Capitolo 2 - Novità

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Ero stanchissima, quella mattina mi ero dovuta alzare all'alba per andare in ospedale a parlare con il mio tutor per la tesi.
Erano passati diversi mesi dall'ultima volta che ci avevo messo piede, nei quali mi ero fatta di nebbia; il database da completare in standby e nessun progresso fatto. A mia discolpa potevo dire che avendo avuto gli esami da recuperare non ero riuscita a conciliare le due cose, e ancora non ci riuscivo.

Avevo appena terminato l'incontro con lo specializzando di riferimento per il mio progetto, Loki, e volevo semplicemente sparire dalla faccia della terra.
Era stato gentile, come sempre, i suoi modi di fare pacati e tranquilli, ma negli occhi vi avevo letto una delusione tale nei miei confronti che non avrei più voluto farmi vedere in vita mia.
Makarov, il primario a cui avevo chiesto la tesi, ormai più di un anno fa, probabilmente non aveva neanche idea di chi fossi e il mio correlatore altrettanto.
Mi diressi abbattuta nello stanzino in fondo al corridoio adibito ad uso di noi poveri e inutili studenti, tolsi lo scrub e mi cambiai scappando dall'ospedale più in fretta che potei.

Una volta giunta nell'alberato viale centrale nel quale si affacciavano tutti i padiglioni  del Magnolia Hospital presi il telefono e chiamai una delle mie migliori amiche, nonché compagna di studi, di vita e mia ancora di salvezza: Mavis.

Ci eravamo conosciute al primo anno di  università, era una ragazza molto carina, con i capelli lunghi, mossi e biondi, all'apparenza un soggetto tranquillo e pacato, ma in realtà era sempre piena di energia; un vero tornado.
La nostra amicizia si era solidificata con il tempo, aveva superato diversi ostacoli e adesso più che mai eravamo unite.
Ci mancavano gli stessi esami e condividevamo lo stesso disagio.
In più anche in ospedale eravamo nello stesso padiglione, a un piano di distanza; lei in pediatria, io in chirurgia pediatrica. Spesso ci incontravamo sul termosifone del primo piano a fare due chiacchiere nei momenti di pausa dove non c'era niente da fare; lei sorseggiava il caffè io le facevo compagnia, a me il caffè non piaceva per niente.

Sulla strada di casa passai una buona mezz'ora al telefono con lei a lamentarmi, per lo più di me stessa visto che non c'era nessun altro da incolpare per la situazione disastrosa nella quale mi trovavo e lei come sempre mi sostenne e si lamentò con me.
Era proprio una santa a sopportarmi, ma ce lo eravamo ripromesse più volte, quando una delle due si sentiva affondare l'altra l'avrebbe riportata a galla.
Forse era la ragione per cui non avevo ancora mollato tutto fuggendo in un paese esotico a fare la barista.


Rientrai poco più tardi nel mio appartamento piena di rinnovato spirito: era ora di pranzo, che il cibo alleviasse le mie pene!
Riposi le scarpe nella scarpiera di legno bianco all'ingresso e indossai le mie solite ciabatte prima di avviarmi in salotto.

- ciao Lucy! - sentii urlare dalla stanza in fondo

- oh Levy!! Sei tornata finalmente - urlai di rimando alla mia coinquilina -come mai non sei al lavoro?-

- il boss non c'è quindi oggi ero libera! - replicò sempre a tono alto - piuttosto ti sono mancata vero? - mi domandò con un sorrisetto uscendo dalla stanza e correndo ad abbracciarmi

- come sempre - confermai ricambiando la stretta a mia volta - devi smettere di sparire ogni santo week end -

- scusa, ma lo sai che se no non vedo mai Gajille - corrucciò le labbra in un dolce sorriso di scuse

- invitarlo qui ogni tanto no? Ci conosciamo tutti da sempre, mi farebbe piacere vederlo più spesso -

Sia io che Levy venivamo dallo stesso posto, Oak town, una città di circa 35.000 abitanti, situata in una zona collinare a nord-est di Fiore.
Ci conoscevamo da tanti anni, avevamo frequentato le stesse scuole elementari e medie, ma un diverso liceo; lei il classico e io lo scientifico. Difatti anche all'università avevamo percorso strade diametralmente opposte, mentre io studiavo medicina lei aveva fatto giurisprudenza. Si era laureata alla prima sessione disponibile, con il massimo dei voti e dei complimenti dalla commissione, ed ora stava facendo il praticantato obbligatorio in uno studio legale prima di affrontare l'esame di stato per diventare avvocato. Aveva deciso di sostenerlo benché non fosse certa di voler far quello nella vita, mi aveva detto che probabilmente avrebbe capito meglio che via intraprendere una volta fatta un po' di praticata e vagliate le diverse possibilità. Io ero certa ci sarebbe riuscita senza alcun problema, era una ragazza sveglia e intelligente, sarebbe arrivata ovunque avesse voluto.
Per fortuna questa divergenza di carriera, se cosi vogliamo chiamarla, non ci aveva mai fermate dal frequentarci lo stesso, e uscendo tutti insieme aveva avuto modo di conoscere Gajille, mio ex compagno di classe e suo attuale fidanzato da ben sette anni!
Si erano messi insieme a inizio quarta liceo, dopo una lunga estate di tribolazioni, baci rubati, incertezze e paranoie. Nessuno avrebbe scommesso su di loro, sembravano troppo diversi per poter funzionare e invece erano ancora insieme più felici che mai.

Come petali di ciliegioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora