PRIMO CAPITOLO

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*PREMESSA: Io e la mia amica Irene, che stiamo scrivendo, la storia abbiamo pensato di scriverne una diversa dalle altre. TUTTE le cose che saranno scritte in questa storia saranno assolutamente inventate, nei capitoli seguenti capirete il perchè. Buona lettura!* Lo sapevo, avrei dovuto mettere la giacca più pesante. La strada era ricoperta da un sottile strato di ghiaccio, sarebbe stata un’impresa ardua non scivolare. Avevo le mani ghiacciate e Jennifer sembrava una statua di ghiaccio. Era tardi e anche oggi avremo dovuto correre per arrivare  a scuola in orario. Iniziammo a correre, la scuola era nel nostro raggio visivo quando finalmente vi mettemmo piede, suonò la campanella; andai verso la mia classe, seguita da Jennifer ancora con il fiatone. La professoressa di storia entrò con la sua solita aria di superiorità, mi rivolse un sorrisetto malefico, poi si girò verso la classe e disse “Per la felicità della signorina Brown, oggi compito di storia!” jack mi rivolse un sorriso dispiaciuto, mi aveva puntata senza che le facessi niente. Io e Jack ci conoscevamo da solo sei mesi, dall'inizio della scuola, però i nostri genitori erano grandi amici; sapevo che aveva una cotta per me, ma io per lui non provavo nulla, gli volevo un gran bene, niente di più. La professoressa iniziò a consegnare i test, cinquanta minuti ancora e quell’incubo sarebbe finito. Finii il test proprio al suono della campanella, consegnai e uscii con Jennifer e Jack in cortile. Ci dirigemmo verso le panchine, provai a sedermi ma ebbi un sussulto quando mi accorsi che erano ghiacciate; restammo in piedi a parlare del test, cioè più che altro io facevo finta di ascoltarli, annuendo di tanto in tanto. Sentii la presenza di uno scoiattolino intento a mangiare una ghianda. Stavo per avvicinarmi, nessuno mi avrebbe vista, suonò la campanella. Ebbi un attimo di esitazione, poi entrai in casse con Jennifer e Jack. L’ora di arte trascorse lenta, credo che il professore stesse spiegando qualcosa come l’arte rinascimentale, solo quando l’ora finì mi accorsi che avevo disegnato lo scoiattolo di poco prima. Dalla strada, quando uscimmo da scuola, il ghiaccio era scomparso, per tutta la giornata non avevo proferito parola, mi sentivo debole, avevo bisogno di mangiare. Non appena Jack se ne fu andato, Jennifer ne approfittò per chiedermi se fosse tutto a posto, annuii distrattamente. Arrivammo davanti casa sua, vidi la madre nel giardino intenta a tagliare le rose “Hope cara, ciao ti va di pranzare con noi oggi?” Alzando la testa, si distrasse da quello che stava facendo e si tagliò, sentii le gocce di sangue cadere a terra, spalancai gli occhi, Jennifer mi guardò allarmata, capì che ero in difficoltà “Signora la ringrazio per l’invito ma mia madre ha un pranzo con alcuni suoi colleghi di lavoro, devo esserci anch’io.” Finsi un’aria dispiaciuta, non riuscivo più a resistere, dovevo tornare a casa. Jennifer si avvicinò a me con cautela, ci salutammo. Il rumore delle gocce di sangue mi rimbombò nella testa per tutto il tragitto fino a casa. Mia madre non c’era, aveva lasciato un bigliettino accanto al vaso di fiori di plastica.”Tornerò all'una e un quarto, sono da Alice. Un bacio, mamma.” Ultimamente era sempre da Alice, le cose con papà non andavano gran che, era sempre rintanato nel suo ospedale, più preoccupato delle vite altrui che delle nostre e quelle poche volte che c'era era sempre chiuso nel suo studio.

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