Iktsuarpok.

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IKTSUARPOK= Quando si aspetta qualcuno e non si riesce a smettere di controllare se sta arrivando.

Capitolo cinque.

7 febbraio, 2017.
7 a.m.

THIRD PERSON'S POV

Aprì la porta, come se quella fosse casa sua, ma si fermò a metà sentendo le urla disumane che provenivano dalla stanza; così si allarmò, e si sporse per vedere cosa stesse accadendo.

Un corpo, ormai, inerme giaceva a terra e il sangue decorava il pavimento di marmo grigio, donandogli una sensazione repellente. Le urla non erano della giovane donna senza vita, ma del ragazzo accanto il corpo storpiato che prima rappresentava tutta la sua esistenza. Non faceva altro che dimenarsi contro l'uomo che la colpiva ininterrottamente nel petto: non riusciva fermarlo. Basta, avrebbe voluto sbraitare, non ti ha fatto nulla di male.

Le lacrime si mischiavano al sangue sul suo volto; e si buttò a capofitto su colui che stava massacrando la rossa per divertimento.

Lei avrebbe urlato, se solo ne avesse avuto il coraggio. Ma si limitò a spalancare gli occhi e a piangere silenziosamente, mentre la sua migliore amica veniva ancora, ancora e ancora accoltellata da quel pazzo.
La stava ancora colpendo come se fosse il suo giocattolo preferito, e lei avrebbe voluto fermarlo; ma non ci riuscì.

Poi, fissò lo sguardo sul volto angelico della sua migliore amica, macchiato dal suo stesso sangue, e le parve di vedere anche l'ultimo granello di vita, volare dai suoi occhi come se spiccasse il volo per la prima volta. Quell'uomo le stava massacrando il petto, ma sembrava non averne abbastanza: tant'è che si spostò sul ventre. La donna aveva gli occhi aperti, rivolti proprio verso di lei. La guardona. Sembrava che volesse dirle che era colpa sua, ma lei, sapeva la verità: non poteva esserlo. Anzi, non avrebbe dovuto essere nemmeno lì quel giorno.

Così distolse lo sguardo e lo piantò sul sorriso malefico dell'assassino che si stava divertendo a togliere la vita della sua migliore amica, ed a squarciare il suo corpo come se non valesse nulla.
I suoi occhi erano aperti, più del normale, mentre del sangue schizzava sul suo volto. Dalla sua bocca usciva una sonora risata che le fece venire i brividi.
Era spaventoso.

Per questo non riuscì a trattenere un singhiozzo. E forse, non avrebbe dovuto farlo.

E poi, Soon Ri, si svegliò.

Si mise a sedere, con il fiato corto e il cuore che le batteva a mille.
Delle calde lacrime bagnavano le sue gote, e la luce del sole la colpì in pieno viso, facendole chiudere più volte gli occhi.

«Hai avuto un incubo?» quasi si scordò di avere un ospite a casa, e si fece prendere da un'ansia improvvisa, che venne attutita grazie alla voce calda di Jungkook. Inspiegabilmente era riuscita a calmarla.
Quest'ultimo si era svegliato a causa dei movimenti repentini della ragazza, che si muoveva nel letto come se fosse sotto il controllo del diavolo.
Si era spaventato.

«Si...sto bene» rispose la mora asciugandosi le lacrime, e tirando su col naso.
Jungkook non riuscì a tenere le mani a posto, e accarezzò i capelli della ragazza, che le parve indifesa in quel momento.
Soon Ri, si spostò subito e andò in bagno per lavarsi la faccia e riprendersi da quell'incubo.

Nel frattempo Jungkook rimase congelato sul posto a causa della sua stupidaggine, e si accorse di avere una leggera delusione addosso. Dopodiché si stiracchiò e si guardò al piccolo specchio sul comodino: non era paradisiaco, ma di certo non era al massimo del suo splendore.
Arrossì quando vide la ragazza entrare in camera; sperava che non si fosse accorta del suo gesto.

•Panta rhei• // Jeon Jungkook //{Fanfiction Ita}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora