L'amore oltre il tempo.

𝚂𝙴𝚃𝚃𝙴

Il mattino seguente...

Spalanco gli occhi di scatto e prendo un lungo respiro, passo una mano sul mio collo, sono in una capanna, «Oh ben tornata Annabelle»-«Elizabeth? Dove siamo?»-«In un rifugio sotterraneo» dice accendendo una candela.
Mi guardo intorno, lo scenario è macabro.
Ho un emicrania tremenda, mi fanno male i denti e mi da fastidio anche il ticchettio dei tacchi sul pavimento.
«Avete qualcosa per curare questa emicrania credo siano sintomi di un influenza», mi guarda, «Sei in transizione»-«In transizione per cosa?» chiedo confusa «Diventare vampiro» sbarro gli occhi, mi alzo di scatto, inizio a piangere disperatamente, «Sfogatevi, è normale tutto ciò che provate è amplificato in questo momento» la guardavo, stava cercando di aiutarmi ma non ci stava riuscendo, «Annabelle, ascoltatemi bene, per completare la transizione, dovete bere direttamente da una vena umana, se non vi nutrite morirete» mi prendo la testa tra le mani, mi sento come stordita, Elizabeth esce con una lanterna in mano e torna con un ragazzo, «Bevete» dice, al ragazzo sanguina il collo, mi avvicino e non so come mi avvinghio su di esso, il poverino cade sul pavimento rovinato della capanna, «Oh.. mi dispiace..» dico indietreggiando «Annabelle state tranquilla, starà bene» si morde il polso, si mette di fronte a lui, lo fa bere dicendo «Sei uscito per fare una passeggiata e ammirare il chiaro di luna, voi non avete incontrato nessuno, adesso via da qui» il morso era sparito e il ragazzo fece esattamente ciò che Elizabeth gli aveva detto di fare.
Ero un vampiro.
Un mostro
Un abominio
Una creatura del male.
«Io, io, devo tornare al palazzo»-«Non potete, vostro padre non vi accetterà, siete ciò che odia di più» scuoto la testa, «È Frederik? Sta bene?»-«Non lo so, io ho fatto ciò che mi ha chiesto, vi ho portata al sicuro, nessuno può trovare questa cripta»-«Ci troveranno! Siamo nel centro della selva, i cacciatori, i cocchieri percorrono queste vie ogni giorno e ogni notte!»-«Calmatevi, vi mostro una cosa. Volete tornare al palazzo? Bene, andiamo» la seguo, entriamo, «Padre?» era accasciato sul suo scrittorio con un mio ritratto  in mano «Figlia mia» singhiozzava, «Oh padre.. sono qui» ero davanti a lui , «Elizabeth, perché non mi sente»-«Ho fatto un incantesimo, siamo invisibili agli occhi di tutti» continuavo a piangere, «Dove l'avete portato?» chiede al cocchiere «In piazza monsignore, dobbiamo cercare anche lady Annabelle?»-«Cercatela, se entro la mezzanotte non riuscire a trovarla, procedete con l'altro» mi acciglio «Come procediamo vostra altezza»
«Bruciatelo vivo, innanzi a tutto il popolo, e dichiarate che avete una grande ricompensa per chi riuscirà a trovare la principessa» esco di corsa dal palazzo «Mi ha rinnegata!» mi poggia una mano sulla spalla «Vi capisco, torniamo alla cripta» così facciamo.
«Come avete fatto a renderci invisibili se anche voi siete un.. vampiro?» mi porge una zuppa, «In principio non lo ero, sono una strega, appartengo a una delle congreghe più potenti che ci siano, sono stata ripudiata quando ho completato la transizione»-«Ma avete ancora i vostri poteri»-«Si. Esattamente 150 anni fa, in Provenza, uno dei primi mi trasformò, perché avevo mandato i suoi fratelli nell'altra parte»-«I primi?, l'altra parte?»-«i primi sono i vampiri più antichi di tutti i tempi, immortali.. si chiamano così proprio perché sono la prima discendenza di vampiri, in quanto all'altra parte, è una realtà alternativa, un aldilà per tutti gli esseri soprannaturali» tutto questo non ha alcun senso, «Ma allora tu che cosa sei? Un vampiro o una strega?»-«Entrambi. Sono un ibrido, metà vampiro e metà strega» sbarro gli occhi, «Cosa vi porta qui?»-«Sto cercando il libro degli incantesimi di mia nonna, all'interno del quale c'è la chiave per spezzare il lato vampiro, voglio fare l'incantesimo e restare solo strega»-«Per quanto resteremo qui?»-«Non lo so» mi Poggio alla parete, ho perso tutto.
Il palazzo
Mio padre
Il mio amato.
Sono morta su quel pavimento, niente sarà più come prima.
Passo le notti a piangere, ad avere paura di me stessa.