PROLOGO

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La donna gridò mentre l'uomo che saltava l'immensa recinzione di mattoni  che separava le mura della città, appartenente al castello dell'Ogre,  si dirigeva verso i boschi in lontananza con in braccio suo figlio. Le guardie del castello, i Saru, si misero immediatamente all'inseguimento. Saltando come se stesse  sfidando la gravità da un punto all'altro degli immensi campi che si estendevano  fino all'inizio dei boschi, l'uomo lasciò trapelare tutta la sua energia demoniaca via dal suo corpo. Questa si espanse a macchia d'olio su tutta la zona circostante,come una foschia oscura che inglobava tutto dentro di sé e non lasciava via di fuga. Con un ultimo balzo in aria, le sue vesti si lacerarono cadendo al suolo e delle ali grandi, pesanti, nere strapparono le sue carni mentre tentava di prendere il volo senza mutare completamente. Voleva solo andare a godersi in santa pace nel suo nascondiglio in montagna la sua preda, quel succulento bambino ancora svenuto tra le sue braccia.

Mentre I Saru cercavano di prenderlo per le gambe, provó a sbattere le ali per sollevarsi assieme al ragazzo e spiccare il volo.
Potenti soldati ed ayakashi, i Saru erano abili saltatori, agili nell'uso delle armi ed astuti guerrieri che condividevano il corpo umano che li caratterizzava con lo spirito di una scimmia. Nessuno si poteva dire fortunato se si scontrava con uno di loro. Al servizio dell'Ogre da secoli, combattevano in gruppo muovendosi come un' unica macchia. La terra, la natura ed i boschi erano il loro regno.

Se l'uomo fosse corso dunque fino alla foresta  della zona non avrebbero avuto grossi problemi. Usando i rami come strade lo avrebbero rapidamente raggiunto.
Il cielo non era però loro territorio. Una volta volato via non avrebbero potuto salvare il ragazzo.
Dei Saru si aiutarono a vicenda per saltare più in alto ed afferrare di nuovo lo spirito, ma riuscì a sfuggirgli.
Atterrarono a terra con un tonfo sordo che riverberó nell'aria.
Osservarono impotenti lo spirito che volava via con il bambino.
Da un po' di tempo a quella parte, molti ayakashi che vivevano lontano dalle città erano tornati ad uno stato antico di sopravvivenza, proprio come quando vivevano ancora tra gli uomini.
Ai tempi, la carne umana era un pasto prelibato, succulento, e da essa gli spiriti più potenti traevano immensi poteri. Da quando però avevano chiuso tutti i portali che dal loro mondo portavano a quello degli uomini, solo una certa percentuale di ayakashi si era abituata a vivere civilmente... Od almeno per quanto fosse loro possibile.
Per molti signori, come il loro Ogre , era una cosa riprovevole cibarsi di carne umana, ed era severamente vietato. Se scoperti o catturati, si poteva esser puniti con la morte... O peggio.
Coloro che non riuscivano a far loro questo nuovo stile di vita venivano allontanati dalle città, ma spesso vi facevano ritorno, se disperati o spinti dalla fame, per cacciare. Proprio come quel giorno.
I Saru avrebbero dovuto avvertire il loro capo della perdita del ragazzo, ed a sua volta questo avrebbe avvertito l'Ogre. Era meglio prepararsi ad una bella punizione.

I Saru continuarono a guardare in lontananza lo spirito allontanarsi col bambino, un piccolo spirito volpe figlio di uno dei mercanti della zona. Per lui non potevano fare più niente.
Uno di loro strinse i pugni contro il corpo, furioso della sconfitta di quel giorno: Kirito.
Era da poco più di un secolo che era diventato un Saru a tutti gli effetti, ed ancora non si era abituato al senso amaro che lasciavano la sconfitta e la delusione.
Cosa poteva fare per quel ragazzo? Vi era forse ancora speranza? Guardò rassegnato i suoi compagni d'arme, passandosi una mano tra i capelli ramato. I suoi amici  rassegnati nello sguardo raccoglievano le loro armi e si sistemavano la divisa, dando le spalle a quello spettacolo.
Presto sarebbe diventato uno di loro, ed allora, avrebbe imparato a lasciarsi dietro ogni morte.
Mentre si dirigevano di nuovo verso le mura della città, la terra tremò con forza, destabilizzandoli, e un  forte grido di dolore esplose in aria, spezzando il pesante silenzio che era calato.

I Saru si voltarono di scatto verso lo spirito in cielo, che si dimenava con tutte le sue forze, incastrato in possenti rami comparsi dal nulla.
I soldati cominciarono a correre a tutta velocità verso la base di quei rami. Qualunque cosa stesse accadendo, non avevano tempo di pensarci; potevano recuperare il bambino.
Alcuni Saru si arrampicarono su quegli immensi rami che Kirito notò spuntare dal suolo  seppur privi di tronco. Uno dei soldati prese il bambino e si gettò a terra.
Furioso per aver perso la preda, lo spirito si dimenó con forza. Il suo corpo umano cominciò a mutare, ed oltre alle ali il suo corpo si squarció di nuovo per mostrare la sua vera forma.
I rami andarono in pezzi ed I Saru si prepararono a difendersi.
L'enorme spirito davanti a loro sollevò il suo enorme corpo nero in aria, lasciando schioccare il becco con forza, emettendo un forte verso stridulo.
Il suo occhio rosso, l'unico sul suo volto, si concentrò sul bambino. Si sarebbe ripreso la sua preda.
Volò in alto per girare su sé stesso, e spalancando il becco enorme ricco di una dentatura sottile ma affilata, scese in picchiata.
I Saru si ancorarono sul posto con le loro forti gambe, pronti a contrattaccare. Kirito prese la sua fedele spada, e se la rigiró nervosamente tra le mani.
Tutti si misero in posizione pronti a fendere i loro colpi.

Elemental - Trembling Earth Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora