Capitolo 6 - Sconcerto

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Scelgo l'azione. Rompo ogni indugio.

«Pam, togliti dai piedi, per favore. Non voglio farti male.» Cerco di liberarmi dalla presa sul polso da parte della segretaria.

Pam sembra decisa a trattenermi, ma io non voglio assolutamente saperne.

«Alexis, ho detto che non puoi entrare», insiste lei rafforzando la stretta.

«Levami le mani di dosso!», sbotto strattonando il braccio.

«Alexis!», urla il mio nome mentre la spintono per scrollarla via.

«Piantala, dai, lasciami entrare!», esclamo al colmo dell'irritazione per la sua insistenza.

Non comprendo perché stia facendo la segretaria devota per questo idiota.

Pam pare non avere intenzione alcuna di farsi da parte, nonostante tutti i miei sforzi mi sta addosso come una cozza attaccata allo scoglio.

"A mali estremi...", penso tra me fissando gli stiletti da almeno dodici centimetri che porta ai piedi.

Miro a uno di quei tacchi assassini con la punta delle mie scarpe ottenendo il risultato sperato. Pam perde l'equilibrio ed è obbligata a lasciarmi andare per non finire per terra.

Va a sbattere contro l'angolo della scrivania imprecando mentre le si sfila dal piede una scarpa.

Approfittando del suo impedimento marcio dritta verso la porta e la spalanco senza nemmeno bussare.

Due teste si voltano contemporaneamente nella mia direzione e niente, davvero niente avrebbe potuto prepararmi a posare lo sguardo su chi mi ritrovo davanti.

L'idiota di ieri sera e Zackary Holt sono la stessa persona.

Ecco perché la mia impulsività ha superato il livello di guardia, si vede che ho percepito la sua aura da stronzo fin dal piano di sotto!

«Tu?», urliamo all'unisono.

Con la coda dell'occhio do uno sguardo all'altro uomo. Lo riconosco per quello che ci ha presentato come Kiljan ieri sera.

Zack inspira con forza dal naso.

«Che cosa ci fai qui?», domanda infilandosi le mani in tasca.

«Lei è Alexis, la responsabile del reparto vendite», precisa Pam indicandomi.

Zack inarca un sopracciglio fissandomi dall'alto in basso.

"Alla luce del giorno è ancora più bello di ieri sera, maledizione!", mi sfugge il pensiero prima che abbia il tempo di controllarlo.

I lunghi capelli chiari, sotto i raggi del sole, sembrano quasi brillare mentre i suoi occhi azzurri mi squadrano con disappunto.

«Non che io abbia mai condiviso le scelte di mio padre, ma assumere addirittura delle psicopatiche... Ecco perché quest'azienda merita di essere chiusa, Kiljan. Vedi, avevo ragione», dice in tono sarcastico rivolgendosi al suo amico.

«Ehi, idiota! Sono qui, parla con me!», richiamo la sua attenzione ancora più irritata all'idea di averlo trovato attraente un secondo fa.

«Vi... vi conoscete?», domanda Pam con l'espressione di una che vorrebbe essere ovunque tranne qui.

«Ho avuto il dispiacere di conoscerla ieri sera», risponde Zack voltandosi verso di lei.

«Sono io che ho avuto il dispiacere di sentirlo strofinarsi sul mio sedere mentre stavo ballando e non avevo nemmeno idea della sua stupida esistenza fino a quando non ha deciso di rompermi le palle», chiarisco.

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