Capitolo 59

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Liam

Piove. La testa mi scoppia. E non ho più la mia ragazza. Potrebbe andare peggio?

Esco di corsa di casa e mi fiondo nell’auto di Mark che mi aspetta per andare a scuola. Mi scrollo l’acqua dai capelli e saluto con un cenno il mio migliore amico.

«Ehi… come va?» mi chiede mettendo in moto e partendo. Come va? Uno schifo… ma mi limito a una scrollata di spalle. Lui non insiste e gliene sono grato. Non sono proprio in vena di parlare. Così come non lo ero ieri: sono semplicemente rimasto chiuso in casa per il resto della giornata a piangermi addosso, dopo aver saltato le lezioni pomeridiane, ignorando le telefonate di tutti i miei amici. Incluse quelle di Clary e tutti i suoi messaggi che ho cancellato senza nemmeno leggere.
L’idea di rivederla oggi non mi fa piacere: non so come potrò reagire alla sua vista. E a quella di Ethan.

Prima che me ne accorga, Mark ha già parcheggiato di fronte scuola. Mi sollevo il cappuccio della felpa sulla testa ed esco sotto la pioggia. Quando sollevo lo sguardo vedo arrivare Clary a piedi e senza nemmeno un ombrello. Cammina lentamente e con aria assente, a testa bassa, incurante della pioggia che cade sempre più forte.

«Credevo che Kate avrebbe dato un passaggio a Clary…». O Ethan, penso con una morsa al cuore.

Mark scrolla le spalle e si avvia a passo veloce verso l’ingresso. «Doveva essere così infatti...».

___

Mentre cammino per il corridoio verso la mia prima lezione incrocio Clary. Cammina a testa bassa e non si accorge nemmeno di me. Ha i capelli fradici appiccicati al viso e delle gocce di pioggia le corrono ancora sulle guance. È pallida e ha lo sguardo spento. Mi ricorda com’era quando è tornata in città. Mi fermo e la osservo allontanarsi, priva di energia.

«Dobbiamo parlare», sento dire alle mie spalle.

Stringo i denti così forte da farmi male. Mi volto di scatto e spingo Ethan contro gli armadietti con uno schianto.

«Io e te non abbiamo proprio più niente da dirci» gli ringhio contro. Lui si scosta le mie mani di dosso e mi affronta.

«Mi dispiace per quello che ti ho fatto. Sei un bravo ragazzo e so di averti usato. Beh, non all’inizio… Non potevo immaginare che la ragazza di cui mi parlavi fosse proprio lei. Ma dopo che mi hai casualmente svelato il suo nome, ho usato il mio legame con te per sapere tutto ciò che potevo su di lei. Ed è proprio ciò che tu stesso mi hai raccontato ad avermi fatto decidere di venire fin qui. Ti chiedo scusa per il mio comportamento. Non ho potuto farne a meno, ma non te lo meritavi» mi dice. Ok, non era proprio ciò che mi aspettavo di sentire.

Però subito aggiunge: «Ma io amo Clarissa e sono qui per riportarla a casa con me, al mondo a cui appartiene. E niente e nessuno mi fermerà. Nemmeno tu, mi dispiace».

Nei suoi occhi scuri brilla una determinazione assoluta. Mi fissa ancora per qualche istante, poi mi scosta e si allontana. Rimango lì, impalato, a ripensare alle sue parole: lui la ama. E vuole riportarla a casa, in Texas. È venuto fin qui solo per questo…

È ovvio che si conoscono molto di più di quanto io avessi inteso. E lei? Anche lei l’ha amato? O forse… lo ama ancora? La campanella mette fine alla corsa folle dei miei pensieri e mi affretto a raggiungere la mia lezione prima di prendere a pugni ogni singola persona ancora in corridoio.

Clarissa

«Perché mi stai evitando? Sono venuta anche a trovarti a casa ieri sera, ma tua madre mi ha detto che non volevi vedere nessuno, nemmeno me… Ed ero passata a prenderti questa mattina ma te ne sei andata prima del mio arrivo» sussurra Kate mentre il professore è distratto. La ascolto appena.

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