Lucius, il primo marito

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"Il vestito bianco, quello color crema... credo che sarebbe proprio adatto non credi?"
Druella lasciò tintinnare delicatamente la sua posata accanto al piatto. Sua figlia, seduta di fronte a lei, le rispose con un piccolo sorriso. Quel giorno aveva i capelli raccolti in uno chignon, Narcissa, e portava una pratica veste scura.

Avevano passato i due giorni precedenti discutendo dettagli, facendo spostare candelabri, lucidare lampadari e rinnovare incantesimi dagli Elfi domestici. Erano ancora al lavoro quegli elfi. Mentre Narcissa, Charlie e Druella sedevano a tavola, una di quelle creature passò in tutta fretta reggendo tra le braccia un enorme mastello di tende appena lavate.

"Charlie alla fine si é deciso per una tenuta verde... vero, Charlie? Credo che a questo punto tutti gli inviti siano stati spediti e manchi solo decidere che tipo di dolce vorremmo quest'anno..." "Rilassati, amore...hai lavorato così tanto. Ieri sono stato a casa, mia madre e mio padre saranno lieti di partecipare."
Narcissa, che sedeva alla sinistra di suo marito si voltò, abbassando il suo bicchiere sfiorò delicatamente il dorso della sua mano. "Ne sono lieta...ma non è vero che abbiamo lavorato così tanto"
"Oh, c'é stato molto meno da fare rispetto agli anni scorsi..."
La voce di Druella attirò gli sguardi di Charlie e Narcissa.
La donna sedeva nel suo completo di lino, non indossava il cappello, e i suoi capelli erano stretti in una lunga treccia arrotolata sulla nuca. Appoggiò il proprio bicchiere con movimenti lenti, cauti, dunque spedì una lunga occhiata distratta ad una Elfa domestica che rischiava di cadere sotto il peso di tende pulite che intendeva trasportare.

"Quando Lucius era vivo il ballo di primavera era un evento a dir poco straordinario... Narcissa in quell'occasione apriva le danze, ma non credo che il suo cuore glielo consenta più, viste le circostante.."
Druella tacque.
L'atmosfera era irrimediabilmente cambiata... sembrava che un vento gelido avesse spazzato quella sala da pranzo colma di luce mite.
Charlie le spedì una occhiata in tralice...non poté trattenersi. Il volto di Narcissa era indurito, inequivocabilmente la sua espressione si era chiusa, incupita al punto che Charlie era sicuro di vedere collera... invece, assurdamente la donna scelse un tono incredibilmente pacato, e straordinariamente amabile.
"Madre, non ho mai amato i ricevimenti troppo sfarzosi o troppo formali, questo dovreste saperlo bene."

Nessuno aggiunse altro.

* *

Stentava a riconoscere il suo studio. Era furibondo, era stato costretto ad uscire se non voleva far esplodere qualcosa.
Le cucine non erano certo uno spettacolo migliore: il grande focolare che cuoceva una carne così deliziosa era ingombro di oggetti, a quanto pareva non consideravano degno di loro le pietre che suo padre aveva disposto con le sue stesse mani.
Forse si ingozzavano di cibi dozzinali adesso, proprio come dei sudici Babbani.
C'erano pentole dappertutto, ma guarda avrebbero...proprio tenuto quel ricevimento, eh? In casa sua, lo stavano dimenticando.
Fu questo pensiero a rompere gli argini della sua collera, a saturarla. L'acciaio, l'argento, sibilarono, dunque vibrarono profondamente nell'intonaco, conficcandosi. Poteva ancora ridere, dopo tutto. Rise con le mura, le finestre, rise con la luce tremula degli alti doppieri arrugginiti.
Un giochetto, solo un giochetto per prendere tempo.

* *

"Io giura, padrona che io non sa come é accaduto! Non avevamo lasciato la cucina in ordine, e..."
"Non importa, non importa. Togliete tutto ed in fretta. Ma vedete di individuare un colpevole, e alla svelta! "
"Si, padrona!"

Narcissa distolse lo sguardo da quello spettacolo assurdo, sinistro.
Tutte le posate ad eccezione dei cucchiai erano infisse nelle mura, avevano addirittura intaccato l'intonaco, come se le avessero conficcate con una forza immane.
Formavano una scintillante chiostra di piccole lance in miniatura.