua lunga.
«Possiamo parlarne come due adulti?» Chiese il riccio, aprendo le braccia in modo teatrale. Hero voleva parlare in modo civile, soprattutto riguardo il tema in questione, ma con Leslie era impossibile in quel periodo del mese. Era una belva feroce.
«Oh quindi ora vuoi fare l'adulto? Okay, parliamone cazzone.» Leslie tornò sui suoi passi, buttando di nuovo la sua roba e fermandosi di fronte al suo ragazzo, incrociando le braccia al petto. Lo fissava con un'aria di superiorità non indifferente che, in un qualche modo, avrebbe dovuto metterlo in difficoltà, ma con Hero non funzionava in quel modo.
«Cazzzone a me, Leslie? Davvero?» Il moro era esasperato da tutto quello. La sua Leslie era difficile da gestire, ma lui lo era a sua volta e non si sarebbe di certo arreso, almeno senza prima tentare un'altra via.
«Sì a te Hero. Ti sei sentito prima mentre parlavi?» La ragazza dai capelli viola urlò, in piena crisi di nervi. Il ciclo non aiutava i suoi ormoni di certo, in più il suo ragazzo non ne voleva sapere di collaborare.
«No, cosa ho detto?» Accondiscendente come mai prima era stato, Hero decise di riporre lascia di guerra e cercare di capire che cosa aveva passato Leslie.
«Hai detto il peggio è passato, come se avere un bambino fosse quanto di peggiore potesse capitarci!» Quella frase aveva ferito Leslie. Non era per le parole in se, sputate fuori dalla rabbia del momento, era più per ciò che avrebbero potuto dover affrontare e la leggerezza con cui Hero aveva liquidato tutta la questione.
«Ora sarebbe stato così Leslie! Non puoi negarlo, Cristo!» Ed era vero, Leslie era terrorizzata all'idea di poter diventare madre, ma non avrebbe mai parlato in quel modo del frutto del loro amore. Sì, perché Leslie ed Hero si amavano ed erano soliti dedicare al loro amore parecchio tempo. Una gravidanza era quanto di più normale potesse esserci come conseguenza a tutto il sesso che loro facevano.
«Non ti sopporto quando fai così. Sei un maschilista misogino del cazzo.» Iniziò la ragazza dai capelli viola, vomitando tutto quello che le passava per la testa, senza alcun filtro.
«Molto maturo davvero. Continua pure.» Hero esasperato ai massimi livelli, si sedette sul bordo del letto, impaziente di vedere dove sarebbero arrivati quella volta. Erano quasi quattro benedettissimi anni che stavano insieme, il che diceva già tutto di per sé.
«Sei uno stronzo, manipolatore del cazzo!» Inveì ancora Leslie, iniziando a lanciare contro Hero cuscini, vestiti, palloni da football, insomma tutto quello che le capitava sotto mano.
«Continua, ti ascolto...» Impassibile, sia agli insulti gratuiti, sia agli oggetti volanti che lo avevano appena sfiorato, Hero rimase attento e concentrato sul volto di Leslie.
«Ti odio, ti odio e odio me stessa per essermi innamorata di te!» Ed ecco il colpo di grazia finale, con il quale la ragazza aveva concluso il suo monologo urlato e a senso unico.
«Hai finito?» Chiese un Hero veramente provato da tutto quel baccano. Leslie era un terremoto.
«Sì, ora ho finito.» La ragazza incrociò le braccia al petto e si sedette accanto al giocatore sul bordo del letto.
«Bene. Possiamo fermarci un attimo e parlare come due persone normali?» Hero si voltò verso Leslie e solo quando lei annuì vigorosamente con il capo, si decise a parlare seriamente.

PURPLE QUEEN - Obbligo o verità?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora