5. Affare di Stato

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I tre giorni di lutto che le vennero concessi li trascorse sdraiata a letto. Nel suo cuore si annidò una matassa di dispiaceri così ingarbugliata che le risultò complicato distinguere il dolore della perdita da quello del senso di colpa, che addizionati al malessere generale delle sue vecchie questioni, guidarono Arianna verso uno stato depressivo. A quel punto nulla sarebbe riuscita a darle uno slancio per separare il suo volto dal guanciale, se non il movimento del braccio per alzare la bottiglia di Jack Daniel's usato come sonnifero.
Nella stanza, l'unico rumore distinguibile era quello del respiro della donna, il tempo era fermo. Giornate lunghe, interminabili, inutili. I pensieri sballottolavano e scalpiavano nella testa senza fermarsi, urtavano tra di loro e si confondevano, le facce delle persone nei ricordi si mischiavano, i dolori si fusero e si ampliarono, si moltiplicarono e crescevano, come un virus si propagavano e da astratti divennero tangibili, tramutandosi in una fortissima emicrania che esplose senza pietà, infiammando le meningi della donna immobile e sola nel mezzo del piccolo appartamento, stringeva forte con le mani le lenzuola bianche, lo sguardo fisso sul soffitto, intrappolata nella sua mente, impossibilitata a muoversi a causa del traffico di pensieri dentro il quale sarebbe inciampata facendo solo un passo. Frignava e si disperava, a stento respirava. Poi si addomentava. Buio.
Poi un balzo. E di nuovo tutto da capo.

***

Quel pomeriggio l'orologio segnava le 15:27.
- Pronto? - Arianna disse una parola dopo quasi due giorni di silenzio, e se non fosse stato per quella telefonata, probabilmente avrebbe taciuto ancora.
- Detective Morrison. Salve...- Arianna stropicciò gli occhi con una mano, cercando di riflettere e di ricordare a chi appartenesse quella voce.
- Sono il dottor Edmund...- rispose, quasi dispiaciuto. Arianna balzò a sedere sul bordo del letto.
- Oh, dottor Ed, scusami io...sono un po' stordita, salve! Dimmi...-
- Figurati, è comprensibile. Chiederti come stai è una domanda inutile, diciamo che sto chiamando per sapere se hai bisogno di qualcosa - Arianna si grattò la testa.
- No, Ed...- prese un profondo respiro - L'unica cosa di cui ho bisogno è tornare indietro nel tempo di almeno 30 anni -.
- Sono conento che, seppur amara, noto dell'ironia... - Ci fu qualche istante di silenzio.
- Sai...- continuò il dottore - ti aspettavano tutti. Regina è rimasta molto, molto delusa. Le ho mentito dicendole che ti è salita una forte febbre e che non potevi muoverti - La donna staccò il telefono dal' orecchio, sbattendosi una mano in faccia.
"Cazzo..." pensò.
- Grazie Ed, davvero. Mi hai veramente parato il culo senza che te lo chiedessi, ti devo un favore -
- So bene cosa significa non avere la forza di affrontare la vita. Ma mi devi promettere che domani ti presenterai a lavoro e che andrai almeno a trovare la tomba di Ludwig...-
- Non avevo intenzione di dare buca in centrale, devo campare in quache modo...E - sospirò - Si. Non ora, ma lo farò -.
In sottofondo le campane suonavano tristi ed un forte applauso si levò d'un tratto. Arianna staccò il telefono senza dire nulla, non pentita per non essersi presentata al funerale di Ludwig: due centinaia di persone era l'utima cosa di cui aveva bisogno. "Ludwig oramai non c'è più. Non si dispiacerà della mia assenza, perchè non lo sa".
Oramai era in piedi e ne approfittò per fare una doccia e lavarsi i capelli.
Spogliandosi, capitò davanti lo specchio a figura intera. Osservò il suo fisico sciupato, magro, senza seno e senza forme, restando lì in piedi per un bel po' nell'autocommiserazione.
Si toccava i finachi con le mani, si strofinò il seno e si voltò per guardarsi la schiena, sorprendendosi della visibilissima colonna vertebrale e prese coscienza dell'eccessivo dimagrimento. Smagliature, accumulo di tossine, cellulite, capillari spezzati, lividi, acne.
Cominciò a girarle la testa.
La stanza sembrava in movimento e scoppiò in un fragoroso pianto, quando d'un tratto le si materializzò accanto, nuda anch'essa, l'amante del suo ex ragazzo.
Alta, tonica, con quel mandala tatuato sul fianco sinistro, il seno prosperoso, la "v" nella zona addominale, il piercing sull'omblico, gambe da capogiro. Fissava Arianna fiera con le mani sui fianchi in tutta la sua bellezza, poi si auto-schiaffeggiò la natica destra, a ricordarle come esattamente erano posizionati lei e Vitalij la notte in cui li scoprì.
- VATTENE VIA! -
Strillò Arianna, colpendo con un pugno lo specchio al limite della sopportazione, impaurita dall'allucinazione. Era la prima volta che le accadeva.
Arianna era in preda al panico per quanto accaduto, non piangeva per il sangue che le usciva dalle nocche, piangeva perchè aveva paura di essere passata ad uno stato di depressione troppo avanzato. Quando il suo animo si placò e cominciò a percepire il dolore per la ferita alla mano, constatò fosse arrivato il momento di disinfettarsi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 14, 2019 ⏰

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