3. Rathaus

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Arianna frugò nervosamente nella sua borsa con la speranza di non avere dimenticato le chiavi di casa nella furia, ed il suo battito decelerò una volta toccato il freddo del metallo dell'oggetto desiderato, ma non si calmò abbastanza da poter ragionare in modo lucido.
Assonnata, digiuna e spaventata, aveva la piena certezza di una prestazione non del tutto consona al ruolo che doveva svolgere. Sistemò le sbavature del trucco sugli occhi dallo specchietto, applicò un po' del suo rossetto che teneva fisso nella borsa e con poca prontezza scese alla sua fermata, inoltrandosi poi con passo deciso nell'isolato quartiere, respirando l'aria gelida delle 5:30 del mattino, palpando di tanto in tanto la sua Calibro22 sulla cintura.

- Scusa il ritardo, sono a piedi...Regina è già arrivata? -
- No...- rispose Ludwig, porgendole un sacchetto di carta marrone.
- Ma sarà qui a momenti. Il cadavere è all'angolo e non è un bello spettacolo....Mangia questo, prima che su questo asfalto ci trovo fredda anche te! -
- Cosa sono io senza di te?-
Rispose Arianna sorpresa, creando una leggera curva sulle labbra del collega.
- Ti conosco come i palmi delle mie mani - aggiunse il biondo - probabilmente resteresti sempre Arianna Morrison, ma più affamata!- Ci furono pochi istati di silenzio durante i quali la ragazza divorò il Bagel salato nel giro di pochi minuti.
Ludwig fece poi il punto della situazione.
- La scientifica è già al lavoro da un pezzo. È stato avvistato dal proprietario stesso del Ritze, stavolta... E indovina cosa abbiamo trovato... - Arianna smise di succhiare il caffellatte dalla cannuccia, essendo rimasta a bocca spalancata.
- No...-
- Si...-
Ripose i rifiuti in un cesto con il cuore in gola, assieme al suo collega svoltò l'angolo e, come un deja-vù, la terribile scena si stava ripetendo.

****

- Andreas Reich, 30 anni, agente immobiliare. Coniugato con due figli, assiduo frequentatore dei locali a luci rosse di St. Pauli. Causa del decesso: ferita da taglio all'addome. E...-
Il dottor Ed fece risuonare il rumore della carne - ferita profonda alla gola...Senza il Pomo di Adamo! - Annunciò quasi contento. I due colleghi si guardarono.
- Le tue intuizioni erano giuste...- disse incrociando le braccia Ludwig ad Arianna, la quale ricominciò a camminare nervosamente avanti e indietro.
- C'era da aspettarselo. Siamo proprio davanti ad un caso di Assassinio Seriale...- aggiunse la donna, dopo qualche istante di silenzio.
- Sto avendo un Deja-vù che ha dell'incredibile!- mormorò Zimmermann.
- Oh, interessante! - esordì d'un tratto il dottor Ed, il quale coprì con il lenzuolo bianco il cadavere.
- Il nostro assassino è un vero artista. La tecnica usata da questa abominio è la stessa su entrambi i soggetti: stessa profondità, stessa lunghezza della ferita, un ottimo, ottimo lavoro! - aggiunse, spingendo il cassetto nella parete assieme a tutti gli altri cadaveri conservati.

****

- Hai paura? - Domandò Ludwig, camminando a distanza molto ravvicinata da Arianna.
- No. Non ho paura: è solo che non mi sono mai trovata davanti ad un caso di omicidio seriale. Il responsabile potrebbe essere ancora in giro e non l'abbiamo fermato. Potrebbe agire nuovamente...-
- Hey! - notificò prontamente Ludwig, posizionandosi con ferocia davanti la donna e puntandole il dito indice sul petto.
- Non...cominciare ad addossarti ogni singola colpa, okay? Davvero Arianna, sono costretto a fermarti ancora prima che la tua testa cominci a pensare che se quel pazzo furioso è lì fuori, sia colpa tua! -
I grossi smeraldi dell'uomo fissarono i carboni ardenti di Arianna, intensamente, la quale non riuscì a reggere lo sguardo, e a braccia conserte evitò ogni contatto con l'uomo.
- Mi stai ascoltando? -
- Si...Ma, tranquillo, sto bene, è tutto a posto, so che non è colpa mia - si voltò verso di lui - ma non possiamo negare che sia mia responsabilità -
- NOSTRA, Arianna - puntualizzò.
- N o s t r a -.
Dopo un profondo respiro, la donna abozzò un sorriso che inutilmente tentò di nascondere, percorse qualche passo oltre il lungo porticato e scese le scale, restando in piedi accanto ad un palo della luce che illuminava la banchina del porticciolo sul fiume nei pressi del Municipio, il suo posto preferito. Dal basso della banchina, la donna guardò proprio il maestoso edificio, solo ed immenso nell'isolata piazza, il quale sembrava sussurrare alla donna "respira" .
- Adori questo posto, mh? - Ludwig interruppe il silenzio.
- Si ...Da matti -. L'uomo si posizionò schiena a schiena con Arianna.
- Sai...- aggiunse timidamente - Mi ricordo ancora la prima volta che ti ho vista alla centrale. Il tuo tedesco era vermente di merda, mi domandai come avessi fatto ad essere stata assunta, ma poi...- Si voltò - ho visto proprio lo sguardo che hai in questo momento, e mi sono reso conto che, una come te, avrebbe dato il triplo di quanto non dia un cittadino nato qui - .
- Faccio solo il mio dovere...- aggiunse imbarazzata, posizionandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, liberando il piercing sul padiglione - poi, la Germania mi ha sempre attratta. Quando ero più giovane, osservavo la foto dal cellulare di Rathaus e pensavo "Un giorno TU sarai MIA", desideravo ardentemente vederla almeno una volta nella vita...ed eccomi qua, ad ammirarla ogni giorno mentre torno a casa - raccontava abbracciata al palo, con gli occhi fissi sul grosso monumento, raggiante.
- Sono letteralemente scappata dagli Stati Uniti in cerca di una nuova vita, sono arrivata qui carica di speranze, aspettative ed un cofanetto di sogni completamente vuoto. Cercavo qualcosa che mi aiutasse a pulire via la cenere che avevo accumulato per riempirlo di concrete aspettative e...- svoltò lo sguardo nel vuoto - Qualcosa che mi renda davvero felice. Qualcosa per la quale lottare concretamente, che possa ripagare ogni sforzo. -
- Arianna...- sussurrò quasi irritato il detective - abbiamo già parlato molto del tuo passato. Fino alla nausea - l'uomo prese il mento della ragazza - Sei una persona eccezionale. Incredilbilmente forte, coraggiosa, intelligente... - Il petto di Arianna si alzava ritmicamente in un nervoso respiro - Credo tu ora debba iniziare a considerare l'idea di abbandonare ciò che c'è indietro e prenderti cura del tuo futuro -.
Lundwig lasciò la presa e si allontanò di qualche passo, non distogliendo gli occhi da quelli di Arianna, la quale si liberò del suo stato di allerta.
- E' quello che sto cercando di fare... - rispose la donna, con l' aria di chi si è tolto un peso.
- Sai bene che per qualsiasi cosa, io sono qui per te. -
- LUDWIG! - Gridò la ragazza.
- Non...Non ho bisogno del baby sitter, okay? Figuriamoci se poi è uomo! SMETTILA di darmi tutte quese attenzioni. SEI SPOSATO. Ed io non vado a letto con gli sposati! -
Ludwig tirò il fiato, spalancando gli occhi. Non disse alcuna parola, ma era fortemente leggibile delusione ed il dispiacere nei suoi occhi.
- Pensi davvero questo di me? -
La ragazza non proferì parola, limitandosi ad indietreggiare di qualche passo.
- Arianna...- Le braccia dell'uomo caddero letteralmente lungo i suoi fianchi.
- Non...Non riesco a non pensare ad altro, Ludwig... - confessò con la voce rotta da gemiti di pianto - vedo il male in qualsiasi azione, detesto gli uomini e temo le donne. Ogni azione, ogni parola mi mette in profondo disagio ed in stato di allerta. Io...mi dispiace, Ludwig. Non le penso davvero quelle cose...-
I due si strinsero in un forte abbraccio, durante il quale Ludwig teneva saldamente la testa di Arianna, lasciando che il pianto, come un fiume, portasse fuori i residui del suo stato d'animo turbato e traumatizzato.
- E' tutto okay. Va tutto bene. Tranquilla, Arianna, tranquilla - ripeteva continuamente.
- Torniamo a casa, okay? - Aggiunse. Arianna annuì.

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