Capitolo 5 Coincidenze

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Pam, l'ex segretaria di mio padre, quanto meno è davvero efficiente.

Appena ho inoltrato l'email, tutti i telefoni hanno iniziato a suonare impazziti. Per ovvie ragioni non ho la minima intenzione di rispondere a tutte queste chiamate. Non in questo momento.

Ho altro da fare e ho mandato Kiljan a chiederle di restare per l'intera giornata per mandare via tutti coloro che si presenteranno di persona davanti alla porta del mio ufficio e per rispondere a tutte le telefonate moleste.

Kiljan le ha assicurato che completare questa giornata lavorativa le garantirà una retribuzione mensile in più. È stata ben felice di accontentarmi.

«Fatto, ho preparato anche l'email personale per Spencer», mi informa Kiljan riferendosi a uno dei fornitori di materie prime di mio padre.

«Ottimo, la sua merce mi pare di qualità e vorrei mantenerlo come fornitore. Ti sei già occupato di inviare l'accordo di riservatezza da firmare a tutti quelli con cui intendiamo proseguire i rapporti di lavoro? Non voglio si sappia che, oltre al negozio a SoHo, aprirò anche una filiale dell'azienda qui. Prima desidero essere certo che il negozio vada bene», domando spostando la mia attenzione su di lui.

«Sì, l'ho anche ricontrollato. Quelli del nostro ufficio legale hanno redatto un accordo eccellente, è perfetto. Ho già scritto il testo per accompagnarlo. In breve, torneranno tutti firmati e potremo allacciare nuovi rapporti con queste aziende», replica Kiljan, efficiente come al solito.

«Ottimo. Adesso chiamo Gwendolyn, dovrebbe essere già al negozio a quest'ora», dico sfilandomi di tasca il cellulare.

Gwendolyn Jenkins è la responsabile del primo negozio che ho aperto a Londra.

È preparatissima, capace e lavora con me da molti anni, ormai.

Dovendo aprire il mio primo punto vendita negli Stati Uniti, le ho proposto di allontanarsi per un anno da Londra e venire qui a dirigerlo fino a che tutti gli ingranaggi non saranno ben oliati.

Gwendolyn non ha ancora famiglia e non è neppure fidanzata, quindi ha accettato subito la mia proposta di trascorrere un anno negli States.

So di aver bisogno di lei per far sì che il negozio sia un successo, tra le altre cose sono troppo occupato per prendere parte alle selezioni del personale per il punto vendita e di lei mi fido ciecamente. Selezionerà solo commesse perfette, esperte di moda e in grado di lavorare in un negozio come il mio.

Risponde al primo squillo.

«Buongiorno, Gwendolyn, sei già in negozio?», domando spostandomi davanti all'ampia vetrata.

«Sì, sono appena entrata, signor Holt», replica con tono efficiente.

«Bene, che te ne pare?», indago curioso di avere la sua opinione.

È la prima volta che lo vede dal vivo e voglio conoscere le sue impressioni a caldo.

«È incredibile, non ho mai visto niente del genere», è il suo commento estasiato.

Ho osato con l'arredamento e la disposizione delle merci, lo so. Il mio obiettivo, però, è di lasciare un segno immediato nella clientela, di distinguermi. Se avessi adottato uno stile classico lo avrebbero trovato simile a quello dei miei concorrenti, non sarebbe rimasto loro impresso.

«Sono felice di sentirtelo dire», rispondo spostando lo sguardo sui grattacieli che incorniciano il panorama di Manhattan. «Sei pronta a iniziare le selezioni?», domando poi.

«Sì, ho già predisposto tutto per l'annuncio di lavoro. Sarà pubblicato sui migliori quotidiani nell'apposita rubrica. Posso chiedere come mai non ci siamo avvalsi di agenzie di lavoro? Avrebbero potuto fare delle preselezioni», osserva intelligentemente Gwendolyn.

«Più persone sanno e più c'è il rischio che la voce circoli. Desidero che le ragazze non si presentino al colloquio già preparate da qualche amica che lavora in agenzia. Voglio la tua genuina impressione su di loro al primo impatto, cerchiamo di non ritrovarci tra i piedi delle incapaci. Il lancio è tutto», le spiego la mia idea.

«Certo, tutto chiaro», approva lei.

Sento dei rumori in sottofondo, immagino stia sistemando l'ufficio che le ho riservato.

Quando la saluto, sono certo che svolgerà un ottimo lavoro, come sempre d'altra parte.

Informo anche Kiljan che solleva il pollice in segno di approvazione.

Subito dopo mi dedico alla mia agenda.

Ho diversi appuntamenti questa settimana. L'agente immobiliare incaricato di vendere la casa di famiglia qui a New York mi ha informato di aver già trovato un acquirente. È una vera fortuna, anche perché non intendo metterci piede né interessarmene ulteriormente, voglio solo vedere i soldi della vendita accreditati sul mio conto corrente.

Dovrò andare da un consulente finanziario per i miei investimenti negli States, visionare alcuni magazzini che mi interessa affittare per stoccare le merci per la Amy Clark qui a New York, per la manovalanza manterrò tutti gli stabilimenti di mio padre, sarà cambiata solo l'insegna.

Dopo essermi assicurato per l'ennesima volta che tutti gli orari dei miei appuntamenti siano perfettamente collocati, tiro un sospiro di sollievo, ma è di breve durata.

Improvvisamente, dalla porta che collega il mio ufficio con quello della ex segretaria di mio padre, arrivano dei rumori congiuntamente a voci femminili piuttosto concitate.

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