Kanyirninpa.

64 2 0
                                    

KANYIRNINPAAbbraccio protettivo.

Capitolo undici.

NAMJOON'S POV

«No, non l'ho visto» il tono preoccupato della donna di mezza età davanti a noi, ci fece sospirare. Il mio stato d'animo era cambiato molto nel corso del tempo; quando eravamo andati via da casa di Yoongi, avevo cercato di mantenere la calma, pensando che Jungkook fosse a casa sua, godendosi un po' di riposo, ma subito dopo avevo riflettuto sul fatto che non ci avesse informato su nulla. Era successo qualcosa. Questo era sicuro. Il fatto che non si sia fatto sentire, mi mandava il cervello a puttane.

«Perché me lo chiedete? Sta bene?»chiese Catherine, assumendo un'espressione ancora più preoccupata. Una cosa che sicuramente non volevo in quel momento, era un altro problema: di conseguenza mostrai il mio sorriso più sincero e rassicurante, in direzione della donna dai capelli biondi consumati dalle tinte.

«Si, certo! Starà dormendo, sa' com'è Jungkook. In ogni caso appena lo vedremo, la faremo salutare. Noi andiamo, grazie lo stesso.» dissi, prima di dare le spalle alla donna e dirigermi a passo svelto verso l'appartamento del più piccolo, seguito da Taehyung.

«Lo sapevo, cazzo! Tae, sei contento ora?» esclamai, appena fui certo che la vicina del maknae fosse rincasata. Il moro aveva insistito nel chiedere informazioni a Catherine, poiché avevamo passato una buona decina di minuti a bussare e a suonare il campanello di casa di Jungkook, e nonostante mi fossi opposto più volte a questa stupida proposta: alla fine avevo mollato.

«Certo che no! Ma se non l'avessimo fatto avremmo continuato ad aspettare che Jungkook ci aprisse la porta, o che miracolosamente tornasse a casa. Quindi, sarebbe stato meglio stare con le mani in mano hyung?» rispose il minore, appoggiandosi alla porta di casa del maknae. Mi infastidiva il fatto che nonostante tutto, non potevo dargli torto. Era stata una scelta sbagliata, ma avevamo fatto qualcosa.

«Hai ragione, scusami» dissi, sinceramente dispiaciuto per come mi ero rivolto a Taehyung.

«Ma ora si fa come dico io» continuai, prendendo una graffetta dalla tasca dei miei pantaloni: grazie a mio padre, avevo imparato a scassinare ogni tipo di serratura. Quando giocavamo a nascondino, mi chiudevo a chiave in una stanza e come sempre, lui riusciva ad aprirla con una semplice graffetta. Questa mia azione fu accompagnata da un pesante respiro da parte di Taehyung. Poco prima avevamo discusso delle mie possibili proposte per aprire la porta, tra cui vi era l'opzione di scassinarla, ma il moro aveva subito scartato ogni mia idea. Pensava che probabilmente, Jungkook, non si sarebbe sentito a suo agio sapendo che eravamo entrati in casa sua, senza il suo permesso. Nonostante avesse provato a fermarmi all'inizio, sapevo che stesse morendo di preoccupazione.

«Va bene, fa' come vuoi hyung» dichiarò infine Taehyung, spostandosi dalla porta per posizionarsi accanto a me. Storpiai con molta facilità la graffetta e mi abbassai all'altezza della serratura, per poi inserirla in essa: non ci misi neanche molto. Di fatto, poco dopo, sentii un 'click' e posai la mano sul pomello della porta, applicando una leggera forza che si rivelò fondamentale per rivelare l'appartamento di Jungkook, completamente buio.

Guardai sottecchi Taehyung; il suo volto era dipinto della solita espressione neutra che gli apparteneva, ma i suoi occhi parlavano chiaro...non vedeva l'ora di ritrovare Kookie. Ci addentrammo nel buio, che mi portò una strana sensazione addosso: accesi la luce e avanzai verso il salone. Sembrava tutto perfettamente sistemato, e non vi era nessun segno di infrazione. Ricordavo, però, che Jungkook fossr dovuto scappare a casa perché Catherine lo aveva chiamato sostenendo di sentire un odore sgradevole di bruciato. Ma, a meno che il corvino non avesse trovato la fonte di quel problema, in quell'appartamento non vi era nulla di abbrustolito; così mi diressi verso la camera da letto del maknae.

•Panta rhei• // Jeon Jungkook //{Fanfiction Ita}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora