18.

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Jongdae continuava a guardare le fotografie del padre mentre Minseok, in silenzio, guardava lui. Vedeva le sue piccole mani tremare, quegli occhi dolci riempirsi di lacrime. In quel momento Jongdae aveva abbassato tutte le sue difese, perso in ricordi che purtroppo non aveva e che poteva solo immaginare. Era piccolo, vulnerabile e tremendamente affascinante.

Minseok si morse il labbro inferiore, stringendo le mani in due pugni serrati. Lentamente si avvicinò a Jongdae. Afferrò con gentilezza la scatola appoggiandola sul comodino. Tutto questo sotto gli occhi perplessi di Jongdae. Senza proferir parola si sdraiò sul letto tirandolo su di se.

Con un movimento fulmineo spense la luce accendendo quella dell'abat-jour.

«Parlami di lui» sussurrò.

«Non so molto»

«Non importa»

«Si chiamava Kim Joon, era un militare. Di lui non ricordo nulla se non un'immagine sfocata. Se chiudo gli occhi lo vedo vestito della sua divisa che mi prende in braccio. Sono piccolo, forse due anni. Sorride e io lo abbraccio. Questo è l'unico ricordo che ho di lui. Il resto sono solo fotografie. È morto a 33 anni, io avevo appena compiuto tre anni. Ho dei ritagli di giornale che mia nonna aveva tenuto, una medaglia al valore, arrivata per posta qualche anno dopo la sua morte, perché mia madre non era andata alla commemorazione, e tante fotografie che i miei nonni mi hanno lasciato. Di lui so che amava le motociclette. Da ragazzo faceva le corse, quelle illegali! Poi...suonava il pianoforte, mia nonna gli aveva insegnato quando era piccolo. Odiava la birra! Non so perché ma una volta mio nonno me lo disse. Era bello, era un uomo bellissimo. Alto, capelli neri ,occhi color cioccolato. Non so altro. Quando ero piccolo mia mamma non mi lasciava spesso con i miei nonni, lei li detestava»

«Perché?»

«Perché le facevano notare quanto valesse poco come madre, e avevano ragione. Dopo solo sei mesi di lutto si prese in casa Wonhae e chiuse definitivamente ogni rapporto con i miei nonni, obbligandomi a non vederli più. Dopo pochi anni sono morti. Un mio zio mi ha portato quella scatola, lo aveva promesso a mia nonna. Loro non vivevano a Dong-gu quindi dopo che mia madre andò a vivere con Wonhae non ho potuto più vederli. Mi telefonavano ma se non ero io a prendere la chiamata nessuno mi diceva che si erano fatti sentire. Quando nacque Sehun mi sembrò, quasi, che fosse un regalo mandatomi proprio da mio padre. Ne Wonhae ne mia madre avevano gli occhi color cioccolato mentre Sehun sembra abbia due cioccolatini incastonati su quel faccino, come mio padre. Anche se di lui non ricordo nulla mi manca, mi è sempre mancato» dice con sguardo triste Jongdae.

«Un giorno ti farò conoscere i miei» Minseok cercò di risollevare il morale a Jongdae.

«Tu hai i genitori?» chiese Jongdae sinceramente curioso.

«No sono nato in laboratorio! Certo che ho i genitori! Che domande fai?»

«Mhhh...nel senso che sono ancora al mondo. Sei tanto vecchio»

Minseok lo guardò stranito.

«Scusa»

«No aspetta! Puntualizziamo questa cosa del vecchio per favore. Io non sono vecchio!»

«Quanti anni hai?»

«Ne ho 29»

«Beh sei vecchio!»

«E io adesso ti butto fuori dalla finestra! Come sono vecchio?!»

«Beh io ho 20 anni e tu per me sei vecchio!»

«Ok...ragioniamo...se per te sono vecchio com'è che stai qui fra le mie braccia? Non mi sembra ti faccia schifo!»

«Che vuoi che ti dica ho un debole per l'antiquariato! Da piccolo volevo fare l'archeologo! Mi piacciono le mummie e cose simili»

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