CAPITOLO 1

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Erano le 8:15 quando, come ogni mattina, Jimin uscì dalla sua nuova casa per dirigersi in stazione. Si era trasferito da ormai un paio di mesi in Giappone, a Morizaka, una cittadina nella prefettura di Saitama che distava circa un ora da Tokyo.

Non era un grande fan delle grandi metropoli, ma era stato costretto dai genitori a frequentare un università nella capitale per avere in futuro maggiori possibilità lavorative. In realtà non si era minimamente interessato alla facoltà che aveva scelto, voleva semplicemente terminare gli studi per poter essere libero di scegliere da solo la propria professione. Non aveva chissà cosa in testa, ma gli sarebbe piaciuto molto aprire un cafè in un paesino periferico e tranquillo, possibilmente vicino alla sua nuova abitazione, una classica casa standard per una famiglia di tre o quattro persone. Jimin fu grato ai suoi genitori per avergli comprato una casa tanto grande ma, proveniendo da una famiglia decisamente benestante, non si sprecò tanto con i ringraziamenti, anche perchè la situazione in casa non era delle migliori a causa dei continui litigi tra la madre e il padre. Pensò quindi che il suo trasloco fu più che altro un modo per non farlo intromettere in questioni nelle quali non centrava affatto.

Camminò fino ad arrivare alla stazione, per poi sedersi su una panca di legno lungo la banchina, aspettando il treno che l'avrebbe condotto a Tokyo. Il mezzo arrivò leggermente in ritardo, cosa poco solita dato l'orario, ma in ogni casò noto che era abbastanza vuoto e così si diresse verso il suo solito vagone, al suo solito posto, il 17B lato finestrino. Si sedette e appoggiò la borsa con dentro il laptop sul tavolino che lo separava dal posto di fronte a lui. Non passarono neanche un paio di minuti che, un ragazzo poco più alto di lui, aprì la porta del vagone boccheggiando rumorosamente.

Jimin gli rivolse uno sguardo veloce, per poi tornare ad ascoltare la musica osservando il finestrino. Aveva si e no la sua età, capelli corvini, camicia bianca rimborsata dentro i jeans neri, una giacca nera aperta e una borsa da ufficio grigia. Nonostante Jimin frequentasse quotidianamente quel treno, non aveva mai visto il ragazzo. Quest ultimo si avviò a passo deciso verso di lui, per poi mettersi nel posto di fronte, il 17A. Sembrava essersi accorto solo in seguito delle presenza di Jimin.

<Salve> disse il corvino, abbozzando un inchino porgendo la testa in avanti. <Buongiorno> rispose Jimin. <Non sembra giapponese> disse sempre Jimin. <Infatti non lo sono, sono coreano> rispose il corvino sistemandosi meglio sul proprio sedile. <Anche tu non sembri giapponese, hai un accento strano>. <Anche io sono coreano, di Busan>. <Interessante, piacere io sono Min Yoongi>, <Il piacere è mio, mi chiamo Jimin, Park Jimin>.


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Spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Ho ridotto il numero delle parole per rendere il tutto meno noioso <3

Fatemi sapere cosa ne pensate!

CAPITOLO NON RILETTO con POSSIBILI ERRORI DI BATTITURA.

CAROUSELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora