Capitolo 5

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Liam

«Ci è rimasta male». Distolgo lo sguardo da Clarissa che sparisce oltre la soglia di casa sua e mi volto a guardare il mio migliore amico con un sopracciglio inarcato. «Non le importava di quell'altalena tanto quanto non le importava di tutti noi. E poi a te cosa interessa?» gli chiedo irrigidendomi.

Mark scrolla le spalle. «È solo che mi dispiace per lei. Si vede che non se la passa bene. Mi chiedo cosa le sia successo in Texas...» risponde lui, fissando la casa della sua nuova vicina con apprensione.

Mi sollevo dalla mia moto e mi avvicino di più a lui finché il mio viso non è che a un palmo dal suo. Non mi piace quello che vedo nel suo sguardo quando parla di lei. «Che accidenti ci faceva in auto con te, piuttosto?» gli chiedo con irritazione crescente.

Lui mi sorride beffardo e scuote la testa. «Sua madre le ha dato buca e stava tornando a casa a piedi. Ci avrebbe messo una vita nelle sue condizioni. Le ho solo offerto un passaggio»

«Che gentile...» ringhio io fulminandolo con un'occhiataccia. Mark mi osserva ora con aria seria. 

«Non ti è mai passata, eh?».

Stringo i pugni lungo i fianchi e mi avvicino ancora di più al suo viso. «Non dire cazzate. Avevo una stupida cotta per lei, è vero. Lo sapevi tu e lo sapevano tutti, tranne lei stessa che non vedeva a un palmo dal suo naso. Ma sono passati più di due anni da quando se n'è andata e la cosa è morta e sepolta per me. Mi fa solo incazzare averla di nuovo in mezzo ai piedi. E il fatto che tu abiti proprio vicino a lei è un problema in più. Dovremmo cominciare a vederci a casa mia d'ora in poi» replico sempre più irritato.

Mark mi supera dirigendosi verso l'ingresso di casa, poi si volta e mi osserva con un sorriso perfido. «Morta e sepolta, eh? Quindi non provi più niente per lei?» chiede con espressione scettica.

Lo raggiungo e, con voce certa, affermo: «Niente di niente».

Il suo sguardo allora si illumina. «Quindi... non ti darebbe fastidio se ci provassi io, giusto?».

Smetto di respirare. Nella mente mi balena l'immagine di loro due insieme e un'inspiegabile rabbia comincia a circolare nelle mia vene. Non riesco nemmeno a rispondergli.

Mark scoppia a ridere e scuote la testa. «Non ti farei mai una cosa del genere, amico. Puoi venirmi a raccontare tutte le cazzate che vuoi ma è ovvio che non hai chiuso del tutto con lei. Forse dovreste provare ad appianare le vostre divergenze».

Se uno sguardo potesse incenerire, il mio amico ora sarebbe un bel mucchietto di cenere.
Non ho nessuna intenzione di sprecare fiato con lei. Per dirle cosa, poi?
Contraggo forte la mascella, tanto da farmi male.

Mark lascia andare un profondo respiro e sposta lo sguardo sulla casa di Clarissa con espressione pensierosa. «A ogni modo... anche se sai di non doverti preoccupare di me, non credo che lo stesso valga per gli altri ragazzi. Insomma... l'hai vista?», scuote la testa e continua: «Voglio dire... lividi a parte, è uno schianto. Devi mettere in conto che altri possano chiederle di uscire. E non vorrei vederti perdere la calma, amico. Di nuovo. Quindi è meglio se fai pace con i tuoi demoni interiori», mi avvisa mettendomi una mano sulla spalla.

Si volta e apre la porta di casa scomparendo all'interno e lasciandola aperta per me, aspettando che lo segua dentro.

Le sue parole mi fanno ribollire il sangue nelle vene e non ne capisco nemmeno il motivo. Che me ne importa se esce con qualcuno? Non me ne frega assolutamente nulla di quella ragazza. Ha smesso di avere importanza per me il giorno in cui sono tornato dalla mia vacanza fuori città con mia madre e ho trovato la sua casa vuota.

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