Capitolo 1

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Y/n's pov

Quando trovai quel volantino casualmente finito per strada e bagnato dalla dolce pioggia caduta quella mattina, mi si illuminarono gli occhi, finalmente una buona opportunità.

Si trattava di quel bar all'angolo della via di casa, quello in cui entrai solamente qualche volta, per gustarmi un cappuccino in santa pace, quello in cui facevano dei pasticcini così buoni che mai ne avevo mangiati altri simili in vita mia, se non in quel piccolo caffè, dagli interni moderni e in cui lavorava quel cameriere.

Mi colpì subito quando lo guardai per la prima volta.
Trovai solo una parola per descriverlo, così, su due piedi: perfetto.
Lo vidi solo quelle due o tre volte che mi permisi di gustarmi un buon cappuccino e un pasticcino alla frutta, prima di andare in biblioteca a immergere la testa in qualche libro polveroso.

Gli occhi a mandorla, ma pur sempre di una grandezza adeguata, le labbra, piene e rosee, come una rosa appena sbocciata, gli zigomi appena appena accennati, che si intonavano perfettamente con il naso, anch'esso privo di imperfezioni, i capelli nell'ordine più assoluto e la mascella leggermente pronunciata, non troppo, solo il tanto che serve a renderla... Perfetta.

Il suo viso sembrava una scultura o un dipinto classico, si avvicinava il più possibile alla perfezione, mi chiesi cosa ci facesse in un bar a lavorare.

Quel ragazzo abbastanza giovane e dai modi educati e premurosi, attirò immediatamente la mia attenzione appena entrai nel locale, tanto che mi fermai qualche minuto all'ingresso per osservarlo mentre prendeva ordini dai clienti e con passo fermo, andava al bancone per svolgere le sue mansioni e portare al cliente ciò che desiderava.

Sul volantino vi era scritto un numero, che telefonai immediatamente per accertarmi che il posto ci fosse ancora, e che non fosse stato conquistato da qualcuno più veloce di me.
Rispose una voce femminile, che con menefreghismo, mi chiese i miei dati personali e mi comunicò che avrei incominciato a lavorare il giorno dopo.

Appena la telefonata finì, mi incamminai verso casa, per poter mangiare qualcosa, si era fatto tardi e non volevo coricarmi a pancia vuota.
Mentre i miei passi risuonavano umidi a causa delle pozzanghere che continuavo a calpestare, arrivai in un batter d'occhio sotto al mio condomino, infilai la chiave nella toppa della porta, smanettato un po' prima di trovare il verso giusto e spalancare la porta.

Tolsi le scarpe e appesi il cappotto sull'attaccapanni.
Mi diressi in cucina misi a bollire dell'acqua per farmi un piatto di pasta.
Appena la pasta fu pronta, la scolai e la misi in un piatto, aggiungendo olio e formaggio grattugiato.
Iniziai a mangiare, ma differentemente dal solito, mi persi nei miei pensieri e finii dopo un'ora.

Ormai si erano fatte le dieci e mezza, perciò pensai fosse meglio andare a dormire subito, o la mattina dopo avrei fatto ritardo, cosa preferibilmente da evitare il primo giorno.

Misi un pigiama pesante e dopo aver bevuto una camomilla per calmare i miei pensieri ed aiutare il mio corpo a rilassarsi, mi infilai sotto le coperte e chiusi gli occhi, sperando di non dovermi svegliare nel bel mezzo della notte ed arrivare alla mattina del giorno dopo fresca e riposata.

E fu proprio così.
La mattina mi svegliai con una strana voglia di affrontare a pieno la giornata ed iniziare a passare il mio tempo in quel piccolo caffè all'angolo.

Mi feci una doccia e asciugai attentamente i capelli, non volendo prendere un raffreddore.
Misi una maglia nera a maniche lunghe attillata e sopra infilai un maglione dai ricami delicati.
Indossai dei jeans che andavano di moda, larghi e che lasciavano le caviglie leggermente scoperte, non che amassi particolarmente la moda, ma un giorno li avevo provati per curiosità e avevo constatato fossero davvero comodi e perciò non mi feci problemi nel comprarli.

Misi un paio di scarpe basse nere, sportive ma raffinate e po' di burrocacao per non avere le labbra screpolate, una cosa che odiavo particolarmente.

Presi il cappotto e uscii di casa chiudendo la porta a chiave.
Camminai quel minuto che separava casa mia dal bar ed appena aprii la porta di quel piccolo posto, le mie narici furono invase da un profumo dolce quanto delizioso, che mi fece chiudere gli occhi per riuscire ad assaporarlo meglio.

Verso di me arrivò una signora sulla cinquantina che mi spiegò varie mansioni prima che il locale aprisse e mi diede un grembiule rosa da indossare.
Mi presentò il ragazzo.
Kim Seokjin.
A parer mio, un bellissimo nome.
Indossava una camicia bianca, dei pantaloni eleganti neri e una cravatta colore panna con delle rose disegnate sul fondo.

Il suo sguardo era dolce, ma la sua espressione fredda, come se non potesse mostrare ciò che stava dentro di lui e si dovesse limitare a indossare quotidianamente una maschera.
Durante tutto il primo turno non successe nulla di interessante,mi limitai a servire i clienti ed a osservare Seokjin, i suoi movimenti e la perfezione in qualunque cosa facesse.

Sembrava che tutto ciò che lui facesse fosse programmato e non spontaneo, qualunque gesto, dal preparare un caffè, all'essere gentile con i clienti, al rivolgermi raramente la parola quando mi dovesse informare di qualcosa di cui non ero a conoscenza.

Dopo due giorni passati interamente in quel bar, osservando le sue azioni, notai che c'era qualcosa che non andava.
Era troppo perfetto.

Angolo autrice

Ciao a tutte, questo stile è decisamente diverso dalla storia precedente, secondo me è meglio, per le trame e il carattere dei personaggi, è stato meglio modificarlo.

Poi volevo dirvi anche che aggiornerò questa storia raramente, probabilmente più spesso finita quella già in corso, ma non assicuro nulla
(Anche perchè sono una ragazza che si contraddice molte volte)

Vi piace?
Il modo in cui è strutturata, il tempo, i particolari, la trama?
Spero vivamente di si

Volevo dirvi che questo sarà probabilmente l'ultimo angolo autrice serio che farò.
I purple you🧡

My precious sweet ••• SeokjinxreaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora