TERZO CAPITOLO

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"Hooope Zaaayn ma dove vi siete cacciati?" Era la madre di Zayn, la signora Trisha  che ci stava chiamando. "Siamo in giardino mamma", urlò Zayn. Rientrammo in fretta in casa, percorremmo il salone con gli sguardi di tutti puntati su di noi ed entrammo in cucina per mangiare il dolce. La tavola era piena di dolci di ogni tipo, c'era davvero l'imbarazzo della scelta; mi parve che Zayn fosse goloso di dolci per come gli si illuminarono gli occhi quando li vide, ma io non li gradivo o, meglio non potevo mangiarli. La domanda fatidica non tardò ad arrivare..."Hope quale dolce preferisci?" E ora!? Cosa gli avrei detto? "Ehm.. Veramente.. Uhm.. Sono a dieta e non posso mangiare dolci. Sisi è così!" Dissi, quasi a voler convincere più me stessa che Zayn. "A dieta? Ma sei magrissima! Ma se è così non ti sforzo!" Tirai un sospiro di sollievo, ero contenta che non avesse insistito. L'aria nella stanza gelò, calò un silenzio da brividi e sembrava che nell'altra stanza non stessero più parlando, eravamo imbarazzati e non riuscivo a trovare un argomento per spezzare la tensione, ma Zayn riuscì a trovarlo anche se gli si colorarono le guance di un leggero rossore, lo sguardo gli si addolcì "Ehmm...Mi dai il tuo numero di telefono? Magari.. Come dire, possiamo contattarci per uscire qualche sera!" Proferì Zayn. "Oh certo, dammi il tuo telefono così io ti scrivo il mio e tu mi scrivi il tuo!" Gli dissi mentre estrassi dalla tasca il mio cellulare. Dopo esserci scambiati i numeri mia madre mi richiamò dalla porta facendomi cenno che dovevamo ritornare a casa. "Ciao Zayn.. Ci sentiamo!"  Mi rispose con un cenno del capo. Tornata a casa cercai qualche maglione da mettere visto che stavo morendo dal freddo. Fu una notte molto travagliata, sognai occhi marroni e denti aguzzi. Denti aguzzi che trafiggevano occhi marroni, mi alzai di scatto, ero sudata. Avevo bisogno di una doccia fredda, andai in bagno e quando mi guardai allo specchio vidi in me il volto della paura, paura di quegli occhi marroni, paura di quei denti aguzzi che gli avrebbero fatto del male. Dopo la doccia mi sentii meglio, tornai a letto e caddi in un sonno profondo, troppo profondo; la mattina seguente non sentii la sveglia e arrivai tardi a scuola, il giorno prima non ero riuscita a studiare e l'interrogazione di arte non andò bene, la professoressa di italiano mi riprese più volte perché ero distratta. Fu una giornata da eliminare quasi completamente, la sera mi chiamò Zayn e ci mettemmo d'accordo per uscire il pomeriggio del giorno seguente. Ci saremmo incontrati fuori la mia scuola alle 17:00; gli chiesi se non avesse da studiare a quell'ora ma il risultato fu solo una risata fragorosa e "ho finito da un po' di studiare baby". Baby? Cosa gli era preso? Dove era andato a finire il ragazzo timido della sera prima? Avrò sentito male io, no? Lo sperai con tutta me stessa, sperai che non fosse uno dei tanti da "una botta e via". Anche se non ero molto esperta di ragazzi, sapevo quanto fosse dura dimenticarne uno, mi tornarono alla mente il pigiama di flanella con i coniglietti che Jennifer metteva quando era depressa, per la rottura con un ragazzo o quando era malata, o le notti passate abbracciate, non avevamo bisogno di dirci quanto l'una avesse bisogno dell'altra. Quando ero con lei potevo sentirmi "normale", senza le pressioni dei miei genitori, potevo fare finta che a casa andasse tutto a meraviglia e pur di sentirmi così avrei sopportato pigiami di flanella all'infinito...

·It isn't possible to stay together·Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora