Clarissa
«Sono proprio qui davanti» assicuro a Liam al telefono. Deposito una Stella di Natale sulla tomba di sua madre e chiudo gli occhi in una preghiera silenziosa. Oggi sono già due anni che Tessa è morta. Liam, non potendo essere qui di persona, mi ha chiesto di venire al suo posto e di chiamarlo per essere in qualche modo presente in questo giorno.
«Ti ringrazio per averlo fatto» sussurra Liam.
«Ci sarei stata in ogni caso» gli assicuro.
«Sì, lo so».
Liam mi chiama ogni volta che può, soprattutto di notte, quando per lui è più sicuro telefonare. Dice che va tutto bene, ma sento la sua voce perdere vitalità ogni volta di più ad ogni breve contatto.
Non mi racconta mai nulla di quello che succede ma so che parla anche con Ethan. Lui probabilmente ne sa molto di più ma non mi rivela nulla. Sono solo due settimane che Liam è partito... non so quanto potrà resistere ancora.
Mio padre dice che non può fare più nulla per lui. Continua a cercare un modo ma suo padre è riuscito a corrompere chissà quanta gente per ottenere la sua folle e insensata vendetta sul suo stesso sangue.
«Devo andare adesso», mi saluta con voce roca, riagganciando in fretta. Ultimamente non mi dice nemmeno più "ti amo", come faceva all'inizio. So che sta cercando di prendere le distanze da me, per il mio bene. Come ha cercato di fare prima dell'udienza.
E questo significa che si sta arrendendo. Il che vuol dire che mente spudoratamente quando dice che le cose vanno bene laggiù. Ho promesso di starmene buona... ma quella promessa è ormai scaduta. Mi rimetto in piedi e spolvero via i fili d'erba secca dalle ginocchia.
«Ti prometto che lo riporterò a casa, Tessa» sussurro a quella lapide, dove la foto di sua madre mi scruta con lo sguardo dolce di sempre. Con gli occhi così simili a quelli del figlio. Mi volto e torno sul sentiero a passo deciso.
Lì, mi attende Cole, appoggiato al tronco di un albero a braccia conserte. Mi avvio senza aspettarlo e lui mi segue subito. Mi afferra per un gomito e mi scruta con gli occhi ridotti a fessura.
«Cos'hai in mente?» mi chiede sospettoso.
«Nulla. Cosa potrei mai fare con tutti voi che mi sorvegliate ventiquattro ore su ventiquattro?». Mi scrollo di dosso la sua mano e riprendo a camminare lungo il sentiero silenzioso, ignorando il passo pesante di Cole alle mie spalle.
Non mi lasciano sola un secondo. Lo sanno che sto perdendo la pazienza e scalpitando per fare qualcosa. Qualsiasi cosa.
____
Quella stessa sera mi faccio accompagnare da Mark all'appartamento dei ragazzi. Cole ci accoglie e ci fa accomodare in salotto e noi prendiamo posto sull'enorme divano.
«Vado ad avvisare Ethan che siete qui» ci dice subito, allontanandosi. Mark è tutto preso dal telefono così approfitto della sua distrazione.
«Ho dimenticato una cosa nella camera di Ethan l'ultima volta che sono stata qui» gli dico sul vago. Lui annuisce ma non mi sta davvero prestando attenzione. Mi alzo e percorro in silenzio il corridoio.
Mi fermo quando passo davanti alla camera di Condor. La porta è socchiusa e sento a malapena ciò che stanno sussurrando.«Non aspetterà ancora. Finirà con il combinare un casino. Lo so» borbotta Ethan in tono esasperato.
«Lo sai che ti considero come un fratello e quello che sto facendo non lo farei per nessun altro. Ma non possiamo avere fretta. È pericoloso, Ethan» ribatte Condor.
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Ovunque andrai
RomansaSarebbe bello se la vita fosse come una lavagna. Poter scrivere e riscriverne la trama anche mille volte finché non risulta perfetta, cancellare le parole dette e gli errori commessi con un semplice colpo di spugna... Ma la vita non è una lavagna e...