Should've stayed, were there signs, I ignored?
Can I help you, not to hurt, anymore?
We saw brilliance, when the world, was asleep
There are things that we can have, but can't keepOne more light - Linkin Park
Clarissa
Una volta superato lo stupore, balzo giù dal muretto e attraverso la pista fino a raggiungerlo, quasi in uno stato di trance, come non stessi aspettando altro che quell'invito.
Arrivo davanti al pilota dal viso mascherato. Le fessure nere per gli occhi e quella smorfia a imitazione di un sorriso psicopatico mi inquietano. Eppure, allo stesso tempo, c'è qualcosa mi che tranquillizza in questo ragazzo vestito completamente di nero, dai jeans alla felpa con il cappuccio tirato sulla testa.
Ora che riesco a osservarlo da vicino, posso vedere che lo stemma impresso sulla felpa all'altezza del cuore, non è una "M", bensì la figura stilizzata di un uccello con delle grandi ali: un gabbiano, forse.
Il pilota si solleva lentamente dal cofano e, senza dire una parola, con un gesto della mano mi indica il posto del passeggero, come invitandomi a salire a bordo accanto a lui per la gara.
Guardo alternativamente da lui all'auto, passandomi la lingua sulle labbra. Posso sentire il gusto metallico in bocca, quello che ho sempre associato all'adrenalina. La tentazione di salire e provare ancora qualcosa è davvero forte.
Invece scuoto la testa con vigore. «No, grazie. Io non faccio il passeggero» gli spiego con una smorfia.Lui inclina di nuovo la testa di lato e poi, con un plateale gesto della mano, mi indica il posto del guidatore.
Lo guardo a bocca aperta. Mi sta davvero offrendo di guidare la sua auto in una corsa? È impazzito, forse? Quale persona sana di mente offrirebbe la sua auto per una corsa clandestina a una ragazzina mai vista prima e vestita da cowgirl per giunta?E allora capisco. «Le cose sono due: o sei un pilota pazzo a cui non importa nulla della sua auto, oppure... tu sai chi sono» affermo. Questo torna a sedersi sul cofano della sua auto a braccia conserte, senza confermare o smentire, limitandosi a osservarmi da quelle fessure nere inquietanti, attendendo una risposta.
Sposto lo sguardo sulla lucente auto argentata e sul posto di guida, immaginandomi lì dentro, sfrecciare per la pista con il piede premuto a fondo sull'acceleratore, e subito un brivido mi scuote tutta. Solo che stavolta non è adrenalina... ma paura.
Il ricordo dell'incidente bussa prepotentemente alla mia mente. Scuoto forte la testa e indietreggio, allontanandomi da quella che è sia una tentazione che un incubo ad occhi aperti.
«Io non corro più» gli dico dandogli le spalle, ammettendolo anche a me stessa una volta per tutte.
Mentre attraverso la pista per raggiungere di nuovo il muro di cinta, uno dei piloti mi chiama: «Ehi, dolcezza! Se sei qui per dare il via, va benissimo... altrimenti ti conviene tornare al tuo posto», grida scoppiando poi in una risata sguaiata.
Mi blocco sul posto e mi volto a guardarlo con uno sguardo che credo potrebbe incenerirlo. Decido che non vale la pena perdere tempo con lui, così mi volto e riprendo a camminare.
«Su dai, non fare l'offesa! Puoi sempre aspettarmi finita la gara e ti porto a fare un giro!» aggiunge ancora quell'idiota. Dio, perché insistono tanto a farmi incazzare?
Mi volto e gli vado incontro a passo deciso fino a trovarmi di fronte a lui. Ha la testa completamente rasata e dei tatuaggi che gli coprono praticamente tutto il collo. Non è molto alto e piuttosto tozzo. Immagino abbia intorno ai vent'anni.
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Ovunque andrai
Roman d'amourSarebbe bello se la vita fosse come una lavagna. Poter scrivere e riscriverne la trama anche mille volte finché non risulta perfetta, cancellare le parole dette e gli errori commessi con un semplice colpo di spugna... Ma la vita non è una lavagna e...